Si scrive «accisa», ma si legge «imposta». Quella per la precisione applicata sull’acquisto di carburanti. Che in Italia – cosa nota a chi per lavora su strada – è estremamente alta. Rispetto al gasolio, se a questa voce si aggiunge anche quella dell’Iva (sempre di imposte si tratta) siamo a oltre il 55%. In Europa, l’Olanda va addirittura oltre, ma la media non arriva al 48%. Sulla base di questa situazione CNA Fita si è presentata la scorsa settimana in un’audizione alla Commissione attività produttive della Camera dei deputati e ha avanzata una serie di proposte puntuali per cercare di contenere questo balzello gravoso per chi trasporta merci. In particolare l’elenco di proposte contempla:
- ridurre l’attuale accisa quantifica al 37% per portarla al di sotto della media europea e ancora più in basso per chi acquista veicoli a basso o ancora meglio nullo impatto ambientale;
- ampliare la platea dei destinatari del rimborso aprendo le porte anche a coloro che lavorano con veicoli sotto le 7,5 tonnellate;
- consentire alle aziende di autotrasporto di compensare il rimborso dell’accisa a partire dal giorno successivo alla presentazione della domanda, senza dover attendere invece i 60 giorni attualmente previsti dal regolamento sulla disciplina all’agevolazione fiscale a favore degli operatori delle attività di trasporto merci;
- utilizzare le associazioni di categoria e il Comitato centrale per l’Albo nelle attività di monitoraggio e lotta alla speculazione sui prezzi dei carburanti.