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Marianna Dal Degan: «E poi è successo che mi sono innamorata del camion»

C’è un modo di dire inglese che recita: «Se la vita ti offre limoni, fatti una limonata». In altre parole, come reagire quando la vita non va come ti aspettavi? Marianna Dal Degan ha deciso di affrontare le difficoltà dalla cabina del suo camion. Un sogno nato inaspettatamente vent’anni fa e che l’ha portata a vincere nel 2014 il premio “Sabo Rosa” come camionista dell’anno e oggi a gestire la sua impresa di trasporti. Passando per difficoltà, imprevisti, ma anche tante soddisfazioni

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Doveva essere solo un “lavoretto” nel weekend, per arrotondare. Di quelli che da giovane fanno sempre comodo. In realtà, a Marianna Dal Degan, 41 anni e originaria di Belfiore – un paese con poco più di 3mila abitanti nella provincia di Verona – ha cambiato la vita. È un sabato pomeriggio qualunque di vent’anni fa quando un’amica che lavora in un’azienda di trasporti chiede a Marianna di darle una mano a lavare i mezzi. Lei lavora in fabbrica e non si è mai avvicinata a un camion, ma qualcosa quel giorno scatta dentro di lei e la vita, ancora una volta, stravolge i suoi piani.
È lei a raccontarci come andò quel giorno. «All’epoca avevo 21 anni ed ero responsabile di reparto per un’azienda di rilegatura di libri. Un lavoro che mi piaceva, ma quando la mia amica mi propose di darle una mano non mi tirai indietro. Doveva essere solo per quel pomeriggio, ma poi è successo che mi sono innamorata dei camion».

Come è avvenuto il salto dal piazzale alla cabina di guida?

Fin da subito ho deciso di prendere le patenti e il titolare della ditta per la quale lavavo i camion mi assunse. Gli devo moltissimo, non solo perché sono entrata in questo mondo grazie a lui, ma anche perché mi ha insegnato tante cose che ancora oggi mi porto dietro e che sono fondamentali per la mia attività.

Oggi sei titolare di una tua azienda di trasporto. Quando hai iniziato a maturare l’idea di metterti in proprio?

A 26 anni già avevo il pallino di comprare un camion tutto per me e di aprire una mia azienda, così tentai. Mi iscrissi a un corso, di giorno lavoravo e la sera studiavo, frequentavo le lezioni nel weekend. Non fu una passeggiata, su settanta iscritti passammo solo in dieci. Alla fine del corso, però, nonostante fossi stata promossa, fui costretta ad accantonare l’idea perché mi resi conto che era un sogno troppo difficile da realizzare.

O almeno così credevi.

Ho dovuto aspettare dieci anni, ma alla fine sì, il sogno si è realizzato, anche se con non pochi sacrifici. Sono partita da zero, ma per fortuna ho sempre trovato lungo il mio percorso persone che mi hanno sostenuta. Il loro supporto mi ha dato la forza di andare avanti e oggi sono soddisfatta di quello che ho creato: nonostante le difficoltà sono già sei anni che gestisco la mia attività.

Te lo saresti mai immaginata?

Nulla nella mia vita è andato come mi aspettavo. Ho avuto un’infanzia complicata e le difficoltà familiari mi hanno portata a crescere velocemente e prendere una strada diversa da quella che sognavo da bambina. Avrei voluto fare la fisioterapista, o almeno questo era quello che sognavo all’epoca, ma al terzo anno di superiori dovetti lasciare la scuola e iniziare a lavorare. Niente università e niente fisioterapia. Non ho però smesso di studiare, ho seguito dei corsi serali per poter prendere il diploma di operatrice agraria e anche quando qualche anno fa la strada dell’autotrasporto si è fatta incerta, ho scelto di investire nella formazione. L’azienda di trasporti per la quale lavoravo aveva chiuso e a quel punto mi sono chiesta se volessi ancora stare sul camion. Avevo rinunciato alla mia vita privata, avevo bisogno di staccare e così sono tornata a scuola. Nel 2013 ho conseguito un attestato come agente di commercio, ho aperto la partita Iva e ho iniziato a lavorare nel settore dell’attrezzatura. Giravo per le officine vendendo i prodotti. In fondo, i motori sono sempre stati la mia passione e guidando i camion avevo imparato qualcosa di meccanica.

Quando hai capito che però il tuo futuro sarebbe stato di nuovo alla guida?

