“All’autotrasporto servono regole per rimanere nel perimetro della legalità”. Anna Vita Manigrasso, presidente di Assotir non usa giri di parole durante la relazione di apertura dell’evento “Filiera Logistica: dare valore all’Autotrasporto” organizzato in occasione dei 20 anni dell’associazione che si è svolto questa mattina in una cornice istituzionale molto importante come la Sala Regina di Montecitorio alla presenza di molti deputati dei diversi schieramenti. Un video messaggio del ministro Salvini ha assicurato anche la presenza del Governo e rassicurato l’autotrasporto su un tema che sta molto a cuore, ovvero quello degli incentivi per il rinnovo del parco mezzi. “Sono imminenti i 600 milioni di euro per il rinnovo dei mezzi che arrivano dopo i 12 già concessi alla categoria”, ha detto Salvini ricordando anche “i risultati incoraggianti” del nuovo Codice della Strada varato a dicembre 2024 e le tante opere infrastrutturali su cui sta puntando l’esecutivo.
Regole per rimanere nella legalità
“Quello che chiediamo oggi – ha ribadito Claudio Donati, Segretario Generale di Assotir – sono regole. Regole che diano disciplina al mercato del trasporto, in modo che la competizione tra le imprese avvenga all’interno del perimetro della legalità e della sicurezza, in un quadro di piena trasparenza. L’intermediazione oggi vale almeno 4-5 miliardi di euro, sui 60 miliardi complessivi che muove il settore dei trasporti. Per questo chiediamo che chi vuole esercitare questa professione debba disporre di un organico e di un parco mezzi proporzionato all’attività che svolge. E chiediamo di introdurre o reintrodurre un meccanismo di tracciabilità delle merci. Perché è assurdo che in un mondo in cui si traccia tutto – le ore di sosta, di guida, il carburante consumato, i pedaggi- l’unica cosa che non viene tracciata siano i passaggi tra i vari soggetti della filiera” ha concluso Donati.

Sul fronte delle regole è intervenuto Salvatore Deidda in qualità di presidente della Commissione Trasporti della Camera toccando uno dei temi che sta agitando la categoria in questi giorni, ovvero l’applicazione delle nuove norme sui tempi di attesa al carico e scarico contenute nel Dl Infrastrutture (leggi il dibattito su Uomini e Trasporti). “Quella norma – ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia – va applicata. Terminalisti e caricatori ci stanno chiedendo di cambiarla, ma invece va rispettata, anzi auspico un patto tra autotrasportatori e armatori e mondo portuale”.
Vettori sotto ricatto
L’applicazione delle norme risulta però difficile a causa “della disparità di forze in campo – ribadisce Manigrasso – che, spesso si traduce in condizioni di ricatto per il vettore, si rischia di produrre norme, in punta di diritto, ineccepibili, ma che, semplicemente, il trasportatore non è in grado di usare”. Assotir, nata venti anni fa per tutelare i piccoli autotrasportatori dopo l’abolizione delle tariffe a forcella, oggi rappresenta 3.300 imprese, e punta il dito in primis contro il gigantismo di molte realtà che, pur con pochi mezzi, sono in grado di sviluppare fatturati importanti utilizzando intermediazioni e subappalti. Per questo chiede il recepimento del Regolamento Ue 1055 che lega il fatturato ai veicoli posseduti. “In Italia, ancora oggi, anche avendo un solo camion si possono fare contratti di trasporto milionari, salvo poi darli in subvezione – afferma la Presidente di Assotir – il contrasto all’eccesso di intermediazione è fondamentale in questa fase storica in cui il mercato si sta concentrando nelle mani di colossi imprenditoriali, spesso multinazionali. Questa battaglia ha un valore strategico, perché rappresenta un solido antidoto contro l’azione sistematica di destrutturazione dell’imprenditoria di media e piccola dimensione”. L’iter di recepimento del Regolamento subito diverse battute d’arresto: gli ultimi due governi hanno fatto scadere le deleghe, mentre l’attuale esecutivo, grazie anche al confronto con le associazioni di categoria, ha definito una bozza che però è ferma da due anni, ma dovrebbe completato entro 18 mesi, cioè entro la fine del 2026 per non decadere di nuovo.
Responsabilità di filiera, questa sconosciuta

Anche Massimo Campailla, docente di Diritto della Navigazione e dei Trasporti all’Università di Trieste ha riconosciuto che “le aziende di autotrasporto non hanno lo stesso potere contrattuale rispetto ai committenti”. Tuttavia, nell’impalcato normativo di oggi – secondo l’esperto – servirebbero pochissime modifiche per rendere le norme più cogenti e utili al settore. In primis, secondo Campailla, la responsabilità condivisa, introdotta dal Dlgs 286 del 2005 (anche il decreto compie 20 anni) sarebbe di difficile applicazione per mancanza di strumenti in grado di tracciare la filiera e contrastare la subvezione. “Oggi abbiamo la tecnologia che ci permette – ha detto Campailla – di reintrodurre la scheda di trasporto abolita perché considerata un intralcio burocratico per le aziende. In realtà, era l’unico strumento che ci consentiva di risalire la filiera”. Inoltre, il docente di diritto ha ricordato un altro aspetto dei rapporti tra committente e vettore. “Le legge è contro la filiera troppo lunga, consentendo un solo passaggio di subvezione, ma non prevede sanzioni che possono essere solo di natura privatistica”. La proposta è quella di considerare l’abuso di subvezione come trasporto abusivo per cui sono previste sanzioni certe. Infine, Campailla è tornato sulle norme per l’attesa al carico, ribadendo l’interpretazione – già pubblicata in un articolo su Uomini e Trasporti – per cui la nuova formulazione introdotta con il Dl Infrastrutture non sarebbe imperativa, ma derogabile con accordi tra le parti.