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Ok del Parlamento UE sul Regolamento CO2, pro e contro

Mentre l'IRU accoglie favorevolmente il provvedimento destinato ai veicoli pesanti, ritenendo che alleggerisca gli obblighi di rendicontazione delle piccole e medie imprese (PMI), Federauto auspica che la nuova governance continentale sappia revisionare le normative sul processo di decarbonizzazione dei trasporti, adottando un approccio meno ideologico e più pragmatico

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L’odierna ratifica da parte del Parlamento europeo del Regolamento sulla CO2 per i veicoli pesanti (studio CountEmissions EU), che ha adottato il rapporto prodotto congiuntamente dalle Commissioni ambiente e trasporti dell’Unione, ha suscitato reazioni contrastanti nel mondo dell’automotive.

IRU: «Il regolamento allevia la rendicontazione delle PMI»

Secondo l’IRU-Unione internazionale dei trasporti su strada, che ha accolto con favore l’approvazione, il testo adottato «chiarisce le misure che le società di trasporto stradale dovrebbero intraprendere per comunicare le proprie emissioni di gas serra. Il voto conferma che solo le aziende che già segnalano o che sono legalmente obbligate a farlo dovrebbero attenersi alle disposizioni previste dal regolamento».

L’Unione ritiene che il documento contenga adeguamenti pratici per alleggerire gli obblighi di rendicontazione delle piccole e medie imprese (PMI) e promuovere un’applicazione equa e uniforme del regolamento in tutte le modalità di trasporto.

L’associazione riassume poi i principali punti salienti della posizione del Parlamento europeo e cioè:

  • il riconoscimento delle specificità del settore: «Il testo adottato consente alle PMI subappaltate da aziende più grandi di utilizzare dati secondari ai fini di rendicontazione».
  • La flessibilità per le PMI: «Le PMI restano esentate dall’obbligo di verifica dei dati che generano, riducendo significativamente il loro carico amministrativo»;
  • La verifica e la chiarezza: «Le aziende che rientrano nel campo di applicazione del regolamento saranno sottoposte a una verifica annuale dei propri dati di output, offrendo loro una chiara aspettativa dei requisiti di conformità»;
  • La possibilità per le aziende di trasporto di fare riferimento ad altri database fino a quando non saranno istituiti i due database centrali UE per i valori predefiniti di intensità delle emissioni di gas serra e per i fattori predefiniti GHG (Greenhouse Gas, cioè i gas a effetto serra);

«Il Parlamento ha compreso la necessità di chiarire alcuni aspetti della proposta – ha detto Raluca Marian, direttrice dell’IRU per l’advocacy dell’UE – Ad esempio fissando scadenze concrete per la creazione dei due database UE, necessari per soddisfare la condizione per l’utilizzo dei dati secondari. Inoltre ha seguito il Consiglio nel confermare lo standard ISO 14083 come metodologia di riferimento. L’IRU è a favore di un approccio basato sull’intero ciclo di vita, poiché è più completo della metodologia Well-to-Wheel (dalla fonte alla ruota). Tuttavia, nel contesto normativo UE CountEmissions e data la sua complessità, questo dovrebbe essere considerato solo in una fase successiva e solamente se ciò avviene parallelamente allo standard ISO».

Artusi (Federauto): «La nuova governance dovrà migliorare i Regolamenti»

Molto più cauto il presidente di Federauto, Massimo Artusi. «La ratifica da parte del Parlamento europeo del Regolamento CO2 per i veicoli pesanti – ha affermato a Roma al convegno NGV Italy – nel testo uscito dall’accordo di Trilogo del febbraio scorso non è una battaglia vinta dai sostenitori della trazione elettrica come unico vettore energetico, né una sconfitta irrimediabile di quelli del mix di alimentazioni carbon neutral, come i biofuel. Si tratta solo del passo d’addio di una legislatura che ha vissuto con tormento – manifestatosi in defezioni e cambi di maggioranza – una partenza sotto le bandiere dell’ideologia, poi ammainate una alla volta sotto il peso della realtà».

Secondo Artusi «la componente più ideologizzata del Parlamento ha dovuto accordare concessioni a quella più pragmatica sia con la verifica a cui sottoporre fra tre anni le norme appena approvate, anche alla luce dei progressi scientifici raggiunti, sia con altri atti normativi che definiscono carbon neutral i biocarburanti (la Direttiva RED III) o che introducono come metodo per il calcolo della CO2 quel ciclo Well-to-Wheel (dalla fonte alla ruota), nel quale l’alimentazione elettrica è più climalterante dei carburanti bio o sintetici (direttiva Count Emission del Pacchetto Mobilità)».

Per Federauto è venuto fuori «un pasticcio normativo, che ingenera confusione e frena la priorità di ridurre da oggi l’impatto ambientale per inseguire domani più da vicino la neutralità carbonica».

Artusi chiede quindi al prossimo Parlamento europeo tre cose:

  • la coerenza normativa nella decarbonizzazione rispetto ai parametri definiti dalla Direttiva RED III;
  • la pluralità tecnologica nei processi di decarbonizzazione, «definendo l’obiettivo, ma lasciando ai singoli Paesi la scelta della tecnologia per raggiungerli»;
  • una diversificazione dei vettori energetici «che consenta, accanto all’elettrico, l’uso dei biocarburanti carbon neutral e dell’idrogeno verde».

«Ci auguriamo – ha concluso Artusi – che la nuova governance che scaturirà dalle elezioni europee del prossimo giugno sappia revisionare i Regolamenti sul processo di decarbonizzazione dei trasporti, adottando un approccio meno ideologico, e sappia cogliere i nostri suggerimenti, più vicini ai desideri e ai bisogni dei cittadini».

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