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Dieta nostra

Da un anno convivo con la mia ragazza che mi ha indotto a cambiare la mia alimentazione. Prima, single convinto, facevo colazione al primo bar che incontravo e quando arrivavo al carico/scarico, mangiavo al volo un panino. Questo, mi ha portato in un po’ di tempo a mettere su chili, con tutto quel che ne consegue. Devo invece ringraziare la mia compagna che mi ha obbligato a fare colazione a casa, anche se parto alle 5 del mattino, e prepararmi frutta e verdura da tenere sempre a portata di mano nel frigo in cabina. Lei mi prepara il piatto principale e io ho già visto, dopo solo qualche mese di questo nuovo stile alimentare, che il mio fisico sta rientrando nel peso ma mi sembra anche di avere più energia e meno sonnolenza.
Fabio C._Caserta

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Nel 2010, l’Unesco ha inserito la dieta mediterranea nella prestigiosa lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Un riconoscimento che protegge e promuove un’eredità millenaria che appartiene a tutti i popoli del bacino del Mar Mediterraneo (mare nostrum) fatta di idee, conoscenze, competenze, storie e memorie, pratiche e valori condivisi, mentalità, biodiversità, attività umane nonché stili di vita e cibi dalle proprietà salutistiche. Eppure se la «dieta mediterranea» è famosa nel mondo bisogna ringraziare una coppia di scienziati statunitensi, Ancel Keys e Margaret Haney Keys i quali per primi, nel secolo scorso, intuirono i benefici per la salute di questo tipo di alimentazione di tradizione secolare. Furono loro, infatti, a promuovere un celebre studio epidemiologico che va sotto il nome di Seven Country Study (Studio delle Sette Nazioni), condotto tra il 1958 e il 1983, dai cui risultati emerse che i Paesi dell’area mediterranea che avevano una dieta semplice e gustosa ricca di alimenti di origine vegetale e povera di grassi animali, presentavano una mortalità cardiovascolare nettamente inferiore rispetto ai Paesi nord-europei e agli Stati Uniti. I risultati di questa ricerca rappresentano ancora oggi una pietra miliare nella storia della nutrizione umana; hanno ispirato e ispirano buona parte delle politiche di salute pubblica dell’organizzazione mondiale della sanità.

La dieta mediterranea si è confermata la migliore del mondo anche secondo la Best Diets Overall di U.S. News & World Report, un’analisi condotta da medici e nutrizionisti esperti per stabilire quale stile di vita sia il più sano, il più efficace per perdere peso e per vivere più a lungo. Del resto, il bello della dieta mediterranea sta anche nella semplicità con cui si possono reperire gli ingredienti e preparare i piatti che la rendono adattabile alle esigenze familiari e organizzative e anche sostenibile. Elevato apporto di frutta e verdura fresca, legumi, pane e pasta (meglio se poco raffinati), olio extravergine di oliva, proteine apportate principalmente dal pesce, consumo occasionale di carne da preferire bianca, pochi latticini, il tutto in combinazione equilibrata e non eccessiva: si prevengono così a tavola i «big killers», cioè le malattie cardio e cerebrovascolari, il cancro, la sindrome metabolica, l’ipertensione e il diabete, così come i danni cellulari e l’invecchiamento. Non solo, ma gli studi più recenti dimostrano che la dieta mediterranea ci protegge anche dalle malattie neurodegenerative in quanto ha un’influenza positiva sulla salute delle cellule cerebrali. Bisogna comunque ricordare che i benefici sulla salute non sono legati a un singolo alimento, ma alla loro combinazione e sapiente preparazione; cosa che ne fa un patrimonio culturale inestimabile. Si spiega così come mai la dieta mediterranea sia molto più sana di una dieta che preveda solo un basso contenuto di grassi, in quanto non è sufficiente ridurre la quota di colesterolo cattivo per proteggere dalle malattie cardiovascolari. Senza dimenticare che un ulteriore giovamento deriva dall’esercizio fisico costante come ribadito più volte. Ovviamente più facile a dirsi che a farsi. Gli studi ci dicono che solo poco più di un italiano su 10 segue davvero i principi del migliore stile alimentare possibile, indice di scarsa conoscenza e di una educazione alimentare non di rado distorta. In Italia, la diversità e la qualità del cibo permettono a tutti di seguire la dieta mediterranea, tra l’altro anche a costi decisamente contenuti. La parola dieta in fondo deriva dal greco antico diaita che non significa regime alimentare, men che meno regime alimentare restrittivo, ma vuol dire stile di vita, dove l’alimentazione era solo uno dei comportamenti virtuosi necessari per mantenersi in salute, un’alimentazione che ai tempi dello studio delle sette nazioni era la norma, dettato anche dalle necessità e dalle condizioni socio-economiche, ma che oggi va ricercato con impegno e soprattutto con gusto e piacere, perché la dieta mediterranea è buona.

Buon viaggio!

Annagiulia Gramenzi
Annagiulia Gramenzi
Ricercatore Dip. medicina clinica Univ. Bologna
Scrivete a Annagiulia Gramenzi: salute@uominietrasporti.it

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