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Test Volvo FH500: un investimento chiamato I-Save

Nicola Dolzan, padroncino veneto attivo nel trasporto frigo di generi alimentari, è giunto al terzo Volvo. Quello attuale è il primo a essere equipaggiato in Italia con lo speciale pacchetto funzionale al risparmio di carburante. Dopo averci trascorso insieme 85.000 km lo promuove a pieni voti: quel qualcosa in più che ha speso gli è ritornato con gli interessi. Insieme a una generosa iniezione di comfort di guida. Che non sarà monetizzabile, ma si fa tanto apprezzare

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La passione spesso viene generata dall’osservazione dei comportamenti delle persone che contano nella vita: si guarda un padre che guida un camion e si finisce per stabilire un legame con quel tipo di veicolo. Nel caso di Nicola Dolzan, padroncino nato 34 anni fa a Galliera Veneta, nel padovano, più che le persone sono stati i luoghi ad alimentare l’attrazione: «I miei genitori avevano un negozio di confezioni lungo una statale – ricorda – e io rimanevo affascinato a vedere i camion andare avanti e indietro. In famiglia non c’erano camionisti, però quella passione scaturita lì lungo la strada poi mi è rimasta attaccata».

Nicola Dolzan alla guida del suo terzo Volvo, un FH da 500 cv con pacchetto I-Save

TRE VOLTE VOLVO

Così, raggiunta la maggiore età, Nicola prende le patenti e decide di fare il camionista. A quel punto nel 2003, firmato un cumulo di cambiali più alto dei Colli Euganei, acquista il suo primo camion. Anzi, il suo primo Volvo: «Era un magnifico FH12 da 500 CV sovralimentato con la prima generazione di TurboCompound – racconta – È andato benissimo: ci ho percorso 1,8 milioni di chilometri e non mi ha dato mai problemi. Alla fine, l’ho venduto perché cominciava a essere un po’ troppo vecchio per lavorare. Nel senso che il camion rappresenta un biglietto da visita per il trasportatore e presentarsi con uno troppo datato non è bello». Ed ecco perché nel 2015 Nicola acquista il suo secondo Volvo, un FH 500 serie 4, che però non si dimostra all’altezza del primo: «Mi ha dato un paio di noie, entrambe in Olanda. Una volta mi si è rotto il compressore dell’aria e un’altra ho bucato un pistone». Come li ha risolti? «Fortunatamente, viaggiando molto all’estero, faccio sempre contratti di manutenzione programmata Volvo Gold con copertura totale: recupero, riparazione, noleggio mezzo sostitutivo e tanto altro». In ogni caso, malgrado la presenza dell’assistenza anche in Italia garantita da Volvo – «che mi è sempre venuta incontro» – dopo quasi 5 anni e 700.000 km percorsi, Nicola un po’ disperato prende la decisione di vendere il suo camion. Era una macchina sbagliata? «Mah, quando un camion nasce sfortunato – risponde l’autotrasportatore veneto – non c’è niente da fare. Però tutto ciò non ha intaccato la mia affezione per il brand svedese. Prova ne sia che ho contattato di nuovo il concessionario di Venezia e ho ordinato l’ultimo nato, l’FH 500 con I-Save».

Per quale ragione? «Ne avevo letto, ne avevo sentito parlare e mi aveva molto incuriosito. A detta del concessionario sono stato il primo a ordinarlo in Italia! E questo a volte può essere un rischio, perché – si dice – non bisogna comprare mezzi appena usciti: meglio attendere che sia la strada a collaudarli realmente. Invece, oggi posso dire che la mia scelta si è rivelata giusta».

Il Volvo FH500 di Nicola Dolzan è stato il primo a essere ordinato in Italia con il pacchetto I-Save. Per il padroncino veneto è la terza volta che acquista un Volvo. Il primo – quello che ha suggellato il legame con il marchio – è stato un FH12 da 500CV che dopo 1,8 milioni di km andava ancora perfettamente, senza mai aver manifestato un problema. È stato pensionato soltanto per sopraggiunti limiti di età.

Il secondo, un FH500 serie 4, non ha avuto la stessa fortuna: ha provocato almeno un paio di problemi seri, gestiti comunque grazie all’assistenza Volvo, efficiente anche all’estero.

Il terzo presenta una livrea dai colori rosso e oro affidati a linee ascensionali che tagliano lateralmente la cabina e identificano l’azienda di Nicola, impegnata nel trasporto nazionale e internazionale di merci alimentari a temperatura controllata.

