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10 domande a… Silvano Delonghi

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeSilvano
CognomeDelonghi
Età68
Stato Civilesposato
Punto di partenzaTreviso
Anzianità di Servizio45 anni
Settore di attivitàLogistica del mobile
  • Da quanto tempo fai il camionista?

Da 45 anni. Per gran parte della mia vita ho guidato un bilico, un mezzo che mi è sempre piaciuto. Tuttavia, da quando ho compiuto 68 anni, cioè da luglio scorso, ho dovuto abbandonare a malincuore questo tipo di veicolo per via dell’articolo 126 del Cds che ne vieta la conduzione per raggiunti limiti di età.

  • Di cosa ti occupi adesso?

Guido una motrice per casse mobili, ma non è la stessa cosa. Per me camion significa bilico. E trovo assurdo che, pur in piena salute comprovata da esami medici, non posso più guidare un tir, anche perché lo stesso non accade per gli autotrasportatori della stessa età di altri Paesi dell’Ue.

  • Perché in Italia c’è questa “discriminazione”?

Ho fatto una ricerca. Da quello che sembra tutto proviene dal mondo delle ferrovie. Nel 1958 una legge riconobbe la gravosità del lavoro di macchinista e stabilì il diritto per questa categoria di andare in pensione a 58 anni. Ma erano altri tempi: c’erano ancora le vaporiere e il lavoro era effettivamente massacrante. Poi questa legge fu estesa anche al mondo dei camion. Ma oggi non ha più senso questo divieto. Adesso i tir sono come astronavi, guidarli è più facile rispetto a 60 anni fa.

  • Hai fatto qualcosa per far valere le tue istanze?

Eccome! Ho inviato una petizione sia alla Commissione europea che alla Commissione dei Trasporti italiana.

  • Cosa chiedevi nelle petizioni?

Di armonizzare la normativa italiana a quella degli altri paesi europei, così che un camionista italiano di 68 anni possa avere le stesse opportunità dei suoi colleghi di altri Stati.

  • Qual è stato il responso?

Della petizione inviata al Parlamento italiano non si sa nulla. Quella indirizzata a Bruxelles qualcosa di buono ha sortito, almeno in un primo momento, nel senso che la mia istanza è stata giudicata «ricevibile». Poi però è calato il mistero. Hanno scritto una relazione che non rispecchiava minimamente le problematiche che avevo sollevato. Ho quindi inviato una nuova lettera per puntualizzare la questione, ma se ne sono levati le mani.

  • Qual è la cosa che ti fa più arrabbiare di questa storia?

Che basterebbe veramente poco per modificare una normativa non equa. E non capisco perché non se ne parli. Tra l’altro la modifica a questa legge consentirebbe a tante aziende, prive di autisti, di poter continuare a far lavorare tanti ultra 65enni ancora capaci, così come si fa in altri Stati europei. E ciò non frenerebbe il ricambio generazionale, perché di giovani interessati a questo lavoro oggi ce ne sono pochi.

  • Di scendere dal camion, insomma, non hai alcuna voglia…

Assolutamente no. Sto benissimo e ciò che mi motiva ancora è la passione. Del resto, se dovessi stare a casa non saprei cosa fare. Mi sentirei un pesce fuor d’acqua. La mia vita è sempre stata, e resta, la strada.

  • Le altre tue passioni?

Per un periodo ho collezionato auto d’epoca. Ma la mia passione più grande è la famiglia. Ho due figli e due nipotini ai quali sono molto affezionato.

  • Un motto che ti rappresenta?

«Non puoi fare il mugnaio se sei allergico alla polvere». Voglio dire: per fare un lavoro come il mio devi accettare le conseguenze, anche brutte, che ti possono capitare. Se ti sta bene ok, altrimenti cambia mestiere.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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