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Trevisani furioso, Giachino ottimista

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Volano sberle nel mondo dell’autotrasporto. Cesare Trevisani (foto a destra), vicepresidente Confindustria con delega alle infrastrutture, intervenendo all’Assemblea dell’Anita lo scorso 14 giugno, è apparso letteralmente furioso. Una frase chiarisce in maniera sintetica i sentimenti che lo animano: “i costi minimi di sicurezza – ha tuonato – sono un’aberrazione del mercato, sono la negazione dell’attività d’impresa perché pianificano tutti gli operatori su valori che, per quanto possano essere ben identificati da chiunque, penalizzano le imprese efficienti, che investono e vogliono crescere, e premiano quelle più inefficienti”.

Ma la cosa che veramente non è andata giù al rappresentante di Confindustria è stata la mancanza del numero legale nella riunione dell’Osservatorio dello scorso 10 giugno, ultima data utile per fissare dei costi alternativi a quelli espressi – secondo gli industriali in maniera troppo alta – dalle tabelle ministeriali: “l’aver costretto l’Osservatorio a non poter determinare i cosiddetti costi minimi della sicurezza – ha sentenziato – rappresenta uno dei passaggi più preoccupanti della travagliata ‘controriforma’ dell’autotrasporto, in atto ormai dal 2008, con una legge che ci riporta indietro di vent’anni”.
Poi, forse rendendosi conto di aver detto “troppo”, Trevisani ha cercato di chiarire che “la sicurezza è un bene di tutti e va rispettato da tutti i produttori di beni e servizi”; ma è suonata bizzarra la modalità con cui tale sicurezza andrebbe garantita: “lasciando margini sufficienti di negoziazione tra le parti nella stipula dei contratti scritti e sancendo, nei fatti, un principio di responsabilità del produttore”.

Il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino (foto a sinistra), non si è fatto scuotere. Si è detto ottimista sull’esito della trattativa, malgrado sia di per se stessa difficile in quanto raccoglie intorno a un tavolo “soggetti con ruoli, pesi e poteri diversi”. Ma l’obiettivo del sottosegretario rimane fermo: chiudere la partita e invertire la rotta dei finanziamenti alle imprese, perché – ha chiarito – “con la definizione dei costi minimi, l’autotrasporto sarà in grado di ottenere dal mercato risorse che prima non otteneva”. Ed ecco perché una volta a regime tale normativa, sarà possibile, “gradualmente, dal 2012, utilizzare le risorse per la politica industriale”.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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