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Udite, udite

Spesso mi accorgo che quando mi trovo in situazioni un po’ rumorose (succede spesso quando sono allo scarico della merce in stabilimento) fatico a capire quello che mi viene detto dagli addetti. Il rumore può davvero danneggiare le mie orecchie?
Danilo G._Massa Carrara

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L’ipoacusia, ovvero avere disturbi all’udito, in Italia è un fenomeno in costante crescita e riguarda tutte le fasce d’età. Le cause possono essere tante, tra cui l’inquinamento acustico ambientale e l’invecchiamento. Secondo recenti stime, circa 7 milioni gli italiani soffrono di disturbi uditivi (il 12,1%), con percentuali che superano il 25% dopo i 60 anni e arrivano a sfiorare il 50% tra gli over 80. Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia dichiarato che il 50% dei casi di ipoacusia potrebbe essere prevenuto attraverso misure di sanità pubblica e che la sordità è una tra le cause principali di disabilità, il problema e le conseguenze derivanti da questo handicap «invisibile» sono spesso sottovalutati.

In materia di sicurezza stradale, lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università di Torino presso le strutture Aci di alcune province italiane, dove automobilisti sopra i 50 anni si sottoponevano volontariamente a un esame audiometrico per valutare la capacità uditiva. Dall’indagine è emerso che il 65% dei partecipanti presentava disturbi uditivi di varia intensità, di cui però la metà non ne aveva alcuna consapevolezza. Un dato che, in realtà, non stupisce in quanto nelle fasi iniziali chi sviluppa un’ipoacusia tende a ignorarla.
Eppure, a detta degli esperti, tale mancanza di percezione che spesso si associa ad altri deficit (visivi, di vigilanza e attenzione), sarebbe responsabile del 30% degli incidenti stradali registrati annualmente in Italia. A conferma dello stretto legame tra problemi acustici e distrazione, la ricerca torinese sulle capacità uditive degli automobilisti italiani over 50, ha documentato che il 20% circa dei conducenti ipoacusici aveva difficoltà nel comprendere i notiziari radiofonici sul traffico e il 17% la conversazione tra gli altri passeggeri. Infine, solo il 43,5% dei partecipanti dichiarava di essere stato sottoposto a un accertamento audiometrico al momento del rilascio o del rinnovo della patente. I risultati di questo studio hanno contribuito a rafforzare le iniziative che da qualche anno, anche in considerazione dell’invecchiamento della popolazione, si propongono di ampliare e aggiornare la valutazione sanitaria necessaria ad attestare l’idoneità fisica dei conducenti al momento del rilascio/rinnovo della patente, integrandola con un esame audiometrico.

Da un punto di vista strettamente medico, prevenzione e diagnosi precoce sono le armi fondamentali per contenere anche le conseguenze dei problemi acustici. Nel momento in cui si percepiscono i primi disturbi – sensazione di ovattamento o di pressione nell’orecchio, sensazione di sentire senza capire ciò che viene detto, aver bisogno di alzare il volume di radio e TV, avere la sensazione che gli altri parlino con poca chiarezza, avere più difficoltà nel comprendere le voci femminili e quelle dei bambini, doversi sforzare nel seguire le conversazioni e stancarsi più facilmente a causa dello sforzo richiesto per sentire – è bene rivolgersi allo specialista otorinolaringoiatra. E siccome prevenire è meglio che curare, resta sempre valido il consiglio di evitare di esporsi ad ambienti troppo rumorosi per lunghi periodi e di utilizzare mezzi di protezione acustica quando prescritti o consigliati.

Buon viaggio!

Annagiulia Gramenzi
Annagiulia Gramenzi
Ricercatore Dip. medicina clinica Univ. Bologna
Scrivete a Annagiulia Gramenzi: salute@uominietrasporti.it

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