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Bortolan (Geodis): «Torniamo all’attacco del mercato in Italia. Chimica, farmaceutico, elettrodomestici e difesa tra le priorità»

La strategia si chiama One Face, ovvero presentarsi ai clienti come unico interlocutore per la gestione della logistica e dei trasporti per raggiungere qualsiasi destinazione. È questo il principio alla base del nuovo piano industriale che Maurizio Bortolan, Managing Director di Geodis in Italia dal 1° ottobre scorso, sta sviluppando per dare concretezza al mandato dell’azionista francese che fa capo a SNCF: “Rafforzare ulteriormente la presenza sul mercato italiano”. In altre parole, tornare a correre, a crescere. Nel rispetto della sostenibilità economica, ambientale e sociale.

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“Geodis è tornata in campo. Vuole ricominciare a crescere in Italia”. È questo il messaggio che Maurizio Bortolan, lancia in questa intervista a Uomini e Trasporti, la prima da quando il 1° ottobre scorso ha preso il timone della controllata italiana del gruppo internazionale che fa capo al colosso ferroviario francese SNCF. Bortolan, forte di un’esperienza manageriale maturata in contesti di primo piano della logistica nazionale e internazionale come Ceva, Number 1, Maersk e BRT, sta lavorando al nuovo piano industriale che, secondo le anticipazioni, sta nascendo sotto il segno di una crescita sostenibile e punterà in particolare su quattro pilastri: la chimica con lo stoccaggio e il trasporto di merci pericolose, il mondo degli elettrodomestici, la difesa e l’industria militare e il farmaceutico facendo leva su un parco di fornitori con standard di qualità elevati e rapporti consolidati. Mentre il green passa attraverso i biocarburanti con l’uso dell’HVO e la tecnologia aiuta la sostenibilità sociale con una particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro e alla guida dei mezzi. 

Da quale situazione parte il nuovo piano industriale di Geodis?

In Italia Geodis ha tre linee di business: Contract Logistics per la gestione dei magazzini e della distribuzione, Road Transport che si occupa di trasporti intermodali e via gomma, anche internazionali e Freight Forwarding, che svolge l’attività di freight per trasporti internazionali via aereo e mare. Stiamo parlando di fatturato di circa 400 milioni di euro nel 2024 e di circa 1.500 dipendenti diretti, più tutti quelli indiretti. In realtà, il gruppo Geodis è molto più grande, supera abbondantemente i 12 miliardi di euro di fatturato ed è presente in 170 paesi nel mondo. A sua volta fa capo a SNCF, le ferrovie francesi, una realtà ancora più grande che occupa in tutto 290.000 persone.  Questo per inquadrare Geodis in Italia. 

Lei è stato chiamato al vertice di Geodis per “rafforzare ulteriormente la posizione nel mercato italiano”. In che senso?

Sostanzialmente dopo 2-3 anni di ripensamento strategico e di riorganizzazione, che ha toccato in particolare la Contract Logistics, oggi Geodis vuole tornare all’attacco. Siamo pronti a ricominciare a correre e a crescere in modo sostenibile all’interno della logistica italiana. La logica di base è quella che a livello internazionale chiamiamo “One Face”, ovvero un unico interlocutore integrato e globale per tutte le necessità del cliente sulle tre linee di business che effettivamente fanno attività differenti, ma che possono essere integrate. 

Quale è il mercato a cui vi rivolgete?

Stiamo ridisegnando il nuovo piano industriale. In questo momento non posso dire molto, ma posso anticipare che sicuramente faremo leva sugli attuali quattro punti di forza che oggi agiscono in Italia. Si tratta dei quattro settori più strategici per Geodis Italia. In primis, la chimica, dove abbiamo già una presenza molto importante, con magazzini per lo stoccaggio di merci pericolose e trasporto di prodotti chimici e gas. Andremo a sviluppare ulteriormente questi poli dedicati che presentano attenzioni particolari per prodotti che richiedono maggiore sicurezza. In questo settore siamo presenti anche nel road transport con una flotta di più di 70 mezzi per il trasporto anche in cisterna. Il secondo settore è il mondo del bianco, degli elettrodomestici. Abbiamo già un polo a Castel San Giovanni che è il polo del bianco più grande d’Italia e ha un network distributivo molto evoluto. 

