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Autostrade. Cantieri a singhiozzo

È un serpente che si morde la coda: le infrastrutture vanno ripristinate per migliorare il traffico, ma per ripristinarle ci vogliono i cantieri che intralciano il traffico. E anche se la situazione migliora, i disagi continuano. Servirebbero la Gronda in Liguria e la terza corsia sull’Adriatica

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Un camionista lo sa. Peggio di un cantiere autostradale c’è solo una sequenza di cantieri autostradali, ora su una carreggiata, ora sull’altra, magari all’interno di una galleria, magari in mezzo al traffico automobilistico gonfiato dalla voglia d’estate e di mare e da un afflusso turistico senza precedenti. Non è solo una questione di tempo, di ritardi, di perdita di lavoro, ma un vero e proprio problema di sicurezza con quelle sterzate e controsterzate, talvolta improvvise, per il cambio di carreggiata, che rischiano di far ribaltare il veicolo, magari con la spinta di un vento che non manca mai sulle autostrade che costeggiano il mare.

Tempi di percorrenza decuplicati

Lo sa anche la società Autostrade per l’Italia che gestisce quasi la metà della rete a pedaggio (3 mila chilometri) e che in vista dell’estate ha predisposto uno studio accurato sui dati del traffico nelle ore di punta, per scoprire che i volumi di traffico nei primi cinque mesi di quest’anno hanno superato i picchi pre-pandemici con incrementi, per i mezzi pesanti, tra il 2% e il 5%. E tempi di percorrenza moltiplicati tra le 5 e le 7 volte, con punte di 10, come nei tratti cittadini della A7 Genova-Serravalle e della A10 Genova-Savona, con livelli prossimi alla saturazione in 270 occasioni. Tempi dilatati tra le 7 e le 8 volte anche nel tratto cittadino della A11 Firenze-Pistoia e tra la 4 e le 6 volte nel tratto di A14 che costeggia Bologna.
In questa situazione un cantiere in più è una mina vagante. Eppure, oggi ce ne sono più di due anni fa. Altroconsumo, in un’indagine condotta lo scorso aprile, su 1.500 chilometri di autostrade (un quarto della rete totale) ne ha contati 117, uno ogni 12 chilometri contro gli 80 (uno ogni 112 chilometri) conteggiati nell’indagine 2021. Nelle nove autostrade controllate dall’organizzazione erano 134 i chilometri interessati da cantieri: il 10% delle tratte esaminate.
Che i cantieri siano un pericolo costante lo ha riconosciuto anche il ministero dell’Interno, annunciando, per la seconda metà di luglio, una serie di controlli con apparecchiature speciali e pattuglie in auto, soprattutto sulle autostrade del Sud, la Napoli-Pompei-Salerno, la Napoli-Bari, la Salerno-Reggio Calabria, la Caserta-Salerno, oltre che sull’immancabile Milano-Napoli.

Lavori sospesi (dove si può)

Al nord, dove il traffico turistico si aggiunge a quello commerciale, non c’erano alternative se non ridurre il numero di cantieri aperti (anche se molti sono permanenti e anche se deviazione e restringimento della carreggiata sono obbligatori anche se non ci sono in corso). Perciò Autostrade per l’Italia già a maggio ha annunciato la sospensione dei cantieri sulla A14, tra Pedaso e Vasto dall’8 giugno fino all’11 settembre, mentre per il nodo di Genova la sospensione è limitata ai week end (dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina) per tutta la primavera e l’estate. Aspi, peraltro, ha annunciato che nei fine settimana avrebbe addirittura smontato tutti i cantieri liguri salvo alcune installazioni inamovibili.
Ma le sospensioni per i week end non sono risolutive. Durante la settimana i cantieri sono operativi. Una rapida verifica sul sito di Aspi nella giornata di martedì 11 luglio rivela l’esistenza di nove cantieri aperti nella settimana tra l’8 e il 14 luglio: quattro sulla A7 Genova-Serravalle, tre sulla A6 Genova-Gravellona Toce, uno sulla A10 Genova-Ventimiglia, uno sulla A 12 Genova Sestri Levante. Con altrettante deviazioni di carreggiata: la più breve di 600 metri, la più lunga di 3,5 km. Ma anche a cantieri sospesi, il rischio è che ricapiti una giornata come sabato 1° luglio quando ci sono stati 10 chilometri di coda tra Celle Ligure e Savona, quattro tra Savona e Spotorno, due tra Ceva e Millesimo e il 4 giugno la coda ha raggiunto i 24 chilometri sull’Autostrada dei Fiori, la cui società di gestione si è scusata dando la colpa all’innesto tra la A10 e la A6 verso Torino che dovrebbe essere riprogettato. Che vuol dire nuovi lavori e nuovi cantieri.

Aspettando la Gronda

Più che un serpentone di veicoli, insomma, sembra un serpente che si morde la coda: le infrastrutture vanno ripristinate per migliorare la circolazione, ma per ripristinarle ci vogliono i cantieri che intralciano la circolazione. Il fatto è che, dopo la tragedia del Ponte Morandi, alla manutenzione ordinaria si è aggiunta quella straordinaria, per recuperare terreno perduto e ripristinare infrastrutture ormai obsolete. «Si stanno recuperando gli arretrati», conferma Giuseppe Tagnochetti, coordinatore regionale di Trasportunito Liguria, «ma anche la manutenzione ordinaria nella nostra Regione crea grandi difficoltà con tutte le gallerie e i ponti che ci sono». Che, a titolo di cronaca sono rispettivamente 285 (il 48% del totale del l’Italia) e 516 (il 26%).
Lo stesso Tagnocchetti ammette, tuttavia, che la situazione, benché ancora critica, è in evoluzione. «Sicuramente lo stato delle autostrade è migliorato. Questo va detto. Ma il merito va alla nuova normativa che regola i criteri di manutenzione, di verifica e di controllo delle infrastrutture e che hanno obbligato la società autostrade a impegni di concessione molto più significativi. Ma per risolvere veramente la situazione bisognerà attendere la Gronda, che vuol dire anni e anni».

La terza corsia

Situazione analoga è quella della A14, dove però la sospensione totale dei cantieri ha indubbiamente alleggerito la pressione, almeno nella parte meridionale dell’autostrada. Anche qui c’è una serie di cantieri per la sostituzione graduale del guardrail irregolare e per la messa a norma delle gallerie che dall’11 settembre riprenderà a pieno ritmo. Anche qui si sovrappongono manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche qui basta un incidente a creare code chilometriche, a dirottare il traffico sulla statale Adriatica che passa attraverso paesini di turismo balneare, bloccando la circolazione ordinaria. E anche qui la soluzione è in opere alternative. Gabriele Sillari, ex presidente di Confartigianato Trasporti Abruzzo, che per anni ha seguito la questione, sintetizza il problema con poche parole: «Ci vorrebbe la terza corsia, che, invece, finisce a Pedaso. Ma lo spazio non c’è. Per farla dovrebbero arretrare tutta l’autostrada, così come hanno fatto con la ferrovia Vasto-Ortona. Quindi adesso sulla direttrice Adriatica c’è l’Alta Velocità ferroviaria e forse ci resterà solo quella».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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