Quando inaspettatamente il sogno di avviare una mia attività di trasporto è tornato a bussare alla porta. Mi si è presentata l’occasione di comprare un camion. Lo ammetto, all’inizio ero titubante, ma ho pensato che non volevo vivere con il rimpianto di non aver tentato, così mi sono lanciata.

Oggi la tua attività come va?

Ho quattro camion, compreso il mio, e tre collaboratori. Fino a qualche tempo fa erano cinque i camion, ma con l’aumento dei costi ho dovuto ridurre le spese, facendo a meno di uno. Non è facile. Per questo lavoro ho rinunciato alla mia vita privata e al mio tempo libero. In settimana guido ed è difficile che rientri a casa la sera, il sabato lavo ancora i miei camion e la domenica gestisco la parte amministrativa. Questo mestiere richiede tanta passione, dedizione e soprattutto versatilità. Per esempio, oggi guido un bilico centinato e trasporto materiale inerte, ma all’occorrenza sono pronta a cambiare. Serve un po’ di mentalità di impresa e capacità di adattamento per andare avanti.

Qual è la soddisfazione più grande che hai ottenuto dal tuo lavoro?

Nel 2014 ho vinto il premio “Sabo Rosa” come camionista dell’anno, il ricordo più bello della mia vita. Mi sono candidata imperterrita per tre anni di fila, ci tenevo davvero. Poi la chiamata: avevo finalmente vinto. Ricordo che avevo il cuore a mille quando andai a ritirare il premio a Bologna alla Roberto Nuti Spa.
Quello successivo fu un periodo incredibile, mi chiamarono per partecipare a diversi programmi televisivi, tra cui «Avanti un altro«, nella puntata speciale «donne e motori», e «I soliti ignoti». E qui, il concorrente doveva indovinare quale lavoro facessi, ma ovviamente sbagliò: nessuno si aspettava che fossi una camionista.

In effetti non sono molte le donne nel settore.

Sicuramente sono molte di più di quando iniziai. Vent’anni fa nella mia zona eravamo solo in due e non fu facile. Mi dicevano che ero pazza, che dovevo stare a casa e pensare alla famiglia, ma più cercavano di abbattermi e più mi veniva voglia di provarci. Molti credevano, o credono ancora oggi, che le donne non possano fare questo lavoro. Ma che mentalità è? Io lo faccio e credo di farlo anche bene, quindi è la dimostrazione che si può fare. A contare è la passione, non il genere. Però, tra noi autiste serve maggiore supporto e solidarietà.

Qual è stato il momento più difficile che hai dovuto affrontare?

Qualche anno fa, poco prima di vincere il Sabo Rosa, ho avuto un brutto incidente. In realtà non ricordo nulla di quei momenti. Ho avuto un malore alla guida e sono svenuta. Ricordo solo di essermi svegliata molto frastornata quando ormai ero fuori strada. Ho distrutto il camion e ho passato una settimana in ospedale, per fortuna senza conseguenze più serie. Il fatto di non ricordare nulla di quei momenti, però, mi ha in qualche modo aiutata a non avere paura in seguito.

Chi è Marianna quando non è alla guida del suo camion?

Il problema è che oggi è difficile non vedermi alla guida del camion. Quando posso, però, cerco di concedermi un massaggio o un giro con le amiche. Come ho detto, da piccola sognavo di fare la fisioterapista. La vita poi è andata diversamente, ma ho cercato comunque di realizzare in qualche modo quel sogno. Ho seguito dei corsi e conseguito diversi attestati come massaggiatrice. Sono anche una danzatrice del ventre. Ho ballato per sette anni esibendomi in diverse occasioni, tra cui qualche sfilata, un po’ per beneficienza e un po’ per divertimento.
Ultimamente ho dovuto accantonare queste passioni per dedicarmi al lavoro, ma mi sono ripromessa che tornerò a danzare e a sfilare. Sono belle esperienze che mi permettono di stare a contatto con tanta gente e conoscere mondi diversi dal mio, oltre che a staccare un po’ dal lavoro.

Hai realizzato tutti i tuoi obiettivi o hai un altro sogno nel cassetto?

Il lavoro con cui ho iniziato questa avventura è anche quello con cui vorrei chiuderla. In futuro mi piacerebbe aprire un mio autolavaggio per camion. È un sogno difficile da realizzare, lo so, ma chissà, forse un giorno ci riuscirò.

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