LA GENEROSITÀ DEL TURBOCOMPOUND

Proviamo a capire in che senso, partendo dal motore. «Il nuovo D13 TurboCompound è generosissimo – spiega Nicola – e spinge sin dai bassi regimi. Viaggiando a pieno carico (40 ton) riesco a percorrere i 3,7 km con un litro. Questi almeno sono i miei calcoli reali, perché il computer di bordo è appena più ottimista, nel senso che arriva a 3,8 km/l». Ma la generosità di questo sistema basato sul recupero di parte dell’energia contenuta nei gas di scarico, non incide soltanto sui consumi, ma migliora in maniera tangibile anche le prestazioni consentendo di raggiungere livelli di potenza e di consumi mai visti prima. «I 300 Nm di coppia in più – racconta soddisfatto il padroncino veneto – permettono di ‘veleggiare’ in autostrada con un filo di gas. E alla fine del mese il risparmio ottenuto sul consumo di carburante si fa sentire tutto sui miei bilanci». In che modo lo vedremo dopo.

IL MOTORE DAL CUORE A ONDA
Il D13TC, il motore del veicolo in prova, non è disponibile soltanto con taratura da 500 CV, ma anche in quella inferiore di 460 CV. Uno dei suoi segreti è costituito dai pistoni realizzati con un interno che segue la forma di un’onda (sistema brevettato da Volvo Trucks), in modo da migliorare la combustione, dirigendo calore ed energia verso il centro dei cilindri. L’energia in eccesso nei gas di scarico viene poi utilizzata per alimentare il motore mediante una turbina aggiuntiva nel flusso di scarico, detta unità Turbo Compound. In questo modo il motore produce fino a 300 Nm di coppia in più. Di conseguenza riesce a conservare una velocità costante con un filo di gas, come dice il nostro Nicola. Così non soltanto si consuma meno, ma paradossalmente si riesce anche, soprattutto in salita, a raggiungere una velocità media maggiore. 

GLI INGREDIENTI PER CONFEZIONARE IL COMFORT

Ma non è ancora tutto. Perché Nicola, come detto, percorre migliaia di chilometri al mese su strade europee e per questo rimane quasi sempre fuori l’intera settimana. Ha bisogno quindi (come tutti) di consumare poco, ma anche di trovarsi immerso in un ambiente assolutamente confortevole. Il motore D13TC diffonde in questo ambiente l’adeguata colonna sonora, visto che, come sostiene Nicola, «una delle sue principali caratteristiche è proprio la silenziosità. E quando si trascorrono intere giornate in cabina anche una frazione di decibel in meno può fare sicuramente la differenza.

Un’altra carezza di comfort proviene poi dalle sospensioni pneumatiche, che Nicola ha voluto su entrambi gli assi, perché – spiega – «questa soluzione evita quel fastidioso beccheggio che si produce quando davanti monti le balestre. Sarò sincero: ero tentato dall’ordinare anche le sospensioni Gras-G2, che regolano addirittura l’altezza del veicolo da terra a seconda della strada che percorri. Ma poi ho pensato che meno componenti hai e meno rischi corri che si rompano. Ma soprattutto ho cercato di risparmiare qualcosa».

HOTEL VOLVO

C’è il comfort che va incontro all’autista al volante e poi c’è quello che, per così dire, gli rimbocca le coperte. Nicola spiega che, dovendo dormire 5 giorni su 7 sul camion, ha scelto una cabina XL Globetrotter, «comoda come una stanza d’albergo». Secondo lui, poi, il resto degli interni possono essere anche giudicati più semplici rispetto ad altri marchi, ma per lui questo minimalismo è «l’espressione dell’essenzialità svedese, priva di qualsiasi fronzolo» e soprattutto completamente orientata alla funzionalità. «Io apprezzo tanto questa qualità: tu sei seduto al posto guida e da lì riesci a controllare agevolmente tutti gli strumenti, nessuno escluso, proprio grazie alla curva disegnata dalla plancia e alla scelta di posizionare ogni singolo comando esattamente dove ti è più facile e naturale raggiungerlo».  

Molto apprezzata da Nicola l’essenzialità della cabina del Volvo. La plancia avvolgente, progettata attorno all’autista, consente di controllare e raggiungere agevolmente comandi e strumenti. 

UN CAMBIO INTELLIGENTE

In una festa che si rispetti gli ospiti d’onore arrivano dopo rispetto agli altri. Nel racconto di Nicola funziona un po’ allo stesso modo, nel senso che ci ha detto tanto, ma non ha fatto ancora menzione a uno dei protagonisti assoluti di questa macchina: il nuovo cambio. «Apprezzo tantissimo – ammette – l’ultima versione dell’I-Shift a doppia frizione, parte essenziale del pacchetto I-Save. I passaggi di marcia avvengono sempre al giusto regime, con rapidità ma, al tempo stesso, in maniera molto fluida. Sembra di scivolare sull’acqua. È impressionante come faccia tutto da solo! Il software I-Cruise regola la velocità in base al percorso e, dove possibile, sfrutta la forza d’abbrivio mettendo il cambio in folle (grazie al sistema I-Roll integrato – ndr). Anche questo, a livello di consumi vuol dire tanto».

