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HomeRivista 2020363 dic 2020 / gen 2021Volkswagen T6 Furgone Business 2.0 TDI (L1-H1). Qualità in movimento | TEST DRIVE

Volkswagen T6 Furgone Business 2.0 TDI (L1-H1). Qualità in movimento | TEST DRIVE

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Non è l’aspetto che si guarda per primo in furgone, però – è un giudizio soggettivo – la colorazione del Transporter preso in prova è particolare. Si chiama “Ascot Grey” e ha due meriti: si discosta dal classico furgone bianco e, siccome rimane nella gamma dei pastelli non metallizzati, è anche economica. Parliamo di colori, in realtà, anche perché, almeno esternamente, la versione 6.1 di questo leggendario veicolo rimane simile alla precedente. Le novità sono tre, tutte nel segno della funzionalità: sul frontale si apre una “bocca” di raffreddamento più ampia che si estende verso il basso; la nervatura che corre lungo tutta la fiancata ora ingloba le frecce laterali anteriori anticipate dalla scritta Transporter e si chiude all’altezza dei fanalini posteriori; gli specchi retrovisori sono posizionati più in basso. Ciò detto entro all’interno.

Gli interni

Gli interni del Transporter sono caratterizzati da una “firma Volkswagen” inconfondibile e da materiali plastici di qualità. La plancia bicolore è ricca di vani porta oggetti che tengono in considerazione anche gli spazi per appoggiare gli smartphone

Qui le cose cambiano, non fosse altro perché diventa più evidente l’inconfondibile «firma Volkswagen» che passa anche da una capacità evidente: rendere la plastica un materiale visivamente e tattilmente di qualità. La plancia bicolore – marrone scuro sopra e grigio/marrone chiaro sotto – è ricca di intelligenti vani porta oggetti che contemplano anche gli spazi per appoggiare gli smartphone e le relative prese USB, divenuti strumenti di lavoro indispensabili. Comode le mensoline accanto alla strumentazione, pratici i portabicchieri integrati ai lati del cruscotto, insieme al portabottiglie estraibile, che può essere refrigerato, così come il cassetto portaoggetti, tramite il climatizzatore. E poi una considerazione: la qualità non fa rumore. In qualunque contesto mi andrò a muovere, lo scricchiolio è bandito dall’abitacolo del T6.1.

Ai posti di comando

Prendo posto dietro al volante multifunzione a tre razze con corona rivestita in pelle e appiattita in basso per rendere agevole la vita anche a taglie forti come quella dello scrivente. Il sedile di guida è completamente regolabile, anche in altezza. Al mio fianco una panchetta biposto, comoda, anche se non regolabile, per due passeggeri. In compenso le sedute sono ribaltabili, previa apertura con chiave laterale, dando accesso a due comodi gavoni rivestiti in materiale plastico. Resistente il rivestimento dei sedili in tessuto scozzese motivo “Double Grid” a trama fine al centro e grigio chiaro ai lati. Il pavimento è protetto da pratici tappetini in gomma

Pronti? Via!

Giro la chiave. Il quadro strumenti prende vita con una discreta retroilluminazione (diurna e notturna) che facilita la lettura del contachilometri a destra e del contagiri a sinistra, entrambi analogici. Il nuovo motore turbodiesel EA288, equipaggiato con start/stop, da 1.968 cc, 150 CV e 340 Nm, si avvia prontamente. Per soddisfare gli standard Euro 6d-Temp, i tecnici di Wolfsburg hanno fatto ricorso un sistema di riduzione catalitica selettiva (SCR). Il cambio è un manuale a 6 marce. La trazione è anteriore.
Come itinerario, per non rischiare di rimanere intrappolato da qualche repentino cambio di colore – in tempo di Covid non si sa mai – scelgo di rimanere a Roma, anche perché è sufficientemente grande per testare il veicolo su più percorsi. Si parte: prima, seconda, terza… gran ripresa. Nel passaggio tra terza e quarta, invece, si perde qualche giro di troppo. Comunque, giunto al GRA si riesce a gestire la marcia rimanendo sempre in sesta.
L’inserimento in curva è preciso e l’assetto rigido quanto basta per consentire al veicolo di girare piatto. Nonostante sia vuoto, il T6.1 non rimbalza sulle buche e assorbe bene le asperità del fondo stradale.
L’allestimento del veicolo in prova prevede il sistema Park Distance Control: in manovra, tramite sensori anteriori e posteriori, sul display da 6,5” del sistema di infotainment Composition Audio, viene visualizzata l’icona del veicolo e l’eventuale avvicinamento a ostacoli, sottolineato anche con segnali acustici. A mio giudizio funziona meglio delle telecamere, che spesso rimandano immagini disturbate dalla luce. Sotto al capitolo «sicurezza», va poi incluso di serie il Side Wind Assist che stabilizza il veicolo in caso di forti raffiche di vento laterale tramite ESP che mantiene la traiettoria.
A novembre le giornate si accorciano in fretta, oltre alle luci diurne a LED accendo i fari anabbaglianti. Il veicolo è dotato anche di fendinebbia con luci di svolta, che mi sembra si accendano un po’ in ritardo: in pratica quando la curva è quasi finita. A fine giornata il computer di bordo indica un consumo medio di 8,1 litri/100 km, poco più di 12,3 km/litro. C’è da considerare il carico assente, ma anche il fatto che i chilometri percorsi si sono consumati tra continui stop & go del centro di Roma. E per questo mi posso dire soddisfatto.

La nervatura che corre lunga l’intera fiancata del Transporter ingloba le frecce laterali anteriori, anticipate dalla scritta Transporter in rilievo su targhetta nera, e si chiude all’altezza dei fanalini posteriori.

Lo spazio per la merce

Da sempre uno dei punti forti del Transporter, la zona carico viene conservata praticamente identica alle precedenti versioni. Si accede tramite due portelloni posteriori a battente (L 1.473 x H 1.299 mm), con angolo d’apertura di 90°/180°, o tramite portellone laterale scorrevole (L 1.017 x H 1.282 mm) sul lato sinistro. Il vano di carico presenta una volumetria di 5,8 m3. Il piano di carico è largo 1.700 mm, 1.244 fra passaruota. Il veicolo in prova è un passo corto e dispone di paratia cieca, con lunghezza del piano di carico di 2.572 mm, che consente di caricare comodamente due europallet 800×1.200 mm. Sono di serie i sei anelli di fissaggio posti sul piano di carico, l’illuminazione interna e i pannelli in masonite a protezione della parte bassa della carrozzeria.

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