Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneLogisticaCargo ferroviario, fondi PNRR a sostegno delle aziende o sarà la tempesta perfetta

Cargo ferroviario, fondi PNRR a sostegno delle aziende o sarà la tempesta perfetta

Treni fermi per i lavori di ammodernamento in Italia, cantieri sulle 40 maggiori tratte in Germania e richiesta di nuovi carri merci per attraversare la Svizzera. L’intermodalità ferroviaria sta vivendo la sua crisi più grande, con perdite che il prossimo anno si attesteranno sui 150 milioni di fatturato e si andranno a sommare ai 400 milioni persi negli ultimi 7 anni. Così Sabrina De Filippis lancia dala forum Mercintreno un appello al Governo: “Facciamo come la Spagna – dice la numero uno di FS Logistix – usiamo i fondi PNRR per sostenere le aziende” e arrivare così al 2028 quando il cargo ferroviario potrà finalmente decollare

-

Quattrocento treni merci di Mercitalia Intermodal verranno soppressi nel prossimo trimestre per i lavori di ammodernamento infrastrutturale. L’indicazione arriva da Sabrina De Filippis, amministratore delegato e direttore generale di FS Logistix, la società capofila del gruppo Fs per il trasporto delle merci. Ma l’urlo di dolore che proviene dalla 17° edizione del forum Mercintreno è molto più ampio. “Il trasporto ferroviario merci europeo sta attraversando una tempesta continua – ha sottolineato Clemente Carta, presidente di Fermerci– fatta di interruzioni ferroviarie annunciate, normative inadeguate e scarsa coordinazione tra i Paesi. Il rischio è una paralisi logistica proprio mentre ci viene chiesto di accelerare la transizione ecologica”.

Il settore ha perso 400 milioni di fatturato negli ultimi 7 anni, mentre per il 2026 si andrebbe verso una riduzione degli introiti di circa 150 milioni. Alle difficoltà in Italia legate ai cantieri messi in opera con i fondi del PNRR, si aggiungono impedimenti e nuove norme che arrivano dalla Svizzera e dalla Germania. Deutsche Bahn ha infatti annunciato un piano di ristrutturazione delle 40 maggiori tratte ferroviarie tedesche con un piano di lavori da attuare dal 2026 al 2032, mentre la Svizzera ha imposto nuovi carri ferroviari e cicli di manutenzione più ravvicinata per il trasporto merci a partire dalla fine del 2026, concedendo una proroga di un anno a un provvedimento che all’inizio imponeva l’up grade tecnologico entro la fine del 2025 (qui il nostro articolo). A completare il quadro, anche i ritardi con i quali il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti starebbe pagando i contributi all’intermodalità, il cosiddetto Ferrobonus, arrivato con l’ultimo bando pubblicato qualche giorno fa alla terza annualità, mentre molte aziende stanno ancora aspettando i pagamenti della prima, che risale al 2023. 

“La Germania per noi è il primo paese per il nostro import/export – ha ribadito De Filippis – se le tratte chiudono l’Italia soffre e i percorsi alternativi sono molto costosi. Se le nuove norme in Svizzera non venissero posticipate, noi ci fermeremmo completamente. Sappiamo che i prossimi 2 o 3 anni saranno di grande difficoltà, per arrivare al 2028 le aziende di logistica dovranno essere più che resilienti per sopravvivere. Dobbiamo essere pronti a percorrere altre strade, già battute da altri, come il caso della Spagna che ha utilizzato i fondi del PNRR per indennizzare le imprese ferroviarie. In quel caso non sono stati riconosciuti come aiuti di stato. Possiamo anche noi percorrere questa strada, ma dobbiamo procedere uniti”

L’appello è rivolto al Governo e alle istituzioni europee in rappresentanza delle quali durante il forum è intervenuto Flavio Tosi, membro della Commissione per i Trasporti e il Turismo, Parlamento Europeo, che non ha scartato l’ipotesi indicata dalla numero uno di Fs Logistix. Anche se l’esecutivo per il momento appare distante: il documento “Binario Italia” firmato da tutte le associazioni del settore e inviato al Governo la scorsa estate è rimasto ancora senza riscontro.  

Le misure sui carri imposte dalla Svizzera costerebbero all’Italia oltre 200 milioni di euro. Le aziende italiane contestano anche la metodologia con cui la Federazione elvetica ha imposto le novità. “Se ogni paese – ha detto Mauro Pacella, Presidente di Assoferr – introducesse misure autonome in Europa sarebbe un vero caos” a tutto discapito dell’intermodalità sulla quale il Vecchio continente ha lavorato da tempo. 

Sul tema le aziende chiedono un coordinamento europeo. “Germania e Svizzera rappresentano i principali canali di collegamento dell’Italia con l’Europa centro-settentrionale – ha spiegato Carta – se questi due snodi vanno in crisi, l’intero traffico merci su ferro italiano è a rischio. Se la Svizzera non rivedrà tempi e criteri tecnici, una parte importante della flotta europea rischia di fermarsi”. Fermerci ha lanciato un appello per un coordinamento internazionale reale, che coinvolga gestori infrastrutturali, governi e imprese ferroviarie, per pianificare congiuntamente cantieri, percorsi alternativi e gestione della rete.

“Si tratta di un tema molto sentito anche dagli operatori svizzeri – ha chiarito Stefano Oberti, Capo della sezione sicurezza, Vice Direttore dell’Ufficio federale dei trasporti svizzero che ha imposto l’up grade tecnologico dei carri merci e confermato la proroga per tutto il 2026 – E’ stata una decisione non facile, ma abbiamo deciso di muoverci per rinforzare la sicurezza di un traffico intenso anche in aree molto popolate”. 

“Il mercato è in calo anche in Germania – ha detto Mauro Pessano, Presidente di Fercargo – a causa della qualità del servizio che per diverse ragioni non riusciamo a garantire”. Secondo l’associazione che riunisce alcune aziende ferroviarie cargo sarebbe importante “non accumulare ritardi e incertezze sul ferrobonus e rivedere le franchigie per le penali previste da RFI per annullamento o ritardi dei merci”. Ma soprattutto “Basterebbe l’1% di quanto investito con il PNRR – ribadisce Pessano – per ristorare i disagi delle aziende”. 

close-link