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Effetto Omicron: le associazioni internazionali dei trasporti preoccupate per le nuove restrizioni

Le conseguenze della nuova variante rischiano di abbattersi sull'autotrasporto mettendo a rischio, ancora una volta, le catene di approvvigionamento, con i governi che cambiano in maniera affrettata (e frammentata) le regole che interessano i lavoratori dei trasporti transfrontalieri. La denuncia di IRU: «I camionisti sono di nuovo presi nel mezzo e pagano un prezzo pesante semplicemente facendo il loro lavoro per mantenere funzionanti le catene di approvvigionamento globali. Loro, e tutti noi che ci affidiamo al loro servizio, meritiamo molto di meglio"

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Come se già non fosse preso da gravosi problemi, dal rincaro vertiginoso di carburanti alla carenza di autisti fino al ricambio generazionale praticamente assente, l’autotrasporto rischia di imboccare nuovamente il tunnel più buio della pandemia, un tunnel già percorso, con notevoli affanni, durante i mesi più critici del 2020. Da quando infatti una settimana fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha designato il nuovo ceppo Omicron di COVID-19 come «variante di preoccupazione», almeno 56 Paesi in tutto il mondo hanno reimposto vari gradi di restrizioni di viaggio.

Per non mettere a rischio (ancora una volta) la catena di approvvigionamento, le organizzazioni e i sindacati internazionali dei trasporti hanno chiesto ai Governi di non imporre nuove restrizioni per fronteggiare la variante Omicron. Tale richiesta è stata resa nota nel nostro Paese attraverso Confetra (Confederazione Italiana Armatori), che cita un comunicato di ICS (International Chamber of Shipping) in cui viene sottolineato come «le reazioni istintive dei leader mondiali alla variante Omicron stiano mettendo i lavoratori dei trasporti e la catena di approvvigionamento globale a rischio di collasso».

Il timore di un nuovo picco di crisi

Nel comunicato si fa riferimento alle principali sigle del trasporto mondiale: IATA, International Air Transport Association, ICS, International Chamber of Shipping, IRU, International Road Transport Union, e ITF, International Transport Workers’ Federation. Tutte unite nello spronare i Governi a non reimporre restrizioni alle frontiere che limitano ulteriormente la libertà di circolazione dei lavoratori dei trasporti internazionali, invitando a «imparare dalle lezioni degli ultimi due anni».

La richiesta, più nel dettaglio, è quella di «mettere fine a un approccio affrettato e frammentato alle regole di viaggio da parte dei governi». Gli stessi governi vengono inoltre fortemente criticati per il fatto di aver rinnegato i chiari passi fissati dai leader mondiali lo scorso settembre per:

● Garantire la libera e sicura circolazione dei lavoratori dei trasporti

● Dare priorità ai lavoratori dei trasporti per ricevere vaccini riconosciuti dall’OMS

● Adottare protocolli di viaggio e sanitari duraturi sviluppati dall’industria per marittimi, conducenti e equipaggio aereo, come approvato da OMS, ILO, IMO e ICAO

● Creare certificati e processi di vaccinazione armonizzati a livello globale, digitali e reciprocamente riconosciuti per dimostrare le credenziali sanitarie (compreso lo stato di vaccinazione e i risultati dei test COVID-19), che sono fondamentali per garantire che i lavoratori dei trasporti possano attraversare i confini internazionali.

● Aumentare l’offerta globale di vaccini con tutti i mezzi a nostra disposizione al fine di accelerare la ripresa delle nostre industrie.

La storia si ripete

Umberto de Pretto, Segretario Generale dell’IRU, ha dichiarato: «Ancora una volta, la storia del COVID si sta ripetendo con i governi che cambiano unilateralmente centinaia di regole che interessano i lavoratori dei trasporti transfrontalieri nel giro di poche ore. I camionisti sono di nuovo presi nel mezzo e pagano un prezzo pesante semplicemente facendo il loro lavoro per mantenere funzionanti le catene di approvvigionamento globali. Loro, e tutti noi che ci affidiamo al loro servizio, meritiamo molto di meglio»

Lunedì 6 dicembre è previsto un incontro sulla nuova crisi con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) per discutere le raccomandazioni e l’impatto che i divieti di viaggio e altre restrizioni in risposta alla variante Omicron avranno sui lavoratori dei trasporti e sulla catena di approvvigionamento.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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