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SMET e la digitalizzazione: «l’intelligenza artificiale contro la carenza di autisti»

L’azienda salernitana ha sviluppato in casa un algoritmo con cui è possibile ottimizzare le percorrenze, ridurre i chilometri, aumentare la produzione e, di conseguenza, contenere il costo del lavoro

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Sul piatto della digitalizzazione della logistica lo Stato ha messo 250 milioni di euro del PNRR. L’intento dichiarato è di «aumentare la competitività logistica nazionale realizzando un sistema digitale interoperabile tra attori pubblici e privati per il trasporto merci e la logistica. Così si semplificano procedure, processi e controlli, grazie alla de-materializzazione dei documenti e allo scambio di dati e informazioni». Di questi, 175 milioni sono da destinare direttamente alle imprese. Pochi, se vogliamo, rispetto ai 191,50 miliardi di investimenti complessivi del Piano, ma abbastanza per un settore che si è svegliato solo con il Covid che, da una parte, ha reso visibile alle stesse aziende l’importanza della logistica e, dall’altra, ha lanciato l’e-commerce in Italia con percentuali di aumento annuo costantemente a doppia cifra dopo il 26% del 2020.

Due fattori che hanno convinto anche gli autotrasportatori che non è più possibile eludere la digitalizzazione e che non basta più limitarsi all’utilizzazione del GPS per il tracking della merce o alla dematerializzazione dei documenti (per esempio il CMR che diventerà obbligatorio in tutta Europa dal 2024). Ormai si parla di Logistica 4.0, che rappresenta un mondo complesso da capire e difficile da approcciare. Non è un caso che digitando su un motore di ricerca «digitalizzazione della logistica» si venga inondati da una serie di offerte di software o di consulenza tecnologica che si candidano a venire incontro alle imprese con spiegazioni dettagliate che sfociano nella promozione del proprio prodotto. Segno che la domanda c’è, ma stenta a decollare. Anche perché per sfruttare in pieno tutte le potenzialità c’è bisogno di investimenti.

Come quello deciso dal Gruppo SMET di Salerno, attivo nella logistica integrata, da sempre attento alle tecnologie al punto di aver creato una software house interna composta da cinque esperti in Intelligent transportation system, gestione flotte e pianificazione. Di fronte alla necessità di ridurre il fabbisogno di autisti ha pensato di mettere in campo l’Intelligenza artificiale creando una start up su misura. Il nuovo soggetto, sviluppato dall’Associazione giovani innovatori italiani, si chiama Artificial intelligence transportation (AIT) e ha il compito di ottimizzare il servizio, gestendo al meglio i turni dei conducenti, con il duplice obiettivo di aumentare la produzione e risparmiare sul costo del lavoro. Dietro, c’è un investimento da 150 mila di euro. Che non saranno tanti ma non tutti se lo possono permettere. Anche la digitalizzazione ha bisogno di aziende solide e ben dimensionate, dove i costi delle tecnologie vengono ammortizzati più rapidamente proprio dalle dimensioni del risparmio. In questo caso l’amministratore delegato, Domenico De Rosa, individua i vantaggi nel software nella «possibilità di ottimizzare le percorrenze e di ridurre i chilometri percorsi di circa il 12%. Ma sarei assolutamente soddisfatto anche se si fermasse al 7%». In definitiva, si riesce per un verso ad aumentare la produzione e dall’altro a risparmiare sul costo del lavoro.

Ma come funziona l’intelligenza artificiale? In concreto vengono introdotti nel sistema tutti i possibili dati relativi di viaggio, programmando le tempistiche in modo dettagliato. Quando poi si va nella pratica, il sistema compara la pianificazione teorica con la situazione reale e ne valuta lo scostamento suggerendo in tempo reale i correttivi più opportuni. Molto banalmente, se sia conveniente portare il semirimorchio in un porto, come era previsto, e non piuttosto in un terminal ferroviario.

Ovviamente il sistema avrà un periodo di test, condotto con affiancamento degli stessi sviluppatori, necessario non soltanto a verificarne il corretto funzionamento, ma anche a fare in modo che gli operatori del traffico di SMET acquisiscano familiarità con il software. E se qualcuno all’esterno lo trovasse utile e lo volesse utilizzare? De Rosa esclude condivisioni: «È stato sviluppato secondo le esigenze di SMET e sarà utilizzato soltanto in azienda». Come a dire, ognuno deve fare il proprio business.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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