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Varato il Piano dei Porti: l’obiettivo è fare sistema con le altre modalità

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Si chiama «Piano della portualità e della logistica» e per l’Italia e, almeno rispetto ai porti (meno sulla logistica), rappresenta una novità. Lo ha approvato il Consiglio dei ministri in via preliminare, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, affinché in maniera definitiva venga integrato in un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (dopo il necessario passaggio delle commissioni parlamentari competenti), così come previsto dal decreto Sblocca Italia.
Ma a cosa serve un Piano della portualità? Lo scopo primario è quello di accrescere la competitività dei nostri porti e della nostra logistica affinché favorisca anche la ripresa economica. La cosa interessante è proprio quella di collegare l’attività trasportistiche generate dai nostri porti con il resto dei sistemi e delle modalità di trasporto. Il Piano cioè si preoccupa non soltanto di cosa si fa all’interno dei porti, ma anche di come ci si entra, in che tempi, tramite quali procedure burocratiche, al fine di semplificarne il flusso. La semplificazione amministrativa, infatti, è tra i primi obiettivi dichiarati del Piano, unitamente allo sviluppo dell’intermodalità e dei collegamenti dell’ultimo miglio, all’efficienza dei controlli, all’attrazione di risorse finanziare per modernizzare le infrastrutture di servizio. Ma soprattutto – come ha spiegato Delrio al Sole 24 Ore – lo scopo del Piano è di rimettere il Sistema Mare al centro della logistica (che vale il 15% del Pil) e di centralizzare una serie di decisioni e di investimenti, spostandoli dalle singole Autorità portuali direttamente all’interno del ministero. Anche perché tra Pon Infrastrutture dell’Europa e soldi del governo italiano, per realizzare il Piano sarà messo sul piatto circa un miliardo di euro, senza contare che già FSI e Anas hanno inserito nei loro piani strategici la realizzazione delle infrastrutture viarie e ferroviarie che servono per collegare i porti alla rete. Senza considerare che – a proposito di rete – il Piano stabilisce la necessità di un percorso normativo per consentire all’Italia di adeguarsi alla revisione della politica Ue delle Reti Trans-Europee di Trasporto (TEN-T) proprio attraverso il sostegno di progetti infrastrutturali di interesse comune nel settore.

Si tratta di considerazioni concrete e urgenti, visto che lo stesso Delrio ha ricordato come, tra il 2005 e il 2014, mentre tutti gli altri paesi mediterranei vedevano i loro porti crescere, il nostro sistema portuale arretrava del 6% nel trasporto merci. E tutto lascia presupporre che possa andare anche peggio, visto che se prima in tanti per spedire merci dall’Asia in Centro Europa, preferivano andare sui grandi porti del Mare del Nord, invece che fermarsi in Italia malgrado richiedesse 14 giorni di navigazione in meno, oggi sempre di più si preferiscono.

Oltre alla soddisfazione del ministro, l’approvazione del Piano della Logistica e della Portualità ha incassato quella della vice segretario del PD, Debora Serracchiani, nonché presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, la quale ha sottolineato come “il documento ha le caratteristiche giuste per aiutare il sistema Italia a rafforzare i legami con le reti di trasporto dell’Unione Europea”, ma soprattutto che “le novità che saranno introdotte in materia di servizi nautici, di snellimento doganale e di controlli unici i sistemi logistico-portuali potranno meglio attrezzarsi per competere con i grandi porti del Nord Europa e del Sud Mediterraneo”.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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