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FiltCgil: «La politica intervenga per migliorare la logistica». Così il referendum può incidere sul settore

L’assemblea che si è svolta ieri a Roma alla presenza di Maurizio Landini ha ribadito che, accanto all’azione della Magistratura che sta portando a galla l’illegalità nel settore e quella del sindacato che sta lavorando per la regolarizzazione del lavoro, serve un intervento politico di programmazione e di visione. I quesiti referendari possono aiutare nel percorso verso l’uguaglianza dei diritti, la legalità negli appalti e nell’integrazione sui posti di lavoro

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Serve un intervento politico per migliorare le condizioni di lavoro nella logistica che metta ordine nel solco prodotto dalle inchieste della magistratura milanese volte a portare alla luce frodi fiscali, appalti illegali e “serbatoi di manodopera” di molti grandi gruppi internazionali. Un’azione di programmazione che abbia la capacità di recuperare anche alcune iniziative sindacali, molte delle quali già scritte nero su bianco nel contratto collettivo nazionale, siglato lo scorso 6 dicembre, e altre sui tavoli delle trattative come le internalizzazione che finora hanno interessato oltre 10mila addetti alla logistica in aziende come FedEx, Dhl, Brt, Arcese, Mondo Convenienza e DB Schenker e l’avvio di relazioni industriali in alcuni gruppi che sembravano inespugnabili come Amazon, il gruppo MSC Medway e Medtruck e il Gruppo Gavio con l’obiettivo di spingere per l’applicazione integrale del Ccnl e la qualificazione degli appalti. È questo, in sintesi, quanto emerso dall’assemblea della FiltCgil che si è svolta ieri a Roma nell’ambito di una delle prime iniziative che aprono la campagna d’informazione sui 5 quesiti referendari proposti dal sindacato guidato da Maurizio Landini sui quali la consultazione è prevista per l’8 e il 9 giugno. 

Logistica: elementi di modernità e precarietà

“I referendum sono anche un’occasione per migliorare la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici del settore della logistica – ha detto il segretario generale della Filt Cgil Stefano Malorgio – grazie all’azione del sindacato nel settore sono stati fatti molti passi ma ancora c’è da fare. Quello della logistica in Italia – ha evidenziato Malorgio – è un settore centrale per il Paese ed è caratterizzato da elementi di modernità, alta è infatti l’incidenza dell’impatto dell’evoluzione tecnologica, ma anche di arretratezza con casi di sfruttamento del lavoro e fenomeni di illegalità su cui sta intervenendo anche la magistratura con le sue inchieste milanesi che hanno colpito alcuni grandi player internazionali del settore. Serve ora una sinergia tra l’azione sindacale e quella giuridica, coinvolgendo anche il Governo e serve un miglioramento del quadro legislativo a partire dalle proposte referendarie per contrastare la precarietà”.

Stefano Malorgio

Aree di sosta e mezzi sicuri nella programmazione chiesta al Governo

“La centralità della logistica ha fatto emergere tutte le fragilità di questo settore che da anni denunciamo, a partire dalla mancanza di un piano generale della logistica e dei trasporti, che garantisca una logistica integrata – ha detto Michele De Rose, segretario nazionale della Filt Cgil – La programmazione nel settore dovrebbe interessare l’insieme degli insediamenti logistici, per arrivare a metodi e strumenti di governance integrata delle funzioni logistiche, economiche e territoriali sul modello delle Zone Economiche Speciali (ZES). L’obiettivo è evitare la proliferazione disordinata sul territorio di strutture avulse dalla rete complessiva dei collegamenti. Inoltre, una corretta programmazione infrastrutturale dovrà tener conto della necessità di investimenti infrastrutturali per la realizzazione di aree di sosta che garantiscano la qualità del risposo e delle necessità degli autisti, così come il sostegno per la dotazione di sicurezza dei mezzi”.

L’impatto del referendum sulla logistica

I 5 quesiti referendari, oltre all’obiettivo primario di “uniformare i diritti per tutti i lavoratori” come ha sottolineato Landini nel suo intervento finale, chiedono il cambiamento di alcune norme con l’intenzione di creare condizioni più stabili per il lavoro che potrebbero avere riscontri anche nel mondo della logistica. Nell’ambito della tavola rotonda “La centralità della logistica del Paese, la nuova frontiera tra narrazione e realtà”, a cui hanno partecipato Carlotta Caponi, segretario nazionale della FAI, Paola De Micheli, vicepresidente della Commissione attività produttive della Camera ed ex-ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Yassine Baradai, segretario nazionale UCOII, Bruno Giordano, magistrato ed ex direttore dell’Ispettorato del Lavoro e Luca Lanini, professore di logistica e supply chain all’Università Cattolica, è emerso come i tempi più brevi per ottenere la cittadinanza per i lavoratori stranieri (che nella logistica rappresentano il 32% della forza lavoro) possano migliorare l’integrazione negli ambienti di lavoro e sostenere la ricerca di personale qualificato, fortificando gli istituti già introdotti nel Ccnl come la figura dal mediatore culturale e il cumulo delle ferie per raggiungere i paesi d’origine. Anche il quesito numero 4 per la tutela della sicurezza sul lavoro impatta in un settore come quello della logistica che produce l’8% del PIL ma genera il 17,2% delle morti sul lavoro. Il quesito punta ad estendere la responsabilità dell’appaltatore sull’appaltante ricalcando (ma anche rafforzando) quanto già introdotto nel Ccnl logistica e autotrasporto con l’articolo 42 che impone al committente una serie di controlli (anche sulla sicurezza) prima di affidare un appalto. 

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