AGGRAPPATO ALLA SICUREZZA

Che Nicola sia un volvista convinto lo si è capito. Della casa svedese apprezza il complesso della catena cinematica, lo stile e l’ergonomia degli interni, le coccole che dispensa a chi guida. A questo elenco però manca un elemento, forse quello che più di altri è iscritto nel dna del costruttore: la sicurezza. Per Nicola è un aspetto irrinunciabile, come una sorta di legame alla vita. E il suo FH rispetto alla dotazione di sistemi di sicurezza ha tanto da raccontare. «È un aspetto che non finisce mai di stupirmi. Se, per esempio, in autostrada, superati i 60 km/h ritardi un attimo la frenata di fronte al veicolo che ti precede, il sistema Distance Alert inizia a emettere suoni e segnali visivi sempre più frequenti e intensi fino a che non frena da solo. E questo è molto importante perché un autista è un uomo e in quanto tale gli può anche capitare di distrarsi per un attimo. Inoltre, il nuovo Cruise Control Adattivo riconosce automaticamente i segnali stradali, come i limiti di velocità o i divieti di sorpasso, e te li fa vedere direttamente nel quadro strumenti. In caso di lunghe discese, poi, il CCA attiva automaticamente i freni quando occorre mantenere costante la velocità in discesa». Sono soltanto alcuni esempi, ma tanti altri ce ne sarebbero.

CONTI ALLA MANO

Tiriamo allora le somme. Nicola è decisamente soddisfatto del suo terzo Volvo. «Fino ad oggi, dopo aver percorso 85.000 km, non ho avuto nemmeno un minimo problema. Per chi, come me, ogni giorno deve affrontare lunghe tratte l’FH 500 dotato di pacchetto I-Save è un veicolo ideale. La differenza di costo rispetto ai modelli tradizionali (intorno ai 5-6.000 euro) è ampiamente giustificata, ma soprattutto quando si vanno a fare i conti ci si accorge che non ci vuole molto a recuperarla tramite le economie di esercizio». Riusciamo a calcolare in quanto tempo? Nicola tira fuori alcuni calcoli. Prende in particolare una tratta internazionale che percorre spesso, lunga poco più di 2.200 km. Con il Volvo FH precedente aveva bisogno per arrivare a destinazione di 670 litri; con quello attuale dotato di I-Save ne sono sufficienti appena 600, con un risparmio di circa il 10,3%. Facendo i conti della serva significa risparmiare 70 litri di gasolio ogni circa 2.200 km. E siccome Nicola di chilometri da novembre a oggi ne ha percorsi 85.000, significa che i litri risparmiati sono stati, rispetto al veicolo precedente, poco più di 2.660. A questo punto se calcolate il costo medio di un litro di gasolio (al netto del recupero delle accise e anche di quei centesimi in meno che si riesce a pagare all’estero) otterrete il risparmio finale. Se non vi volete complicare la vita, arrotondate a un euro al litro, valore credibile a maggio e giugno, ma sottostimato per i mesi tra fine anno e marzo: 2.660 litri diventano altrettanti euro in sei mesi. Ergo, in un anno l’extracosto dell’I-Save è rientrato.

Un piccolo neo
UN RIFORNIMENTO DIFFICOLTOSO
Il Volvo FH500 è tutto perfetto? Quasi, nel senso che esortato a individuare una pecca, Nicola Dolzan la indica in un dettaglio che non c’entra tanto con la guida o con le prestazioni del veicolo, ma con il momento in cui bisogna fare il pieno: la necessità di dover aprire la minigonna quando si fa rifornimento con il semirimorchio agganciato. Non è un problema che interessa tutti, a dire il vero, ma soltanto chi, come Nicola, ha una ralla ribassata a cui aggancia il suo semirimorchio frigo. «In Italia tutto sommato si riesce a far passare la pistola del gasolio per raggiungere il bocchettone, ma all’estero, dove gli erogatori sono più grandi, proprio non ce la si fa e, a volte, nei distributori non c’è neanche troppo spazio per aprire la minigonna». In più, siccome con il semirimorchio agganciato questa operazione è impossibile, a quel punto diventa necessario sganciare lo stesso semirimorchio. Non è difficile, ma comunque costituisce una perdita di tempo. E per fortuna che con l’i-Save risparmia gasolio e i rifornimenti diventano meno frequenti…

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