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«Non voglio pagare»: la Catalogna dichiara guerra ai pedaggi

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Potenza della rete, certo. Ma anche esasperazione indotta dalla crisi, che porta a mal sopportare i sacrifici propri, percependoli (spesso a ragione) maggiori di quelli altrui. Si commenta così la clamorosa ondata di protesta scaturita sulle autostrade della Catalogna, la più ricca tra le regioni spagnole. Tutto è nato nella scorsa primavera quando un uomo qualunque – tale Josep Casadellà i Turon – esce dalla AP-7 e si rifiuta di pagare il pedaggio. Riprende il suo gesto con un video, che poi carica direttamente su YouTube. In neanche un mese lo vedono in 200.000. E tra questi in tanti hanno cominciato a fare altrettanto. A quel punto l’onda si è data un imperativo, lo slogan  #novullpagar («non voglio pagare» in catalano) e poi un sito internet di riferimento, la cui diffusione è stata favorita dai social network. Un’onda così imponente che anche i partiti politici indipendentisti si sono affrettati ad alimentarla.
All’origine del tutto non c’è soltanto il prezzo sempre maggiore dei pedaggi, ma anche le clamorose differenze fiscali che in Spagna si registrano tra regione e regione. Ogni catalano – si legge nel sito del movimento – paga mediamente 95 euro di pedaggio ogni anno; il resto degli spagnoli non supera i 30 euro.
Intanto, si cominciano a registrare i primi scontri tra i sostenitori del movimento e la polizia, al punto che il gruppo Abertis ha pensato di alzare una barriera per non far defluire il traffico lungo l’autostrada C-33.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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