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Forum Conftrasporto: «Una crescita robusta richiede di investire di più nel trasporto combinato»

Negli ultimi 30 anni l'autotrasporto ha ridotto del 30% le emissioni di Co2 (contro il 20% del resto dei settori) e nel solo 2021 il 41,1% delle imprese dichiara di aver acquistato mezzi a minor impatto ambientale. Ma il 97% dei camion è diesel, anche perché quelli elettrici sono un'opzione da maturare. Per tagliare i tempi della transizione energetica l'unica strada, secondo Conftrasporto, è una. E si chiama «intermodalità»

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L’economia italiana corre, più di quanto non facciano quelle di altri paesi. E il Centro studi di Confcommercio pronostica – ritoccandolo verso l’alto – un incremento del PIL per il 2021 del 6,2% e dei consumi del 5%. Ma per rendere duratura questa crescita c’è bisogno – ha spiegato il presidente Carlo Sangalli – «di rafforzare il sistema logistico e dei trasporti». Il Piano di rilancio, insieme ai fondi nazionali, ha stanziato a questo scopo oltre 60 miliardi di euro, «ma per la maggior parte – ha sottolineato Sangalli – si concentrano sul potenziamento della rete ferroviaria destinata al trasporto passeggeri. Che è una cosa positiva, ma che da sola non garantisce lo sviluppo dei servizi di trasporto e logistica integrati, di cui il Paese ha bisogno». In pratica nella visione di Confcommercio non è possibile fare a meno di servizi di trasporto capillari, di quelli cioè che riesce a garantire l’autotrasporto, così come non è possibile fare a meno della sostenibilità.

Per tenere in equilibrio tutto questo c’è bisogno, secondo Conftrasporto-Confcommercio, di «una strategia duratura in favore dell’intermodalità, dalle autostrade del mare al combinato ferroviario, insieme a un processo di rinnovo del parco circolante e delle flotte». Perché soltanto integrando le diverse modalità di trasporto è possibile abbattere in tempi ridotti le emissioni inquinanti. Questo non significa che l’autotrasporto non possa fornire di per sé un contributo. Anzi, negli ultimi 30 anni questo settore ha dimostrato – si è spiegato al Forum – di poter ridurre del 30% le emissioni di Co2, contro il 20% dell’intera economia, e nel solo 2021 il 41,1% delle imprese dichiara di aver acquistato mezzi a minor impatto ambientale e il 18,1% ha compiuto azioni meno inquinanti». Il problema è che il 97% dei camion immatricolati nel 2020 è ancora diesel», anche perché non potrebbe essere altrimenti. Le soluzioni full electric – si legge nell’osservatorio realizzato da Conftrasporto – «hanno limiti di autonomia nelle lunghe distanze (oltre i 300 Km) e nei tempi di ricarica (minimo 5 ore). Non solo: per avere un’autonomia adeguata, un camion ad alimentazione elettrica avrebbe bisogno di un pacco di batterie da 15 tonnellate. In più, se si facesse viaggiare il parco-camion mondiale a batteria, per alimentarlo basterebbe a mala pena l’intera produzione globale di energia rinnovabile». 

Ecco perché in tempi brevi non si può fare di più. Ecco perché – ha ribadito il presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè – «vanno eliminate le strozzature, va creata una portualità che sia rispondente alle esigenze della logistica e che consegni le merci in tempo reale, vanno destinate maggiori risorse alle autostrade del mare, senza dover attendere anno dopo anno se ci saranno o meno i soldi necessari». 

Uggè sottolinea pure come l’autotrasporto arrivi a questo appuntamento con il combinato con un’organizzazione molto più strutturata, come dimostrano i dati diffusi nel Forum relativamente non soltanto alla crescita imponente delle società di capitale a scapito di quelle di persone (+48% negli ultimi dieci anni), ma soprattutto  dal 2011 al 2018 il valore aggiunto dei servizi offerti è cresciuto del 19,9% nominale e del 10,5% reale. E tutto questo, secondo il presidente di Conftrasporto, non è avvenuto per caso, ma «grazie proprio alle misure concordate dalle associazioni dell’autotrasporto con i vari governi che si sono succeduti e che hanno fatto sì che le imprese diminuissero di numero, ma incrementassero a livello di capacità di trasporto». Questo autotrasporto più robusto è in grado secondo Uggè di dialogare con le altre modalità e proprio questo giustifica l’assetto organizzativo di Conftrasporto, utile – sottolinea il suo presidente – proprio per «creare una realtà associativa di sistema, all’interno del quale si incontrano operatori di tutte le modalità di trasporto».

«Viviamo in un’economia basata sui flussi e quindi il fattore essenziale di competitività è il tempo. Se vogliamo fare interventi che non sono sbagliati ma a una logica di immagine senza potenziare quello che c’è. Rischiamo di non produrre benefici per l’ambiente e dobbiamo anche tenere conto che tramite queste iniziative si fa anche maggiore sicurezza. 
Non è un caso che le imprese sono cresciute. È avvenuto perché alcune misure concordate dalle associazioni con il governo passati sono quelle che hanno generato questa crescita delle imprese, che sono diminuite di numero ma sono incrementate per quanto riguarda la capacità di trasporto. E la risposta che abbiamo voluto dare come organizzazione dà il senso di ciò che crediamo: la Conftrasporto è l’unica realtà associativa di sistema che cerca di far dialogare gli operatori del mare, portuale, del ferro e della gomma di tutte le modalità. La linea che abbiamo a suo tempo avviato e che hanno portato a questo risultato e da qui ribadiamo la necessità di un intervento utile per potenziare il trasporto combinato, le autostrade del mare non devono aspettare ogni anno per sapere se avranno risorse, non bisogna aspettare anni per sapere quale sistema portuale è più funzionale al sistema delle imprese italiane.».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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