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Nuova strategia UE per la mobilità sostenibile: aumentare integrazione tra autotrasporto e altre modalità

Il documento della Commissione Europea programma la riduzione del 90% delle emissioni del settore trasporti entro il 2050, attraverso 82 iniziative che guardano, in particolare, al trasporto intermodale quale strumento di efficienza e sostenibilità. Un numero in tal senso è eloquente: trasferire il 75% delle merci attualmente trasportate su strada su ferrovia e su vie navigabili interne

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Si intitola “Strategia per una mobilità intelligente e sostenibile” il documento programmatico redatto a fine 2020 dalla Commissione europea per ridurre del 90% le emissioni del settore trasporti entro il 2050. In che modo è presto detto: realizzare una serie di progetti per condurre l’Unione europea prima alla diminuzione di almeno il 55% di gas a effetto serra entro il 2030 e poi all’ambizioso obiettivo della neutralità climatica vent’anni dopo.

La proposta, presentata alla commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo dalla Commissaria europea ai Trasporti, Adina Vălean, delinea in sostanza una strategia che punta a un sistema europeo dei trasporti più sostenibile, intelligente e resiliente alle crisi future. In questo quadro generale spicca però il ruolo secondario con cui viene trattato il trasporto merci su strada rispetto ad altre modalità come la ferrovia, il traffico navale o il cargo aereo. Di camion si parla solo in alcune parti del testo e non in maniera omogenea, il che è abbastanza sorprendente se si pensa alla centralità del trasporto su gomma per il sistema europeo.

Meno autotrasporto? No, più integrato ad altre modalità

Segno di una dimenticanza? Non è possibile. Piuttosto, si dovrebbe essere indotti a pensare che la Commissione abbia come obiettivo ultimo quello di valorizzare il trasporto intermodale. Di conseguenza, anche il trasporto su gomma deve guardare, in particolare sulle lunghe tratte, allo scambio modale non soltanto come strumento per la sua ottimizzazione operativa, ma anche come allo strumento più congeniale per raggiungere, sul lungo termine, una neutralizzazione delle emissioni.
Il piano d’azione prevede comunque tre step al 2030, 2035 e 2050.

Tre tappe per tre obiettivi

La prima tappa punta, nel breve termine, a revisionare gli standard di emissioni C02 per automobili, furgoni e mezzi pesanti allo scopo di giungere al 2030 a far circolare sulle strade europee almeno 30 milioni di automobili a emissioni zero e quindi a creare 100 città europee a impatto climatico zero. Viene poi previsto il raddoppio del traffico ferroviario ad alta velocità in tutta Europa, la diffusione su larga scala della mobilità automatizzata e la messa in vendita di navi a zero emissioni.

La seconda tappa prospetta che, entro il 2035, siano disponibili sul mercato aeromobili di grandi dimensioni a zero emissioni. Nella terza fase entrano in gioco anche i veicoli pesanti, chiamati ad azzerare le emissioni entro il 2050, unitamente ad automobili, furgoni e autobus.

Per raggiungere questi traguardi è stato messo a punto un dettagliato programma con 82 iniziative in 10 settori chiave e destinati tutti insieme a far spiccare a un comparto chiave come il trasporto – che contribuisce per il 5% al PIL europeo e impiega direttamente circa 10 milioni di lavoratori – un deciso balzo in avanti.

Azioni concrete: leva fiscale per chi inquina e più intermodalità

Andiamo ora a verificare quando e in che termini la Commissione chiama in causa più o meno direttamente il trasporto merci su strada. Innanzitutto, l’organo esecutivo comunitario sottolinea la necessità, per promuovere la diffusione di veicoli a emissioni zero, di ricorrere a combustibili rinnovabili o a basse emissioni di carbonio e di sviluppare le relative infrastrutture di distribuzione. Esemplare in tal senso sarà l’installazione di 3 milioni di punti pubblici di ricarica elettrica entro il 2030.

Ancora più importante è il ribadito principio che imputa i costi dell’inquinamento a chi lo produce, a maggior ragione se non si attiene agli standard fissati dalla Commissione. Oggi, in più, questo principio viene declinato in chiave impositiva, per arrivare a uninternalizzazione dei costi esterni, vale a dire attraverso meccanismi fiscali di tariffazione del carbonio e dell’utilizzo delle infrastrutture.

Ma soprattutto, per la Commissione è decisivo che ben il 75% delle merci attualmente trasportate su strada venga trasferita su ferrovia e su vie navigabili interne. Obiettivo perseguibile malgrado nell’ultimo decennio la quota modale del trasporto ferroviario di merci terrestri era scesa al 17,9% nel 2018 dal 18,3% del 2011.

Interessante poi la parte del documento in cui, a proposito di distribuzione urbana, si allerta sui rischi legati alla crescita del commercio elettronico e, di conseguenza, sui costi generati da milioni di consegne e sull’incremento di viaggi a vuoto. Ai fini di una mobilità urbana sostenibile sarebbe auspicabile, a parere della Commissione, includere nei piani di logistica urbana il crescente ricorso a soluzioni a emissioni zero già disponibili, tra cui cargo bike, consegne automatizzate e droni.

Bye bye carta

La Commissione abbraccia anche la digitalizzazione dello scambio di informazioni con l’obiettivo di rimuovere ogni supporto cartaceo oggi in uso nel trasporto merci entro il 2030. Vale a dire spazio, fin da subito, ai certificati digitali per conducenti e veicoli e informazioni sul trasporto merci, anche sotto forma di lettere di vettura elettroniche; pagamenti ‘contactless’ per parcheggi e pedaggi, ecc.

La trasformazione digitale del settore dei trasporti e della mobilità è comunque complicata e ostacolata “da condizioni normative poco chiare; mancanza di un mercato dell’UE per la fornitura di dati; assenza di un obbligo di raccolta e condivisione delle informazioni; strumenti e sistemi incompatibili per la raccolta e la condivisione; standard diversi o preoccupazioni sulla sovranità dei dati”.

Sicurezza stradale e armonizzazione della legislazione europea sui trasporti

Viene poi ribadita la centralità del tema sicurezza, con il goal del numero di vittime a zero entro il 2050.

L’esperienza della pandemia ha infine spinto la Commissione a prevedere la pianificazione di uno o più piani di emergenza in caso di crisi, riunendo le autorità dell’UE e degli Stati membri con i rappresentanti del settore. Lo scopo sarebbe di garantire la continuità aziendale e coordinare le misure di risposta nel settore dei trasporti sulla base delle linee guida e della legislazione sviluppate durante il periodo di crisi pandemica. “Al fine di garantire ulteriormente operazioni ininterrotte di trasporto merci…in scenari di crisi – spiega il documento – la Commissione valuterà le possibilità di prevedere nuove misure di sicurezza sanitaria e operative e di stabilire un livello minimo armonizzato di servizi di trasporto essenziali. L’UE potrebbe anche dover adattare la legislazione esistente sui trasporti per consentire una risposta rapida alle crisi”.

Considerazioni finali

La Commissaria Adina Vălean

La Commissaria Vălean ha sottolineato che sarà indispensabile offrire un quadro economico e normativo stabile alle imprese europee, tale da creare un terreno favorevole per programmare ed effettuare ingenti investimenti volti a garantire da un lato, il raggiungimento degli obiettivi posti dal Green Deal e, dall’altro, a garantire la continuità delle attività, in caso di crisi, sulla base di linee guida omogenee e condivise da tutti gli Stati membri.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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