Veicoli - logistica - professione

HomeVeicoliMovimentazioneAlle origini della nascita del semirimorchio: un'invenzione per la subvezione

Alle origini della nascita del semirimorchio: un’invenzione per la subvezione

Nel mondo del trasporto merci non si inventa niente. Si intuiscono soluzioni per rispondere a esigenze di movimentazione. È quanto fece Josep Schwarzmüller a Passau, prima di trasferirsi in Austria, Alexander Winton a Cleveland o August Fruehauf a Detroit. E grazie a loro la movimentazione divenne più flessibile

-

A Passau, cittadina tedesca molto vicina al confine austriaco, tra lo stridore delle carrozze trainate da cavalli e il fragore delle ruote di ferro sulle strade acciottolate, Josef Schwarzmüller, un giovane fabbro con una mente acuta come i suoi strumenti, era chino nel trambusto della sua fucina ereditata dal padre. Le mani macchiate di fuliggine e la fronte corrugata in profonda concentrazione, i suoi occhi fissi su uno schizzo di un marchingegno che avrebbe rivoluzionato il modo in cui le merci venivano trasportate.

Oltre l’Atlantico, a Cleveland, Alexander Winton, ventottenne ingegnere di origini scozzesi si scervellava per trovare il modo con cui consegnare le proprie auto ai clienti evitando loro di percorrere miglia inutili e diminuire così il valore della vendita. All’insaputa l’uno dell’altro, questi giovani lavoravano verso lo stesso obiettivo: la creazione del semirimorchio. Un’invenzione con una storia difficile da ricostruire e che ufficialmente si vuole concretizzata nel 1914 per opera di August C. Fruehauf, ma che risponde a un’unica esigenza: soddisfare il bisogno di trasportare più merci.

Non è un caso che ciò avvenga a fine Ottocento, durante la seconda rivoluzione industriale, in parallelo con lo sviluppo del camion. Chi produceva carri e vagoni ferroviari aveva l’opportunità di ampliare l’attività con il trasporto di merci su strada, esploso solo dopo i due conflitti mondiali. Se si scorrono le storie dei produttori di moderni semirimorchi è evidente che molti hanno radici artigiane: i veicoli nascono da mani esperte e dall’inventiva di brillanti fabbri, meccanici e falegnami, impegnati a cercare soluzioni con cui assecondare le esigenze di un mondo in fermento.

I primi modelli erano quindi prodotti realizzati con materiali semplici, come legno e ferro, ma rispondevano al bisogno concreto di trasportare merci su lunghe distanze e in modo rapido. Ed è qui che le idee di Josef e Alexander contaminarono il lavoro di Kögel e Schmitz in Germania o di Acerbi, Viberti e Zorzi in Italia, creando quello che sarebbe diventato lo strumento simbolo della flessibilità e uno dei pilastri dell’attuale sistema logistico.

Il semirimorchio – intuito più che inventato – è figlio di mutazioni di un’epoca passata, ma ancora oggi asseconda l’esigenza di flessibilità e consente di far passare una merce in viaggio verso una destinazione attraverso più mani e di delegare ad altri la vezione. Se non fosse stato inventato, probabilmente, la subvezione avrebbe conosciuto minor fortuna. L’autoarticolato consente di aumentare la capacità di carico, di ridurre i costi per unità trasportata, di conquistare flessibilità operati va grazie alla possibilità di separare il rimorchio dal trattore. Inoltre, la versatilità nelle configurazioni e nelle dimensioni consente di adattarlo a diverse tipologie di merci.

Questa capacità di cambiare «professionalità» intercambiando il rimorchio ha permesso alle aziende di trasporto più piccole di sopravvivere ai periodi di crisi trainando per altri e a quelle più grandi di soddisfare richieste crescenti dei propri clienti senza esporsi a livello economico, ma utilizzando il lavoro altrui. In definitiva, quello che oggi trainiamo per distribuire merci rappresenta più di un semplice strumento di trasporto: è il risultato di un’evoluzione, una risposta alle sfide imposte dall’industrializzazione. Dalle fucine tedesche alle officine di Cleveland, la sua nascita è stata un processo collettivo, frutto di illuminazioni convergenti. Se da un lato il semirimorchio ha elevato efficienza e flessibilità nel trasporto, dall’altro ha inciso sull’economia, favorendo un sistema logistico globale basato sull’intercambiabilità e sulla progressiva standardizzazione.

close-link