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La Spagna lavora per anticipare la pensione agli autisti

Il governo socialista di Pedro Sanchez perde le elezioni a vantaggio del partito Popolare, ma con uno scarto che non giustifica la messa in crisi dell’esecutivo. Così può continuare l’iter proposto dai sindacati di sinistra di modificare la normativa che fissa l’età pensionabile a 67 anni, concedendo deroghe analoghe a quelle già previste per il trasporto ferroviario e aereo

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In molti paesi europei, Francia in testa, le elezioni europee hanno rappresentato un autentico scossone. In Italia le cose non sono andate così, come nemmeno in Spagna. Qui il governo guidato dal socialista Pedro Sanchez è stato scavalcato di misura dal partito Popolare (30,1% rispetto al 34,2%) o comunque non abbastanza per mettere in crisi l’esecutivo. E questa è una notizia che rinfranca quel fronte sindacale dell’autotrasporto, legato in particolare alla sinistra di governo, che si sta mobilitando per ottenere una modifica della normativa pensionistica. In particolare, sono due formazioni sindacali, la Unión General de Trabajadores (UGT) legata al partito socialista e la Comisiones Obreraas (CCOO) vicina alla sinistra radicale a organizzare mobilitazioni di piazza e a minacciare – se inascoltati – uno sciopero generale del settore. 

Queste sigle sindacali chiedono in particolare che ai lavoratori dell’autotrasporto si applichino gli stessi benefici previsti per il trasporto ferroviario e aereo, settori in cui si può anticipare l’età pensionabile fissata dal 2011 a 67 anni. Anche perché – sostengono le due organizzazioni – «non è sicuro né per i conducenti né per il resto degli utenti delle strade pubbliche che una persona di 65 o 67 anni sia al volante di un veicolo per più di otto ore ogni giorno, sottoposta a ritmi di lavoro stressanti, a incidenti creati dalla circolazione e, in definitiva, a condizioni di lavoro pericolose». Tutti questo perché l’’età rappresenta un fattore determinante nella perdita o nella diminuzione delle capacità cognitive e sensoriali, a partire dalla vista e dall’udito. Ecco perché, nella visione di UGT e di CCOO «se non vengono prese misure, gli incidenti mortali continueranno ad aumentare, in quanto la maggioranza di chi guida ha più di 50 anni, e questo si traduce in una maggiore probabilità di provocare incidenti a causa di mancanza di sonno, malattie, mancanza di riflessi, affaticamento, ecc.». Prova ne sia che, stando alle statistiche, il tasso di incidentalità provocato dagli autisti over 55 è tre volte superiore a quello di autisti di età inferiore.

Peraltro, un cambio della normativa – sostengono i sindacati – sarebbe utile al ricambio generazionale nel settore, visto che mancano giovani conducenti capaci di prendere il posto di quelli attualmente in attività. In pratica, l’argomento sindacale è che un prepensionamento degli autisti contribuirebbe a fornire dignità alla professione e ad attirare anche giovani nel settore.

Il governo finora ha prestato attenzione alla richiesta. Il ministro dell’inclusione, della sicurezza sociale e delle migrazioni, Elma Saiz, ha attivato l’iter normativo, per elaborare e definire una nuova normativa mirata all’anticipo pensionistico. «Siamo fortemente consapevoli della necessità di ricorrere a indicatori oggettivi per determinare il pensionamento anticipato a causa dell’attività professionale. Lo stiamo facendo con un calendario che punta a raggiungere il maggior consenso possibile tra coloro che renderanno effettivo il rispetto dell’accordo una volta raggiunto», ha detto il ministro parlando davanti al Parlamento. Lo stesso governo ha presentato un testo per rinnovare il sistema pensionistico in Commissione Trasporti del Congresso già lo scorso aprile. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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