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IRU: da 50 anni rappresenta il trasporto a Bruxelles

Fondata nel 1948 a Ginevra per aiutare l'Europa a ricostruire i collegamenti di trasporto dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale, IRU nel 1973 apre una rappresentanza permanente a Bruxelles presso l'allora Comunità Economica Europea (CEE)

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L’IRU, l’Unione Internazionale dei Trasporti Stradali, ha celebrato 50 anni di rappresentanza presso l’Unione Europea con un evento a cui hanno partecipato Ursula von der Leyen presidente della Commissione europea, Philippe Close sindaco di Bruxelles, i ministri del Belgio Georges Gilkinet, della Lituania Marius Skuodis e della Spagna David Lucas Parron, insieme ad autorità UE e rappresentanti di importanti aziende di trasporto per ragionare sul passato, presente ma soprattutto futuro del trasporto. Sulle opportunità e le sfide della mobilità e della logistica, con particolare attenzione alla decarbonizzazione, alla digitalizzazione e il futuro a lungo termine del trasporto stradale nella UE.

Fondata nel 1948 a Ginevra per aiutare l’Europa devastata dalla guerra a ricostruire i collegamenti di trasporto, IRU ha aperto una rappresentanza permanente presso l’allora Comunità Economica Europea (CEE) a Bruxelles nel 1973. Tra le prime associazioni industriali a stabilire un ufficio di collegamento permanente a Bruxelles, oggi l’organizzazione rappresenta oltre 1 milione di operatori del trasporto su strada nell’UE.

Raluca Marian, direttore IRU per l’advocacy nell’UE

Raluca Marian, direttore IRU per l’advocacy nell’UE, ha dichiarato che «Dopo 50 anni, il settore del trasporto stradale si trova a un bivio nell’UE, con la digitalizzazione e la decarbonizzazione che incombono su di noi. La trasformazione digitale del settore dei trasporti – prosegue – è fondamentale per aumentare l’efficienza, mantenere la competitività dell’economia dell’UE e sostenere la decarbonizzazione, ma comporta una buona dose di sfide. Il nostro settore è pienamente impegnato nella decarbonizzazione, ma non possiamo compiere passi decisivi da soli, poiché non abbiamo il controllo di precondizioni quali la realizzazione di capacità infrastrutturali e lo sviluppo tecnologico.».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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