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-16,5%: è il calo delle vendite di mezzi pesanti previsto nel 2025

Attesa una forte diminuzione delle immatricolazioni di veicoli industriali, mentre i commerciali seppure in negativo supereranno la media del periodo. L’Unrae chiede alla politica coerenza nelle strategie per l’automotive, non punta il dito contro il Green Deal, ma chiede incentivi per la transizione e un fondo ad hoc per il rinnovo del parco pesante, sempre più vecchio e ampio

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Un parco che cresce, ma invecchia con pochissime possibilità di rinnovamento. Sembra questa la fotografia che emerge dalle proiezioni di Urnae sul 2025 per i veicoli industriali. Secondo l’associazione che rappresenta i produttori stranieri, il prossimo anno si presenterà molto problematico per il segmento pesante con una perdita delle immatricolazioni pari al 16,5% (23.800 in termini assoluti) rispetto al 2024 che già chiude in ribasso con un -0,8%. 

Il parco circolante dei veicoli industriale cresce incessantemente dal 2015, ma invecchia: arrivando a una media di 15 anni nei primi 6 mesi del 2024, con oltre il 60% del parco che supera i 10 anni di vita (e di lavoro). Una delle medie più alte d’Europa e, sicuramente, più alta rispetto ai maggiori paesi occidentali. 

Un po’ meno buio il futuro del mercato dei veicoli commerciale: secondo l’Unrae il prossimo anno chiuderà con un -4% per un totale di 190mila immatricolazioni, comunque sopra la media degli ultimi 8 anni. Ma anche qui ci si scontra con un parco in crescita (4,4 milioni di veicoli) e invecchiato, con età media di 14,8 anni, tra cui il 64% con più di 10 anni di attività e il 38,1% ante Euro 4.

L’Unrae, che non punta il dito contro il green deal, chiede una politica coerente con lo sviluppo del mercato automotive in Europa (e ovviamente la revisione delle multe per le case automobilistiche). In primis per i veicoli commerciali e industriali ha chiesto un fondo ad hoc pluriennale per il rinnovo del parco circolante con un contributo per l’acquisto di veicoli industriali con emissioni pari a 0 g/Km Co2. Il tutto accompagnato da una politica infrastrutturale con cronoprogramma dettagliato e obiettivi vincolanti per i charging point pubblici elettrici e a idrogeno, per auto e veicoli pesanti, in linea con il Regolamento AFIR, detassazione per le ricariche private e contributi alla transizione digitale. 

“we Attribuire la crisi del settore automobilistico europeo al Green Deal è una narrazione fuorviante”, ha dichiarato Michele Crisci, Presidente di UNRAE. I dati mostrano una realtà ben diversa: tra il 2000 e il 2021, molto prima che il Green Deal potesse dispiegare i propri effetti, la produzione di autovetture nei 5 principali mercati europei è crollata da 15,4 milioni di unità a 9,2 milioni, mentre la Cina è passata da 2 a 26 milioni di unità. “L’Europa paga il prezzo di politiche incoerenti e dell’assenza di una visione strategica per accompagnare una transizione sostenibile, definita dagli obiettivi, economicamente e socialmente responsabile”, prosegue Crisci, criticando anche la politica ondivaga del Governo italiano: “A giugno i fondi del nuovo Ecobonus per le vetture elettriche sono andati esauriti in poche ore. Ad agosto il Ministro Urso ha celebrato i risultati ottenuti dall’Ecobonus, anticipando un piano triennale, a novembre ne ha annunciato la cessazione definitiva. Contestualmente, il Governo ha cancellato l’80% del Fondo Automotive, per poi promettere finanziamenti dedicati solo al sostegno all’offerta. Ma la filiera non può prosperare senza un mercato in salute, e questo non può esistere senza fornire certezze al settore”.

UNRAE da tempo propone una serie di strumenti concreti per accelerare la diffusione di veicoli a zero e bassissime emissioni: un piano di sostegno pluriennale con almeno 1 miliardo di euro all’anno nel triennio 2025-2027; la revisione del regime fiscale delle auto aziendali, intervenendo su detraibilità dell’IVA e deducibilità dei costi; una politica mirata per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica e a idrogeno. “La transizione ecologica non può basarsi su politiche frammentarie, discontinue e incerte. Servono scelte chiare e strumenti concreti per garantire un futuro competitivo al settore automobilistico europeo e italiano. Le nostre proposte non sono solo necessarie, ma urgenti. È il momento di agire”, ha concluso Crisci.

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