L’intermodale ferroviario negli interporti è in discesa libera. Pesano i tanti cantieri aperti grazie ai fondi del Pnrr per migliorare la rete, ma che nell’immediato stanno diventando una disgrazia per il settore. Infatti, il 2024 ha chiuso con un – 3,2% del traffico merci su rotaia negli interporti, dopo un 2023 che aveva registrato una diminuzione del 16,5%. “Dati che indicano – secondo l’Uir che ha riunito a Venezia i maggiori interporti italiani – che i lavori sulla rete ferroviaria nazionale al momento stanno avendo un impatto significativo sul traffico. Ciò è ancora più rilevante, considerando che il dato è in controtendenza rispetto agli anni precedenti all’apertura dei cantieri, durante i quali si era registrato un progressivo incremento annuo del trasporto ferroviario intermodale gestito dal network interportuale italiano”.
Tanto per quantificare meglio le attività, i 30 interporti italiani che offrono una superficie complessiva di oltre 35 milioni di mq, di cui 5 milioni di magazzini, nel 2024 hanno movimentato 50.000 treni (con origine o destino in una delle strutture), di cui 40.000 intermodali e 10.000 convenzionali. I 40.000 treni intermodali hanno trasportato circa 1.300.000 UTI (Unità di Traffico Intermodale), delle quali 400.000 container, 500.000 casse mobili e 400.000 trailers. 1,3 milioni di UTI equivalgono a 2,5 milioni di TEU. Mentre il traffico ferroviario convenzionale ha movimentato 3,5 milioni di tonnellate.
Fare presto
L’appello al Governo lanciato a Venezia è forte: “È urgente – dicono gli interporti – rispettare i cronoprogrammi e completare in tempi certi e definiti i lavori di ammodernamento in corso sulla rete ferroviaria, per non correre il rischio che il trasporto intermodale perda definitivamente quote di traffico, e non riesca a soddisfare la domanda potenziale”.
Gestire la fase transitoria con un terminal bonus
La discussione è centrata su come gestire questa fase transitoria in attesa del completamento previsto per il 2026. Le prospettive, infatti, sono incoraggianti, facendo leva sugli importanti investimenti previsti dal Pnrr in corso di realizzazione da parte di RFI, che hanno lo scopo di rimuovere vincoli e colli di bottiglia infrastrutturali sulla rete ferroviaria, che attualmente limitano la possibilità di organizzare dei treni intermodali. Per sostenere efficacemente il settore – è la proposta di Uir – si potrebbero prevedere misure anche per i terminal ferroviari, definibili come “terminal bonus”, che comprendano gli aspetti delle manovre ferroviarie, non solo portuali, e della terminalizzazione.
Mappatura e l’ottimizzazione della rete
Giudizio positivo, tra l’altro, è stato espresso relativamente all’attività in corso di “mappatura dei terminal merci intermodali esistenti”, prevista dalla direttiva del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, da realizzarsi entro settembre 2025 e prevista dal Regolamento Ue 2024/1679. A questo scopo è stato istituito un apposito Gruppo di Lavoro presso la Direzione Generale per i porti, la logistica e l’intermodalità. Ma auspicio dell’Uir è che questo lavoro non porti ad una proliferazione incontrollata di nuove strutture, ma che sia orientato invece a un’ottimizzazione della rete.