I criteri per calcolare le multe per i costruttori di veicoli che non raggiungono gli obblighi di riduzione della CO2 diventano più flessibili per chi produce vetture e veicoli commerciali leggeri, ma non cambiano per chi invece si occupa di camion e bus. È questa la decisione presa dal Parlamento europeo lo scorso 8 maggio – con 458 voti favorevoli, 101 contrari e 14 astensioni – che, raccogliendo l’invito della Commissione, mira a introdurre una modifica al regolamento 2023/85 per consentire alle case automobilistiche e di van di rispettare gli obblighi di riduzione delle emissioni da qui al 2027 facendo una media dell’intero triennio e non invece calcolando il dato per ogni singolo anno. La flessibilità, quindi, consiste nel poter compensare in un momento successivo eventuali eccessi registrati negli anni precedenti. Senza una tale modifica, invece, le case costruttrici avrebbero dovuto ridurre le emissioni di CO2 del 15% già nel 2025 e nei singoli anni seguenti rispetto a quelle registrate nel 2021. E se quindi le emissioni fossero andate oltre la media annuale dei 93,6 grammi di CO2/km scattava una multa di 95 euro per ogni grammo oltre tale soglia.
Un provvedimento che comunque era stato criticato dall’associazione Transport & Environment, giudicandolo «un regalo inutile all’industria automobilistica, proprio mentre le vendite di auto elettriche sono in forte crescita in Europa», e apprezzato invece da Acea, l’associazione dei costruttori di veicoli europei, perché introduce un principio di flessibilità utile «tenendo conto delle fluttuazioni nella domanda di mercato e dei cicli di produzione», seppure rimane necessaria «una strategia di decarbonizzazione a lungo termine che includa un maggior numero di stazioni di ricarica, incentivi all’acquisto e fiscali, prezzi dell’energia più equi».
Ma tutto questo, come detto, non vale per camion e bus. Un’esclusione che Pasquale Russo, Presidente di Conftrasporto-Confcommercio e Vicepresidente di Confcommercio, definisce «un nuovo errore legislativo dell’Europa». «Le politiche ambientali che impattano sugli operatori del trasporto – ha sottolineato Russo – si stanno rivelando sempre più miopi, con ripercussioni su tutta la filiera: dai costruttori agli operatori logistici. Dal nuovo Parlamento europeo ci saremmo aspettati una maggiore consapevolezza e un approccio più realista per il raggiungimento degli obiettivi al 2050 ma, contrariamente ai tanti annunci, si continua a ignorare il punto di vista degli operatori».
A complicare il quadro, secondo Russo, non è soltanto la prospettiva confermata delle multe ai costruttori, ma anche «il concreto rischio di introduzione di nuovi vincoli sulla composizione delle flotte aziendali, a carico delle imprese, nell’ambito dei processi di decarbonizzazione». Ecco perché a nome dell’associazione, Russo chiede «al Governo italiano e ai rappresentanti in sede europea di ascoltare il mondo produttivo e avviare un dialogo per correggere misure che, così formulate, non raggiungeranno i target ambientali ma faranno perdere competitività all’intero sistema economico».