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Come crescere in una filiera frammentata

Stiamo attraversando un momento pieno di sfide per il settore, tra la carenza di autisti, l’avvento della digitalizzazione e la transizione energetica. Ma ho l’impressione che non ci sia una visione unitaria per far fronte a questi cambiamenti. Quali misure potrebbero essere adottate per superare la frammentazione delle competenze nella gestione della logistica e del trasporto? Giacomo B_L’Aquila

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Secondo le più recenti analisi condotte da Osservatori specializzati, il comparto della logistica, nell’ambito del quale l’autotrasporto svolge tuttora il ruolo preponderante, continua a crescere: vale quasi il 9% del PIL, e quest’anno dovrebbe registrare un aumento dello 0,7%, praticamente in sintonia con lo stesso PIL, a riprova della sua importanza nel sistema economico del Paese.

Tuttavia, come rilevato anche dalle maggiori organizzazioni associative del settore, sussiste una sorta di «deficit di attenzione» da parte delle istituzioni, che non sembrano prendere in adeguata considerazione le maggiori sfide e i problemi che il settore si trova a fronteggiare (resi più difficoltosi dagli attuali conflitti su scala planetaria), tra i quali:

• la transizione energetica verso una maggiore sostenibilità ambientale, da raggiungere attraverso la decarbonizzazione. Al riguardo, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, la situazione attuale vede ben 11 diverse soluzioni adottate dagli autotrasportatori sulla base delle diverse opzioni tecnologiche (come elettrico, idrogeno, fossili tradizionali e loro varianti biologiche, tra le quali spiccano HVO e bioCNG/bioLNG), mentre le associazioni di imprese intervenute al recente COP29 di Baku hanno ribadito l’urgenza di modificare in sede europea la regolamentazione sui target di riduzione delle emissioni dei veicoli, valorizzando tutte le tecnologie effettivamente in grado di abbattere le emissioni di CO2;

• una più spinta digitalizzazione per lo scambio di informazioni, il monitoraggio delle emissioni e il tracciamento delle operazioni, tenendo anche conto della Strategia italiana dell’IA 2024-2026, messa a punto dall’Agenzia per l’Italia Digitale. Si tratta di un obiettivo fondamentale per migliorare l’efficienza operativa del settore e ridurre i costi amministrativi, oltre che per ottenere maggiore trasparenza nell’attività di trasporto e minore impatto ambientale;

• la carenza di personale addetto alla guida (secondo i dati IRU, 22.000 unità, pari al 7% delle posizioni non occupate che potrebbe arrivare al 17% entro il 2028), aggravata dai tempi di attesa, tuttora eccessivi, al carico e allo scarico delle merci;

• le perduranti difficoltà di attraversamento dei valichi alpini, non solo quelle «storiche » verso l’Austria, ma oggi anche verso la Francia;

• il presumibile impatto del nuovo sistema ETS (Emissions Trading System), regolato dal decreto legislativo 10.9.2024, n. 147, che ha recepito le direttive UE 2023/958 e 2023/959 e che, a partire dal 2027, introduce un nuovo meccanismo di negoziazione delle emissioni anche per il trasporto stradale.

Peraltro, nelle manovre di bilancio, vengono riproposte le consuete misure di aiuti a pioggia alle imprese del settore, oltre agli incentivi – comunque ancora modesti – al rinnovo del parco veicolare e al trasporto intermodale ferroviario e marittimo, mentre occorrerebbe una revisione profonda dell’intero sistema che tenga conto delle problematiche attuali e soprattutto promuova un trasporto più sostenibile e competitivo, ispirato ai principi ESG (Environmental, Social and Governance), che il recente Quaderno edito dal Freight Leaders Council ha giustamente denominato «la rivoluzione silenziosa».

Si tratta, in sintesi, di coniugare le raccomandazioni del Quaderno alle imprese di trasporto e di logistica, fra le quali spiccano gli investimenti in innovazione tecnologica, il miglioramento della sicurezza, la formazione e la crescita professionale dei dipendenti, la collaborazione all’interno della filiera, con la messa a punto di un nuovo sistema di incentivi che, utilizzando anche i fondi del PNRR per la logistica, tenda a premiare le imprese più virtuose. Per accompagnare il settore verso questi traguardi, occorrerebbe una forte spinta e collaborazione da parte degli organi competenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dove però vediamo che non esiste una struttura unitaria che comprenda la filiera del trasporto e logistica, in quanto il trasporto stradale è incardinato nella Direzione Generale per la sicurezza stradale e l’autotrasporto, mentre la logistica fa capo alla Direzione Generale per i porti, la logistica e l’intermodalità.

Occorrerebbe, pertanto, superare la frammentazione di competenze all’interno dell’amministrazione, magari attraverso un tavolo di lavoro ad hoc, che veda coinvolte le organizzazioni rappresentative del trasporto e della logistica, e anche quelle della committenza, per la necessaria condivisione degli obiettivi e degli strumenti per raggiungerli.

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