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Contract Logistics, fatturato in crescita dell’1,9%, ma calano le aziende di autotrasporto

Presentato oggi a Milano il rapporto annuale dell’Osservatorio Contract Logistics Gino Merchet del Polimi. La fotografia rimanda un settore in crescita alle prese con cambiamenti importanti che riguardano gli assetti principali con fusioni e riorganizzazione delle attività in un contesto internazionale in grande evoluzione, costi in rialzo e soluzioni disruptive portate dall’Intelligenza artificiale: già una realtà nel 30% delle aziende

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In crescita dell’1,9% il fatturato della Contract Logistics nel 2025. La previsione arriva dall’Osservatorio del Politecnico di Milano che oggi ha presentato la ricerca annuale che, da 15 anni, fa il punto sull’andamento del settore durante il convegno “Intelligenza (artificiale e umana) per il futuro della Logistica”. Dopo la contrazione del 2023, il giro d’affari del settore torna a crescere, seppure in un panorama ancora determinato da incertezze geopolitiche che impongono cambiamenti e nuove strategie, costi ancora in rialzo e tecnologie legate all’AI sempre più dominanti per le attività di programmazione ed esecuzione delle attività. Il numero complessivo delle aziende si attesta a 79mila, stabile dopo i cali degli anni scorsi, ma continuano a diminuire le realtà legate all’autotrasporto; tuttavia, si registrano ancora molte acquisizioni e fusioni (24 nel 2024). Prosegue l’integrazione verticale della filiera, crescono i dipendenti diretti degli operatori logistici, mentre si registra una battuta d’arresto nella transizione green: il 78% ha messo in stand-by le soluzioni che richiedono maggiori investimenti. Vediamo nel dettaglio i diversi aspetti.

Fatturato in crescita

Dopo la contrazione registrata nel 2023, dovuta in larga parte alle dinamiche delle tariffe di trasporto internazionale, il fatturato della Logistica conto terzi in Italia è tornato a crescere nel 2024 (+1,7% in termini nominali) e nel 2025 (+1,9%), per toccare secondo le previsioni un valore di 112,4 miliardi di euro. Nella Contract Logistics si contano oggi circa 79.000 aziende, con una sostanziale stabilizzazione dopo le contrazioni degli anni precedenti. Ma il quadro è solo apparentemente stabile, perché il settore è in piena evoluzione. Ancora in diminuzione le aziende di autotrasporto con 734 realtà in meno. Tra le altre tipologie di operatori, si osserva un leggero incremento dei gestori di magazzino (+2,8), un calo di operatori logistici (-21 aziende), una lieve riduzione degli spedizionieri (-9) e una crescita dei corrieri (+15), mentre aumentano leggermente gli operatori di trasporto ferroviario (+2) e i gestori di interporti/terminal intermodali (+2).

Ancora costi in rialzo

Nel 2025 si è verificato un ulteriore aumento dei costi dei fattori produttivi: la manodopera cresce del +4,4%, l’energia elettrica +7,9%, i canoni di affitto +3,5%, mentre sono in calo i costi del diesel (-3,7%) e del denaro (-22%). Continuano le operazioni straordinarie, con 24 casi di M&A di aziende italiane, ricercando il posizionamento in mercati strategici e l’acquisizione di competenze specifiche. Prosegue l’integrazione verticale degli operatori logistici: crescono i dipendenti diretti e si accorcia la filiera di fornitura, con la quota del costo dei servizi (la voce in cui rientrano l’acquisto di attività di magazzino e trasporto da altri operatori) che scende dal 71,9% al 68,9% del fatturato.

Contratti più dettagliati

Per seguire la dinamica dei prezzi e gestire l’incertezza, cambiano le relazioni tra clienti e fornitori: l’analisi di 14.000 contratti ha evidenziato che nel 74% dei contratti di servizi di trasporto e nel 68% di quelli di magazzino sono aumentati gli elementi indicizzati, come l’adeguamento agli indici ISTAT e ai minimi salariali del CCNL. 

Prosegue la transizione green: oggi le aziende sono concentrate soprattutto nel misurare con maggiore accuratezza il proprio impatto climatico (68% dei casi), cercando di conciliare sostenibilità ambientale ed economica. Ma il 78% ha messo in «stand-by» l’adozione di soluzioni che richiedono maggiori investimenti.

L’AI è già una realtà

In questo scenario, la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale è già una realtà: il 30% delle aziende italiane committenti ha attivi progetti di AI nella logistica e nei prossimi tre anni l’adozione aumenterà al 44%. L’AI è utilizzata maggiormente in attività logistiche per i white collar (26%) che per i blue collar (16%). Tra le aziende che l’hanno adottata, l’81% ha riscontrato benefici, con una soddisfazione media di 7,7 su una scala da 1 a 10.

Strategie da rivedere per i manager della logistica

“Il contesto della logistica oggi appare in continua evoluzione – afferma Marco Melacini, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics -. Da un lato, l’incertezza geopolitica crea una forte volatilità dei volumi e dei costi, che variano a velocità mai viste prima. Dall’altro lato, si conferma la difficoltà nel reperire manodopera, mentre le aziende sono sempre più alla ricerca di trasparenza e competizione leale. Le filiere stanno cambiando profondamente e, con queste, le abitudini e le modalità operative. Emergono nuove tecnologie digitali che si sviluppano a ritmi senza precedenti. In questo contesto, i manager della Logistica e della Supply Chain sono chiamati a rivedere le proprie strategie, consapevoli che il mondo a cui erano abituati non esiste più”.

Un settore che vuol innovare

“La ricerca conferma la vitalità del settore logistico e la necessità di combinare l’intelligenza umana con quella artificiale – afferma Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics -. L’AI oggi emerge come strumento chiave per supportare le aziende nell’implementazione delle strategie e nell’ottimizzazione dei processi, bilanciando innovazione, efficienza e sostenibilità. Il dato di un terzo delle imprese italiane che ha già implementato delle soluzioni in logistica testimonia la volontà del settore di innovare. Ma di fronte alla rivoluzione dell’AI, l’innovazione non riguarda solo l’acquisto di tecnologie: coinvolge la governance aziendale e lo sviluppo di competenze chiave. E un fattore abilitante è rappresentato dalla qualità e dalla disponibilità dei dati in azienda”.

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