Una mobilitazione forte e condivisa di tutto il sistema economico contro le restrizioni ai valichi alpini che minano la competitività dell’Italia. Vincere la sfida della carenza di personale andando a formare autisti fuori dai confini dell’Europa, ma anche chiedendo la semplificazione dell’accesso alla CQC. Mettere le persone al centro anche con accordi per lo sviluppo di aree di sosta sicure in Italia e in tutta Europa, partendo da quella in costruzione a Ronchis (Udine) che verrà aperta entro l’estate. Senza perdere di vista sfide importanti come la cybersicurezza visto che i trasporti attirano un quarto degli attacchi informatici in Italia e la sostenibilità, con gli obiettivi ESG per le aziende, ma soprattutto con i limiti imposti dall’Europa in termini di carburanti ed elettrico. Sono queste le tematiche affrontate durante il XXIII Congresso della FAI che si tenuto a Bergamo il 13 e 14 giugno scorso.
Il rinnovo delle cariche
“Abbiamo scelto questa città perché è qui che avremmo dovuto fare il congresso nel 2020, poi annullato per il Covid che ha portato via anche il presidente onorario Duilio Balducchi – ha detto Paolo Uggè, presidente della FAI dal 2006 nel suo discorso di fine mandato. Durante i lavori del Congresso è stato inoltre eletto il nuovo comitato nazionale, composto da una cinquantina di delegati, che avrà il compito di indicare il nuovo presidente della Federazione Autotrasportatori italiani, che una volta in carica, sceglierà i quattro vicepresidenti il Segretario generale. Secondo le indiscrezioni, non ci dovrebbero essere sorprese e Paolo Uggè dovrebbe incassare nel giro di qualche settimana un nuovo mandato della durata di 5 anni.
L’autotrasporto dal Covid ad oggi
L’evento, che ha richiamato nella città lombarda più di 400 persone tra aziende, delegati e relatori, ha voluto ripercorrere l’evoluzione dell’autotrasporto negli ultimi 5 anni, quelli che ci separano dalla pandemia durante la quale è stato riconosciuto il ruolo di assoluta utilità svolto dal settore. Dal 2020 ad oggi, secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio della Contract Logistic del Politecnico di Milano che ha intervistato più di 200 aziende affiliate alla FAI per capire l’evoluzione del mercato in questi anni e le nuove esigenze, c’è stata un’accelerazione in primis nelle inefficienze infrastrutturali, poi con i problemi dovuti alla situazione geopolitica, terzo posto la sfida della riduzione dell’impatto ambientale e infine l’attenzione alle risorse umane, in parte assecondata con il rinnovo del Ccnl logistica e autotrasporto. In questo periodo, sempre secondo l’analisi del Politecnico presentata da Damiano Frosi e Paolo Giacobbe – a fronte di un aumento a volte a due cifre dei costi di produzione, le tariffe sono aumentate solo del 2,3% e il problema della carenza del personale rimane costante, tanto che il 61% degli intervistati sarebbe disposto ad assumere direttamente all’estero. Difronte a tutto questo, il 95% delle aziende sta rivedendo la propria strategia ponendo attenzione sul livello dei servizi, sulle tematiche ambientali, sulla digitalizzazione e l’introduzione dell’AI.
Una mobilitazione collettiva per i valichi alpini
Tra i dossier più infuocati quello delle problematiche legate ai valichi alpini. Durante il Congresso è stato annunciata una presa di posizione netta: “Serve una mobilitazione forte e condivisa di tutta l’economia italiana contro queste restrizioni. E vogliamo portarla direttamente a Bruxelles.” Infatti, secondo l’associazione “le conseguenze non colpiscono solo le imprese dell’autotrasporto, ma l’intera filiera della produzione e distribuzione delle merci italiane”. A favore di una sensibilizzazione del mondo industriale si è espresso anche Antonello Fontanili, Direttore di Uniontrasporti, una società del sistema camerale che ha condotto diversi studi sull’impatto nell’economia italiana delle restrizioni nei valichi. “La battaglia giuridica portata avanti dal ministro Salvini – ha ricordato Fontanili – era dovuta per superare la remissività sul tema e l’assenza dell’opinione pubblica”, ma – ha aggiunto Fontanili – “occorre sensibilizzare il mondo della produzione per affiancare i trasporti nella battaglia che mette in discussione gli stessi principi su cui è fondata l’Unione Europea”.
Carenza di autisti: accordo con il Marocco
Andare a formare autisti in Marocco per impiegarli in Italia con CQC e patente valida. E’ questo il fulcro del progetto annunciato dal segretario generale di FAI, Carlotta Caponi, che l’11 giugno scorso ha ricevuto l’ok dal ministero del Lavoro alla sperimentazione. “Abbiamo pensato di superare il decreto flussi che per il nostro settore – ha detto Caponi – non ha dato frutti. Abbiamo applicato in questo caso il decreto Cutro che permette di sottoporre al ministero del lavoro dei progetti: il nostro è quello di formare personale in Marocco per impiegarlo in Italia”. La FAI inoltre chiede la semplificazione dell’accesso alla professione, proponendo l’esenzione del corso (oggi obbligatorio, ma non richiesto dalla direttiva comunitaria) per l’accesso all’esame della CQC, una procedura che snellirebbe le procedure e permetterebbe agli autisti stranieri di arrivare in Italia e fare direttamente l’esame, senza mettere in conto i mesi necessari a seguire il corso.
Aree di sosta sicure
Tra le soluzioni portate al Congresso dalla FAI, una riguarda le aree di sosta sicure che in Italia stentano a decollare (si veda l’esito del bando dell’Albo degli autotrasportatori). “Sappiamo quanto questo aspetto sia importante – ha detto Carlotta Caponi nel discorso a chiusura dell’evento – per questo abbiamo fatto un accordo commerciale per le nostre imprese con Padrosa Group, realtà catalana che sta costruendo aree di sosta sicure in Europa e in Italia, a partire da quella a Ronchis (Udine).
Allarme sostenibilità
Digitalizzazione e sostenibilità sono invece, secondo la platea di Bergamo, le sfide più importanti da affrontare per minimizzare i rischi, come quelli che vengono dalla cybersicurezza che – secondo quanto riportato dal rapporto Clusit illustrato durante l’evento – pone i trasporti tra i settori con un maggior numero di attacchi. “Per la sostenibilità – ha detto il vicepresidente di FAI, Natalino Mori – occorre uno sforzo collaborativo per cogliere delle opportunità reali per il nostro settore come per esempio l’uso dell’HVO. Vediamo che molte aziende non sono preparate, manca il responsabile delle sostenibilità, abbiamo bisogno di svecchiare le flotte ma i fondi sono esigui. Si guardi alla Spagna che recentemente ha stanziato 450 milioni di euro per il rinnovo del parco veicoli”.