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Dopo il Sistri ecco il Sestri, progetto Conftrasporto-Assintel per tracciare i rifiuti

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Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, ha trascorso un’estate all’ombra del caso Ilva. E poca attenzione avrà potuto prestare a una missiva che ha ricevuto (insieme al suo omologo allo Sviluppo Economico e ai Trasporti, Corrado Passera) il 27 luglio dal presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, e da quello di Assintel, Giorgio Rapari. E comunque, se anche l’ha sbirciata distrattamente avrà pensato a un refuso. Nella lettera infatti si parlava di Sestri (e non di Sistri) e di sistemi elettronici per la tracciabilità dei rifiuti.
In realtà il Sestri è un progetto nuovo, alternativo al pluririnviato Sistri (slittato da ultimo a giugno 2013). Anzi, nasce proprio dalla volontà di riscrivere completamente quel sistema disgraziato, partendo dall’aggregazione dei due “ingredienti” essenziali per far funzionare le cose: gli operatori che quotidianamente lo dovranno usare e gli informatici in grado di raccoglierne le istanze, anche perché già avvezzi alla logistica. Progetto che le due associazioni promotrici hanno commissionato ai propri tecnici per metterlo ora – come si legge nella lettera – «a disposizione dei ministeri, con l’obiettivo di scrivere finalmente, una volta per tutte, la parola fine a una vicenda nata con le migliori intenzioni (combattere le ecomafie) ma finita nel peggiore dei modi».
Le ragioni di questo fallimento vengono sintetizzate in un aspetto: «La principale criticità di Sistri – spiega la missiva – era quella di imporre regole che, per motivi tecnico/operativi oggettivi, non possono essere rispettate: usando una metafora, sarebbe come imporre per legge ad un’automobile diesel di rifornirsi di benzina e sanzionarla se non riesce a percorrere un determinato tragitto». Da qui l’idea di Conftrasporto e Assintel «di dare il nostro contributo realizzando il progetto, denominato provvisoriamente Setri (Sistema elettronico tracciabilità rifiuti, che abbiamo il piacere di inviarvi in allegato e che riteniamo possa essere un’utile base di partenza, ampiamente condivisa, su cui attivare un serio confronto operativo. In questa primissima fase esplorativa, il progetto è stato già avallato da Ada (Associazione nazionale demolitori autoveicoli), e stiamo lavorando affinché, nei prossimi giorni, ci sia il coinvolgimento attivo di altre rappresentanze datoriali».
Al progetto è stata anche allegata una bozza di quelle che potrebbero essere le modifiche normative di cui tenere conto per la stesura di un prossimo disegno di legge. Insomma, una volta archiviate le problematiche delle acciaierie di Taranto, il ministro Clini avrà da ragionare sui rifiuti e cercare di riuscire in quell’impresa che ha visto capitolare i suoi predecessori.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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