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Paradossi del lockdown: gli esercizi di ristoro nei porti e interporti possono aprire. Quelli sulle strade ordinarie no…

Un'ordinanza dei ministri Speranza e De Micheli aggiunge i punti di ristoro di porti e interporti a quelli delle autostrade, quali unici esercizi abilitati a poter stare aperti e a fornire un conforto agli autisti. Restano esclusi i bar sulle grandi vie di comunicazione e quelli nei parcheggi per camion. Insoddisfatto il mondo dell'autotrasporto

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Porti e interporti vanno a fare compagnia agli esercizi di somministrazione di alimenti sulle autostrade. Nel senso che, anche quando trattorie e ristoranti chiudono (alle 18 nelle aree gialle) o non aprono affatto (nelle aree arancioni e rosse), gli esercizi presenti in queste infrastrutture di interesse dell’autotrasporto possono rimanere aperti, in virtù dell’ordinanza del 17 novembre 2020 firmata insieme dalla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, e dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Restano fuori, invece, altri luoghi ugualmente trafficati da camion e che un po’ inspiegabilmente sono rimasti tagliati fuori, vale a dire le aree di sosta per camion o i punti di ristoro sulle grandi vie di comunicazione. Proprio per questo le reazioni all’ordinanzain vigore da oggi e destinata a durare fino al 3 dicembre – non sono propriamente entusiastiche, per la semplice ragione che «non risolve il problema dell’accesso ai servizi igienici lungo le strade statali e provinciali». «Per dare un’idea – spiega in maniera molto diretta il vicepresidente di Conftrasporto, Paolo Uggè – se con il mio camion percorro la Bari-Matera, la Pontina, la Pedemontana Veneta o la Lecco-Bormio dove non si trovano i luoghi indicati dalla circolare e ho un bisogno fisiologico, cosa faccio? Continuo a farla in mezzo alla strada?”.

Uggè ricorda che la problematica era stata affrontata nel corso di un’audizione di Fai/Conftrasporto alla Camera – per la quale la presidente della Commissione Trasporti, Raffaella Paita – ma aggiunge pure che la finalità di individuare «una soluzione concreta per rendere più civile e dignitosa la condizione di uomini e donne che si muovono per lavoro, a tutte le ore del giorno e della notte, lungo strade del nostro Paese» di fatto non è stata trovata. Contrariamente a quanto fatto in Francia, cioè, dove dallo scorso 7 novembre 250 ristoranti possono aprire le porte dalle 18.00 alle 10.00 esclusivamente agli autisti di camion che presentano la CQC, «da noi – conclude il vicepresidente di Conftrasporto – per lavarsi le mani o espletare un bisogno gli autisti e le autiste sono costretti a entrare in autostrada o a mettersi in coda all’ingresso dei porti degli interporti. Chiedevamo solo di alleviare un disagio palpabile, ma penso che questo concetto fondamentale faccia fatica a passare».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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