Come avviene il trasporto degli elettrodomestici?

Tutto via camion sul territorio nazionale. Il terzo settore su cui punteremo è quello della difesa e dell’aerospazio in cui siamo già leader in Italia, in particolare con una grossissima expertise a Roma dove gestiamo un cliente molto importante per la movimentazione a tutto campo, via camion, aereo e nave. L’ultimo ambito, che per noi è ancora in via di sviluppo, è il farmaceutico, dove vogliamo svilupparci molto nel freight forwarding e nel road transport. In questo momento stiamo ancora lavorando al piano industriale, successivamente andremo a raffinare ulteriormente le strategie.

Prima parlava di camion cisterna. Avete una flotta di proprietà?

Geodis in Italia è proprietaria del 20% dei mezzi, mentre l’80% è nella disponibilità dei nostri fornitori. In tutto abbiamo 150 camion di proprietà con un numero un po’ superiore di autisti dipendenti, in quanto alcuni servizi richiedono il doppio autista. 

Si è fatto un’idea sulle inchieste della Procura di Milano rispetto agli appalti nella logistica?

Posso dire che le indagini degli ultimi anni hanno sicuramente aumentato la sensibilità degli operatori sulla valutazione dei partner. Noi abbiamo dei sistemi molto rigidi che ci permettono di classificare i fornitori che selezioniamo in base a standard molto severi, anche etici e reputazionali. Questo rende impossibile lavorare con fornitori occasionali: tutti i nostri rapporti si stanno spostando verso rapporti di lunga durata. 

Quindi si va verso un consolidamento dei rapporti con i fornitori di trasporto?

Assolutamente sì.

Lo scorso aprile Geodis ha chiuso un polo logistico nel milanese. Ci sono altre situazioni a rischio? 

Il mondo dell’e-commerce è in fortissima evoluzione per cui dobbiamo seguire le esigenze dei clienti che cambiano di frequente. Il nostro compito è di adeguarci ai cambiamenti che ci vengono chiesti e di essere flessibili per gestire situazioni in evoluzione. 

Il vostro azionista è presente in Italia anche nel cargo ferroviario con Captrain. Ci sono delle sinergie?

In questo momento no. Anche se uno dei nostri obiettivi di sviluppo è nell’intermodale, in particolare per l’internazionale. La nostra crescita deve essere sostenibile. 

A proposito di green. Date indicazione ai fornitori sui mezzi e sulla tecnologia maggiormente sostenibile? 

Oggi abbiamo un numero elevato di mezzi a LNG, ma nell’ultimo periodo non ne abbiamo più acquisiti. A livello globale si punta molto sull’elettrico, in particolare in alcuni paesi europei, in Francia sicuramente moltissimo. Inoltre, stiamo investendo molto sull’HVO. In Italia, la strategia è quella di diversificare, tenendo molto in considerazione l’HVO. 

E la sostenibilità sociale?

Noi crediamo che ci siano tante sfumature su cui si possa lavorare. Sicuramente una importante, quando parliamo di trasporti è quella della sicurezza sul lavoro e sulla strada. Qui ci sono tecnologie che aiutano, come per esempio abbiamo fatto un grande investimento nelle dashcam che permettono di applicare l’intelligenza artificiale all’immagine per catturare comportamenti o eventi esterni che possono incidere sulla sicurezza al volante. Lavoriamo con una centrale operativa che riceve gli alert e avverte gli autisti nell’intento di prevenire incidenti e altre situazioni spiacevoli. 

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