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Malore al volante di un tir, muore camionista a Reggio Emilia

Daniele Barozzi, 68 anni, ha perso il controllo del mezzo che è uscito di strada e si è schiantato contro un guardrail. La tragedia è l’ultima di una serie che negli ultimi mesi fa riflettere sulla caratteristica usurante del lavoro di trasporto merci e su come cercare di prevenirla e combatterla

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Un altro lutto si è consumato ieri mattina alla guida di un camion. La vittima ha 68 anni, si chiama Daniele Barozzi ed era nato a Montefiorino, con residenza a Formigine (Modena).
L’uomo era alla guida del suo camion lungo la SP 486 quando, poco prima delle 9, in località Campiano di Castellarano, nella zona ceramiche di Reggio Emilia, ha perso il controllo del mezzo che è uscito di strada, schiantandosi contro un guardrail.

Sul posto sono subito arrivati i sanitari del 118, i vigili del fuoco e gli agenti della polizia locale, ma per l’autotrasportatore non c’è stato nulla da fare, nonostante i tentativi dei soccorsi di rianimarlo. In particolare, un infermiere che viaggiava dietro all’autocarro a poca distanza dalla vittima è immediatamente intervenuto, ma senza risultati.
Pochi dubbi sulla motivazione dell’incidente, dovuto con ogni probabilità a un malore della vittima.

Va purtroppo segnalato come negli ultimi mesi i casi di incidenti stradali che hanno coinvolto guidatori di mezzi pesanti per malori e problemi di salute appaiano sempre più frequenti. Basti ricordare – come tristi esempi – il camionista 62enne, di nazionalità greca, scomparso a Moriago della Battaglia (Treviso) lo scorso gennaio, trovato senza vita nell’abitacolo del suo veicolo dopo che aveva raggiunto la destinazione della consegna. Oppure il malore al volante che ha colto lo scorso dicembre un camionista 53enne, uscito di strada col suo mezzo in autostrada, vicino a Melegnano (Milano). O ancora l’autotrasportatore di 45 anni, rinvenuto di notte a ottobre scorso sul proprio mezzo parcheggiato nell’autoporto di Susa (Torino).
Sono tutti indizi di un lavoro che sta diventando sempre più usurante sia per i ritmi frenetici imposti dall’esigenza di aumentare i guadagni piuttosto magri sia dall’innalzamento dell’età media dei conducenti, dovuta peraltro anche per lo scarsissimo ricambio generazionale.
Ci chiediamo infatti se sia possibile che una persona a 68 anni sia costretta ancora ad andare in giro per ore con il suo camion invece di potersi godere in santa pace la pensione e in questo modo curare e non stressare il proprio fisico. Ma, conoscendo lo stato del settore, sono domande che risultano retoriche.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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