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Tolti punti alla patente sbagliata: camionista rischia lavoro, ma il giudice gli dà ragione

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A volte basta poco, anche solo una semplice svista nel compilare un verbale, per rischiare di perdere il lavoro o di vedersi sospeso lo stipendio. Come riferito dal sito “La provincia di Cremona.it”, la disavventura è capitata a un autotrasportatore di Cremona, multato dai Carabinieri ad Ascoli Piceno perché guidava il camion senza cintura di sicurezza. I 5 punti dell’infrazione sono stati sottratti per sbaglio dalla patente B anziché dalla CE, quella che permette al conducente la conduzione europea di autoarticolati per trasporto. «I verbalizzanti – ha spiegato il legale del conducente, Erminio Mola – hanno erroneamente indicato nel verbale di contestazione il numeri della patente ordinaria, non accorgendosi della patente professionale e commettendo dunque un errore sostanziale”.

Fin qui nulla di irrimediabile. Senonché con quella decurtazione sulla patente B il camionista si era giocato il bonus dei 20 punti; la Motorizzazione Civile emana allora il provvedimento di revisione della patente e il camionista, oltre a doversi sottoporre a un nuovo esame di idoneità, rischia di conseguenza la sospensione della CE, indispensabile per poter lavorare. L’errore è evidente, per cui basterebbe che venisse corretto dalla stessa Motorizzazione Civile. Invece il trasportatore è costretto a presentare ricorso al giudice di pace.

Una situazione che diventa quindi drammatica. Il camionista è sposato e padre di due bambini e rappresenta l’unica fonte di reddito, con un guadagno mensile dai 1500 ai 1790 euro. Il provvedimento di revisione comporterebbe il fermo di alcuni mesi e il rischio-licenziamento o almeno la sospensione dello stipendio mensile fino al momento di eventuale reintegro, al momento dell’ottenimento della nuova patente.

Fortunatamente prevale il buon senso. Viene presentato ricorso al giudice di pace, ma già prima dell’udienza la prefettura di Ascoli ammette l’errore e ripristina i punti. Il giudice «dichiara cessata la materia del contendere», ma «dato atto dell’errore in cui è incorsa la Pubblica Amministrazione, emendato solo successivamente alla proposizione del ricorso», condanna la prefettura di Ascoli Piceno a rimborsare al camionista i 264 euro versati per l’iscrizione a ruolo della causa.

Tutto bene quel che finisce bene, ma dobbiamo purtroppo ancora puntare il dito sulla macchinosità infernale di una burocrazia rigida e ottusa che costringe persone oneste a sprecare soldi ed energie, fisiche e psichiche, per potersi vedere riconosciuti i propri diritti.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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