Il 28 aprile del 2003 l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO/BIT) istituì la giornata mondiale della salute e della sicurezza sul lavoro che, da allora, si svolge ogni anno.
Questa data rappresenta un’occasione per ricordare due aspetti molto importanti: la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, e la promozione di una cultura che valorizzi la sicurezza e della salute sul luogo di lavoro.
Perché è così importante parlarne? Perché, purtroppo, gli incidenti, gli infortuni e le malattie professionali che si contano sul luogo di lavoro sono ancora molti.
Ma diamo un po’ di numeri per capire il trend degli ultimi anni, sulla base degli ultimi dati forniti dall’Inail.
2015 al 2019: gli infortuni stradali
In generale, dal 2015-2019 gli infortuni denunciati all’Inail sono relativamente stabili, con una media intorno ai 93 mila casi all’anno. Andiamo un po’ più nello specifico.
Nel 2019 gli infortuni che hanno visto il coinvolgimento di un mezzo di trasporto sono stati 91.832, pari al 14,2% del totale dei denunciati. Rispetto al 2018 vi è stata una lieve diminuzione (-2,9%).
Gli infortuni stradali con esito mortale sono stati 470, in netto calo rispetto a quelli registrati nel 2018 (-20,1%) e, in generale, a quelli del quinquennio (-12,1%). C’è da dire che il 2018 è stato un anno particolare, segnato da diversi eventi che hanno implicato la morte di più lavoratori contemporaneamente (un esempio, il crollo del ponte Morandi a Genova, in cui sono deceduti 15 lavoratori; o ancora, due incidenti stradali in provincia di Foggia in cui hanno perso la vita 16 braccianti). Questo ha fatto sì che i decessi registrati fossero 588, un dato che si discosta dalla media del quinquennio 2015-2019.
Per quello che riguarda il genere, anche nel 2019 gli uomini sono stati quelli maggiormente coinvolti negli infortuni stradali (il trasporto è un settore in cui la presenza maschile è nettamente superiore), con il 59% degli incidenti (pari a 54.211). In generale, comunque, si è registrato un aumento del +1,8% per il quinquennio 2015-2019. Diversi sono invece i dati che coinvolgono l’universo femminile, che ha visto nel quinquennio un calo del -1,4%.
La fascia d’età più colpita è quella compresa tra i 35 e i 49 anni (con il 37,7% delle denunce) seguita dagli under 35 anni (con il 35,1%); dati uguali per entrambi i generi.
Nel 2019, le regioni più colpite sono state quelle del Nord Italia (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in testa), in cui sono avvenuti il 61% degli infortuni, seguite poi dal Centro Italia (22,7%) e dal Sud (16,3%).
2015 al 2019: gli incidenti con esito mortale
Anche nel caso degli incidenti con esito mortale, nel 2019 si è registrata una maggiore incidenza per gli uomini, rappresentata dal’88,3% (con 415 sui 470 decessi totali); nelle donne i decessi su strada nel 2019 sono stati il 57,9% (con 55 casi su 95).
In generale, comunque, per entrambi i generi si registra un sensibile calo: più significativo nelle donne con un -26,7% mentre negli uomini sfiora la doppia cifra con un -9,8%. In media, per le donne è pari al 59,5%, per gli uomini è del 40,8%.
La fascia d’età maggiormente colpita è quella tra i 50 e i 64 anni (con il 35,4% dei decessi), seguita da quella tra i 35 e i 49 anni (33,8%). Si ipotizza che l’età più avanzata sia correlata con un maggiore rallentamento dei riflessi, minor capacità di concentrazione, possibili problemi alla vista, apnee notturne, e altri aspetti legati all’invecchiamento fisico.
Per quello che riguarda i casi con esito mortale a livello regionale, i maggiori dati si registrano al Nord Italia, in Lombardia (con il 14,9%), Veneto (con il 12,1%) ed Emilia Romagna (con il 10,2%).
2020: un anno particolare
Il 2020 è senz’altro un anno che rimarrà nella storia per la pandemia di Covid-19. E, tra i vari aspetti su cui ha impattato la pandemia c’è anche il luogo di lavoro.
Proprio per questo motivo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha deciso di dedicare la giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro del 2020 alla prevenzione dei rischi da infezioni nel luogo di lavoro e, in particolare, a quella del Covid-19. È stato un modo per ricordare quanto sia importante adottare una serie di protocolli (misurazione della temperatura, igiene delle mani, distanziamento tra le persone, utilizzo della mascherina) per lavorare quanto più in sicurezza possibile.
