Una situazione luci e ombre quella che sta interessando i porti italiani, dai quali passa comunque il 12,9% delle tonnellate delle merci che arrivano in Europa via mare. E se le autostrade del mare arretrano e fanno segnare un -1,7% dei volumi nel secondo quadrimestre di quest’anno (rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso) come segnalato dall’Osservatorio Most, il vero tonfo lo fanno le rinfuse solide con un -14,2% nel 2024 sull’anno precedente e in caduta libera dal 2016 (-28% rispetto al 2024) a conferma del rallentamento dell’industria pesante italiana. Meglio invece sul fronte dei container che nel 2024 registra un +3,7% stando ai dati elaborati dal centro studi SRM (Banca Intesa Sanpaolo). «Il settore del Ro-Ro ha registrato una crescita strutturale del 24% negli ultimi dieci anni – ha spiegato a Uomini e Trasporti, Alessandro Panaro, capo del servizio Maritime & Energy – Il calo attuale viene può essere definito congiunturale e rappresenta un periodo di stabilità dopo anni di crescita esplosiva, non una diminuzione preoccupante. Si distingue invece dal settore delle merci solide diffuse che ha visto una diminuzione del 15%, che possiamo considerare più “preoccupante” e strutturale, legato alla perdita dell’industria pesante e alla riduzione dell’uso del carbone».
Ma quali sono con maggiori attività navali? E con quali specifiche?
Il porto di Trieste risulta in prima linea nel traffico delle cosiddette liquid bulk, ovvero merci liquide non confezionate e trasportate alla rinfusa, come petrolio, prodotti chimici liquidi, oli vegetali, vino, gas naturale liquefatto (GNL) e gas di petrolio liquefatto (GPL), che rappresenta la prima tipologia di merci servita dai porti italiane, in crescita del 3,7% nell’ultimo anno (seppure con volumi in diminuzione rispetto a 10 anni fa). In questo segmento, volumi importanti anche per Cagliari, Augusta e Milazzo che assicurano il rifornimento energetico per le isole maggiori.

È invece Livorno il porto maggiormente interessato al traffico Ro-Ro con 14,9 milioni di tonnellate su un totale di 122,4, seguito da Genova e Trieste. Volumi importanti, legati alle autostrade del mare, per Catania e Palermo. Lo scalo di Ravenna, invece, si pone al primo posto per il dry bulk, trasporto di merci solide sfuse e non confezionate, come cereali, minerali, carbone e fertilizzanti, con 10,6 milioni di tonnellate sulle 48,9 complessive. Infine, Gioia Tauro in prima fila per il transhpment di container con 3,9 TEU sui complessivi 11,7. Seguito dal porto di Genova e La Spezia.


