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Ex dipendente accusa sui social un’azienda per manomissione tachigrafo. Finisce in tribunale per diffamazione

Una ditta di trasporti del cuneese ha denunciato un autotrasportatore, che in passato aveva lavorato per lei, dopo aver appreso quanto circolava su Facebook: «Quell'azienda trucca i tachigrafi con una calamita». Ma la ditta replica: «Noi sempre stati in regola». La vicenda finisce in tribunale

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Scrivere un post su Facebook è un’attività che si fa con estrema facilità, con una tale leggerezza da non pensare alle conseguenze che, alcune volte, possono derivarne. Un’accusa rivolta ad esempio a una o più persone, per altro del tutto immotivata, postata sul proprio profilo o su un gruppo, può integrare il reato di diffamazione. Ed è stata proprio la «leggerezza» con cui un’autista ha pubblicato sul noto social network un’accusa rivolta al proprio ex datore di lavoro ad essergli costata una denuncia per diffamazione.

Il fatto lo racconta Cuneodice, quotidiano di informazione e cronaca del cuneese, dove i titolari di un’azienda di autotrasporti con sede a Villafalletto (Cuneo) hanno sporto denuncia nei confronti di un ex dipendente per aver pubblicato sul suo profilo facebook un post diffamatorio. A colpire l’attenzione, in particolare, è stata la frase «Mi chiesero di attaccare la calamita e di sforare di venti minuti, tanto nessuno se ne sarebbe accorto». Nel post, riferisce il quotidiano, non vengono fatte menzioni esplicite riguardo a chi avrebbe richiesto di commettere la violazione. A Villafalletto, infatti, c’è più di un’attività nel campo dell’autotrasporto, ma il fatto che l’autista avesse lavorato proprio per quell’impresa, insieme ad alcune precise allusioni nel testo, hanno convinto i titolari dell’impresa che si stesse parlando proprio di loro e quindi, per tutelare la propria immagine, a denunciare per diffamazione l’autore del post.

Il titolare della ditta ha affermato che l’accusa dell’autista in merito alla questione del cronotachigrafo truccato con calamita è di grave entità. «È un fatto di rilevanza penale – ha detto – e la circostanza è stata smentita da tutti i controlli che la Polizia Stradale ha effettuato sui nostri mezzi». Quanto ai rapporti con l’ex dipendente, il titolare ha inoltre dichiarato che non ci sarebbero stati particolari dissapori nel periodo in cui era assunto.

La vicenda adesso sbarca in tribunale. L’accusa è infatti costata il processo all’autotrasportatore. La discussione è fissata per il 15 aprile.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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