Una petizione online contro l’obbligo di acquisto di veicoli a zero emissioni (ZEV – Zero Emissions Vehicles) in cantiere da parte dalla Commissione Europea. È l’iniziativa avviata da IRU, l’Unione internazionale dei trasporti su strada, e dalle organizzazioni ad essa aderenti, tra cui Fiap, per opporre un netto rifiuto all’imposizione di quote minime di veicoli elettrici o a idrogeno rispetto al parco macchine delle aziende di trasporto o alle nuove immatricolazioni, pur riconoscendosi negli obiettivi di decarbonizzazione del settore.
La petizione «Si alla transizione ecologica, no agli obblighi» è disponibile per la firma tramite il sito IRU Yes to greening – no mandates a tutti gli operatori del trasporto, intermediari, produttori, distributori e a qualsiasi altro cliente degli operatori del settore, che si riconoscono nel principio chiaramente espresso di opposizione.
La raccolta delle firme si chiuderà il prossimo 24 novembre.
La proposta della Commissione europea
Il tutto prende il via da una proposta legislativa della Commissione europea che, entro la fine del mese di novembre, proporrà di introdurre un obbligo di acquisto di veicoli a zero emissioni (ZEV) da parte delle grandi flotte aziendali. L’iniziativa, nota come Greening Corporate Fleets, si propone di accelerare la decarbonizzazione del settore agendo direttamente sulla domanda, ovvero imponendo quote minime di veicoli elettrici o a idrogeno alle aziende di trasporto.
Secondo Bruxelles, infatti, le flotte aziendali rappresentano circa il 60% delle nuove immatricolazioni ogni anno: un bacino enorme che, se orientato verso tecnologie pulite, potrebbe imprimere una svolta rapida e visibile alla transizione.
La protesta delle organizzazioni di trasporto
Tuttavia le organizzazioni del trasporto e della logistica – a livello europeo e nazionale, come appunto IRU e Fiap – si sono subito schierate contro obblighi rigidi di acquisto. La motivazione principale è che la transizione non può essere scaricata unicamente sulle imprese di autotrasporto, già sottoposte a margini ridotti e forte pressione competitiva. L’introduzione di quote obbligatorie – spiega l’IRU -significherebbe imporre costi aggiuntivi senza considerare le reali condizioni operative delle aziende, la disponibilità di infrastrutture e la sostenibilità economica.
Secondo l’Unione, per gli operatori la scelta di dotarsi di veicoli a zero emissioni deve nascere da un’analisi concreta dei profili di missione: percorrenze, tipologie di carico, tempi di ricarica, vincoli di accesso urbano o intermodale: «Solo incrociando queste variabili con le esigenze del cliente e con il giusto e coerente riconoscimento di un adeguato prezzo del servizio, si può decidere se e come un ZEV è adatto a un determinato servizio. Senza dimenticare il fattore biocombustibili e la neutralità ambientale che, a nostro parere rientrano a pieno titolo nel percorso ecologico e di sostenibilità».
«Una lobby ambientalista a livello europeo – conclude IRU – sostiene invece l’approccio della Commissione, argomentando che solo obiettivi vincolanti possono dare la certezza necessaria a spingere investimenti su larga scala e a creare un mercato stabile per ZEV e infrastrutture. Una divergenza chiara, critica e, per certi versi, pericolosa contro la quale occorrono azioni concrete e ampie».
Anche Confetra ha aderito alla petizione europea lanciata da IRU. «Il nostro settore sostiene da anni la transizione ecologica, ma tale obiettivo va perseguito con realismo e pragmatismo», ha dichiarato l’associazione. «Le tecnologie proposte dai costruttori, anche per il trasporto pesante, stanno diventando sempre più performanti e il costo totale di esercizio (TCO) è destinato a superare quello dell’endotermico entro pochi anni. Non serve un obbligo di legge: serve accompagnare l’innovazione, non forzarla».


