Tre morti in dieci giorni. Ma se si contano quelli trovati senza vita in cabina perché colti da malore o in seguito a esalazioni tossiche potrebbero essere anche tanti di più. Parliamo della striscia di sangue che proprio a cavallo del 1° maggio ha investito diversi autisti di camion. Parliamo – non ci stancheremo mai di dirlo – di vittime del lavoro o non di fatali incidenti stradali. E spesso – anche questo va sottolineato – è il taglio indiscriminato dei costi, il sempre più compresso valore che viene assegnato al trasporto a creare delle dinamiche a cascata all’interno dell’intera filiera che finiscono per schiacciare gli anelli più deboli.
Fiano Romano, magazzino per la distribuzione di alimenti nella GDO
L’ultima vittima non ha neanche un nome: si sa che era un autista, che era di origini bulgare, che aveva 59 anni e lavorava per una società con sede nei pressi di Salerno impegnata nella distribuzione di alimentari per conto della GDO. Tutto è successo ieri pomeriggio, mentre era impegnato a scaricare presso un magazzino a Fiano Romano. A quanto si è appurato l’incidente potrebbe essere avvenuto per un possibile malfunzionamento della pedana, su cui erano stati appoggiati alcuni quintali di generi alimentari destinati ai supermercati della capitale. Senonché il cilindro che solleva la pedana sarebbe in parte collassato facendo precipitare il carico sulle spalle dell’autista. I soccorsi sono stati pressoché immediati, integrati anche da quelli del personale sanitario sopraggiunto sul posto, ma tutti i tentativi di rianimare l’uomo sono stati vani. In ogni caso è stata disposta l’autopsia, così come si faranno indagini per controllare la regolarità del contratto di lavoro e le condizioni di sicurezza in cui il conducente svolgeva le sue mansioni.
E proprio su questo aspetto si sono indirizzate anche le critiche dei sindacati. «Siamo ancora una volta a chiedere con forza – lamentano la Filt-Cgil e la Filt Cisl di Roma – un aumento degli investimenti in materia di prevenzione, formazione professionale adeguata per i lavoratori e un rafforzamento degli organi di vigilanza». Quanto accaduto – proseguono i sindacati deve «spingere il sistema a una profonda riflessione: occorre una strategia sinergica tra istituzioni, imprese e sindacato, per invertire una tendenza che rappresenta una piaga per il Paese e per la società».
In più la nota congiunta dei sindacati sottolinea come dietro questa ennesima morte sul lavoro ci sia la «filiera degli appalti, dove troppo spesso la sicurezza è sacrificata al profitto».
La CGIL ha anche annunciato mobilitazioni in vista dei referendum sull’abrogazione delle leggi sul lavoro previsti per l’8 e 9 giugno.
Carpiano (Milano), piazzale di un corriere dopo lo scarico del veicolo
Un secondo autista ha perso la vita il 6 maggio. Si chiamava Roberto Vitale, aveva 60 anni ed è stato investito da una motrice. L’aspetto tragico su cui riflettere è che Roberto era già andato in pensione, ma evidentemente aveva interesse a rimpinguare il suo assegno pensionistico facendo ancora qualche lavoro per una società bresciana di autotrasporto. L’incidente ha avuto come sfortunato complice un collega di Roberto Vitale, un altro autista di 62 anni, che lo ha investito mentre, dopo aver scaricato il suo camion, stava attraversando a piedi il piazzale della sede di DHL a Carpiano (Milano).
Anche in questo caso carabinieri sono state disposte indagini per verificare se nel contesto lavorativo in cui è avvenuto l’incidente fossero rispettate tutte le normative in materia di sicurezza sul lavoro.
Al riguardo DHL Express ha fatto sapere «di aver fornito tutte le informazioni e i dati richiesti dalle autorità inquirenti e rimane in attesa di conoscere l’esito delle indagini sulla dinamica dell’accaduto».
La società per cui lavorava Roberto Vitale, invece, la BS Autotrasporti, ha chiarito che l’uomo era stato «assunto con contratto a tempo pieno in data 15 aprile 2018, era inquadrato come autista, in conformità con quanto previsto dal contratto nazionale Logistica, Trasporto Merci e Spedizione vigente. Nel corso degli anni ha dimostrato grande professionalità e dedizione al proprio lavoro, conquistando la stima e l’affetto di colleghi e collaboratori tutta l’azienda si stringe con commozione attorno alla famiglia, agli amici e ai colleghi, partecipando sentitamente al loro dolore».
Apuane, cava 150, ribaltamento con un dumper
Il terzo morto sul lavoro è stato registrato in terra toscana, per la precisione nelle cave carraresi, per la precisione nella cava 150 sulle Apuane nella zona di Fantiscritti, in località Miseglia. È qui, che la mattina del 28 aprile, Paolo Lambruschi, autista molto esperto di 59 anni, stava conducendo il mezzo pesante (un dumper) della cooperativa per cui lavorava, quando per ragioni non meglio precisate è uscito di strada ed è precipitato per alcuni metri in un fossato, finendo schiacciato dal peso del veicolo.
Anche in questo caso il decesso è stato pressoché immediato, tanto da fermare il viaggio dell’elisoccorso che era stato inizialmente attivato. E anche qui la procura ha disposto l’autopsia per chiarire le ragioni dell’incidente.
Lambruschi viveva non molto distante dalla cava in cui ha perso la vita, era sposato con una figlia ed era molto conosciuto nel territorio, anche per la sua indole gioviale a disponibile.