I dati ricavati sono senz’altro stati influenzati da diversi fattori: il lockdown da marzo a maggio 2020, la chiusura delle attività non essenziali, la chiusura delle scuole, la ripresa difficoltosa dell’attività delle aziende post lockdown ecc. sono tutti aspetti che non si possono tralasciare.
Sebbene i dati non siano ancora definitivi, possiamo già leggere qualche numero.
Gli infortuni sul luogo di lavoro: un calo importante rispetto al 2019
Nell’anno della pandemia, le denunce di infortunio sono complessivamente calate, arrivando a una riduzione del 13,6% (87 mila casi in meno, per un totale di 554.340) rispetto al 2019. Questo nonostante i contagi da Covid-19 nel luogo di lavoro.
In particolare, un calo deciso rispetto al 2019 si è visto nei mesi da gennaio a settembre 2020: -21,6%; gli ultimi tre mesi del 2020, invece, hanno subito un aumento del 9,1% rispetto all’ultimo trimestre dell’anno precedente. La diminuzione degli infortuni si è registrata in tutto il Paese, da Nord a Sud e riguarda non solo il luogo di lavoro ma anche il tragitto casa-lavoro, con una deflessione del -38,3% (cioè si è passati dai 100.905 infortuni del 2019 ai 62.217 del 2020).
Qui il confronto tra il genere maschile e quello femminile mostra un calo del 22,1% per il primo (da 411.773 del 2019 si è passati a 320.609 nel 2020), mentre il secondo registra il lieve aumento del +1,7% (da 229.865 del 2019 a 233.731 del 2020).
Gli infortuni con esito mortale: in aumento rispetto al 2019, fatta eccezione per quelli su strada
Nel 2020 si sono contate 1270 denunce di infortunio con esito mortale sul luogo di lavoro, che rappresentano un aumento del +16,6% (181 casi in più) rispetto a quelle registrate nel 2019 (che erano 1.089). Questo incremento è da ascriversi alla pandemia, responsabile di circa un terzo dei decessi sul lavoro registrati nel 2020.
Il genere maggiormente coinvolto rimane quello maschile, che ha registrato un aumento dei casi rispetto al 2019 di decesso da 995 a 1.132, mentre quello femminile ha registrato un aumento da 94 a 138. La fascia di età più colpita rimane quella degli over 50.
Diverso è il caso degli infortuni mortali su strada, per i quali nel 2020 si è registrato un calo del -30,1% (da 306 sono passati a 214 casi). Anche questo dato risente senz’altro del lockdown nazionale avvenuto tra il 9 marzo e metà maggio del 2020, che ha comportato la circolazione di molti meno mezzi con un conseguente sostanziale diminuzione del traffico.
Le malattie professionali
Nel 2020 si è registrato un deciso calo delle malattie professionali e, per la precisione, sono state contate 16.287 in meno rispetto al 2019 (pari al -26,6%), con 45.023 denunce totali.
Il calo ha interessato sia gli uomini, con una riduzione del -26,2% (da 44.656 del 2019 si è passati a 32.951 del 2020), sia le donne, con un -27,5% (da 16.654 a 12.072).
Le malattie professionali maggiormente denunciate sono quelle che interessano il sistema osteo-muscolare e il tessuto connettivo (con 28.164 casi), il sistema nervoso (con 5.060), l’orecchio (con 2.919), il sistema respiratorio (con 1.808) e i tumori (con 1.584).
I contagi da Covid-19 sul luogo di lavoro (non solo trasporti)
Da febbraio 2020 si sono contati 156.766 contagi da Covid-19 sul luogo di lavoro, pari a circa un quarto del totale complessivo di denunce di infortunio registrate da gennaio 2020.
In particolare, è la cosiddetta “seconda ondata” a pesare sul numero di contagi: da ottobre 2020 a febbraio 2021 si è registrato un incremento del 64,4% delle denunce di infortunio da Covid-19, il doppio rispetto al trimestre marzo-maggio 2020 (periodo della “prima ondata”).
I contagi sul luogo di lavoro sono stati per lo più femminili, con il 69,6%. L’età media dei contagiati, sia per le donne che per gli uomini, è di 46 anni.
Diverso, è invece, il peso che ha avuto la seconda ondata sui casi a esito mortale: nel periodo ottobre 2020-febbraio 2021, il 29,6% di decessi è stato causato da Covid-19, mentre nel trimestre marzo-maggio 2020 rappresentava il 67,8%. Il genere maggiormente colpito è quello maschile (83%), mentre la fascia d’età è quella tra i 50 ed i 64 anni (71,4%), con un’età media di 59 anni.