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I dazi di Trump spingono sulla Transiberiana le merci giapponesi e coreane

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La guerra commerciale mossa da Donald Trump genera conseguenze anche sui flussi globali e sulla logistica geopolitica. Lo si è capito chiaramente nel corso del 23° Summit sullo scambio e la cooperazione dei paesi del Nord-Est asiatico, tenutosi di recente a Vladivostok, quando sia il Giappone sia la Corea del Sud hanno messo sul tavolo progettualità, in qualche caso anche avanzate, per sfruttare la ferrovia transiberiana al fine di aprire nuovi canali commerciali e nuove opportunità di trasporto. Detto altrimenti, se i dazi dell’uomo della Casa Bianca faranno diminuire i flussi di esportazione verso Washington, la parte più avanzata del continente asiatico si attiva per recuperarlo puntando dritto, tramite la Transiberiana, verso la vecchia Europa. Facciamo alcuni esempi.

Il governatore della provincia giapponese di Tottori, Nogawa Satoshi, ha illustrato a Vladivostok un esperimento logistico che sta per essere lanciato in collaborazione con il governo russo e che coinvolgerà il Trans-Siberian Railway e la linea di traghetti DBS (che collega Russia, Corea del Sud e Giappone). In questo caso, peraltro, il vantaggio economico della soluzione risiede sia nell’opportunità di evitare l’attraversamento di numerosi confini di Stato, sia nelle tempistiche. Secondo il ministero dei Trasporti giapponese, infatti, se i tempi di spedizione per mare vanno da 53 a 62 giorni, il trasporto di merci sulla ferrovia transiberiana richiede tra i 20 e i 27 giorni e costa il 40% in meno.

Georgy Toloray, referente del Centro strategico russo presso l’istituto di Economia dell’Accademia delle scienze, ha anche aggiunto che «le province dell’Asia nord-orientale sono potenziali aree di crescita, paragonabili a quelle di Hong Kong, e rese vantaggiose proprio dalla complementarietà dei territori e dalla logistica». A questo proposito ha dato come probabile la realizzazione di un grande anello di trasporto nella regione, una sorta di corridoio con cui collegare il porto nordcoreano di Rajin, la stazione ferroviaria russa Hassan e la stazione cinese Hunchun nella provincia di Jilin.

Interesse per la ferrovia transiberiana oltre che dal Giappone è stata espresso dalla Corea del Sud, intenzionata a stabilire un collegamento con la ferrovia transcoreana. E qui il vantaggio che Seoul vorrebbe ottenere è proprio quello di creare un canale di sbocco per le merci verso l’Europa in grado di riequilibrare il calo delle esportazioni subito in particolare dalle imprese del Paese che sono coinvolte nelle filiere di produzione cinesi

Tutti questi traffici dovrebbero dare nuovo impulso alla Transiberiana e confermare il trend di crescita fatto registrare negli ultimi tempi. Nei primi otto mesi del 2018, stando ai dati diffusi dalle ferrovie russe OJSC, il volume del traffico di container sulle ferrovie transiberiane è aumentato del 22%. Ma in un messaggio all’Assemblea federale lo stesso Vladimir Putin ha promesso che in sei anni il volume della linea ferroviaria Baikal-Amur e della ferrovia transiberiana raddoppieranno fino a raggiungere i 180 milioni di tonnellate. Parola di zar!

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