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Sonia Primiceri, amministratore unico Trasporti F.lli Primiceri e vicepresidente Fiap. La figlia di Rocco e i suoi fratelli

C’è un gene speciale nell’azienda fondata 65 anni fa da Rocco Primiceri. Di quelli che si trasmettono e che contagiano. Pensate che all’interno della seconda generazione, composta da sei figli, il timone è stato assegnato a Sonia, la più giovane, mentre i suoi quattro fratelli la assistono e la motivano. Ma più in basso già spinge la terza generazione. E di 14 nipoti, ben 10 hanno già varcato i cancelli aziendali

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Una famiglia numerosa e unita. Questa la ricetta del successo della Trasporti Fratelli Primiceri, azienda di Casarano (Lecce) fondata nel 1957 da Rocco Primiceri e giunta oggi alla terza, giovanissima, generazione. Come tutte le ricette di successo, però, non manca l’ingrediente segreto ed è facile immaginare che si nasconda dietro la figura di chi oggi tira le redini della società.
Sonia Primiceri, la più piccola di sei fratelli, figli di Rocco Primiceri, è amministratore unico della Trasporti F.lli Primiceri e, dal febbraio 2022, anche vicepresidente Fiap, Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali. Determinata e visionaria è cresciuta nel mondo dei trasporti e oggi ha ben chiara la strada da seguire affinché sempre più donne possano entrare a far parte del mondo della logistica.

Partiamo dalla sua storia. Oggi amministra la Trasporti Fratelli Primiceri, azienda di famiglia fondata nel 1957. L’autotrasporto è da sempre una sua vocazione?

Io sono nata in un’azienda di trasporti, ho respirato e amato questo settore fin da subito. Sono infatti la più piccola di sei figli, di cui quattro maschi, e tutti quanti loro, come mio papà, sono stati camionisti in passato e oggi impegnati nell’azienda di famiglia. Devo quindi a loro la mia passione per questo settore perché mi hanno coinvolta da subito e soprattutto mi hanno dato fiducia. Oggi posso dire con orgoglio di essere amministratore unico della nostra azienda, nonostante sia la figlia più piccola. E lo devo a loro che mi hanno sempre supportata e non mi hanno mai fatto pensare che questo mondo, in quanto donna, non potesse appartenermi.

Le donne nei trasporti, però, sono poche, nonostante gli ultimi dati dell’IRU dicano che il nostro Paese sia quello con il maggior numero di donne alla guida di un mezzo pesante in Europa. Cosa bisognerebbe fare per promuovere la presenza femminile nel settore?

Prima di tutto dobbiamo far conoscere il nostro lavoro e far capire quanto possa essere attraente, cominciando dagli interventi nelle scuole. In altre parole, è nostro dovere far appassionare a questo lavoro. Mi sento in dovere di dire questo perché rispecchia molto la mia storia. Mio padre e i miei fratelli mi hanno fatto vivere il mondo del trasporto e me lo hanno fatto vedere da una prospettiva diversa. È così che è nata la mia passione. È importante quindi che le donne sappiano che questo settore è aperto anche a loro. Naturalmente le istituzioni ci devono accompagnare in questo percorso creando infrastrutture e giusti servizi, come asili nido e aree di sosta che si sposino con le necessità delle autiste. È però compito delle aziende sostenere le donne nel loro percorso di crescita familiare e lavorativa. Essere donne, e per chi lo desidera essere anche madri, è un dono di cui andare orgogliose. Supportare una donna che decide di dedicare un periodo della sua vita alla famiglia per me significa investire sul nostro futuro.

In Cina e negli Stati Uniti la percentuale di donne alla guida di un mezzo pesante è nettamente superiore. Quali sono gli spunti che dovremmo prendere da questi Paesi?

Credo che alla base di questo divario ci sia un fattore prima di tutto culturale. Per tanti anni abbiamo escluso le donne dal mondo dei trasporti e ora serve recuperare. In secondo luogo, credo che anche la qualità delle infrastrutture e la maggiore sicurezza giochino un ruolo importante. Sotto questo punto di vista in Italia c’è molto da fare.

Fiap, di cui lei è vicepresidente, rappresenta oltre 1.200 imprese del settore. Crede che all’interno di queste realtà stia già avvenendo un cambio di passo culturale?

Decisamente sì. Il nostro compito ora deve essere quello di entrare in queste aziende e cercare di coinvolgere maggiormente anche le figure femminili. Fare networking, creare aggregazione e momenti di scambio è fondamentale per individuare figure che altrimenti emergerebbero forse con maggiore difficoltà.

Anche all’interno delle associazioni di settore le donne con ruoli di vertice non sono molte. Come promuovere un maggiore protagonismo femminile in questo ambito?

Io mi sento responsabile in prima persona e mi impegnerò a fare del mio meglio affinché anche altre donne si sentano ispirate e quindi si propongano per ricoprire ruoli più importanti all’interno delle associazioni di settore. Come ho detto, il coinvolgimento è fondamentale. Io per prima non avevo mai nutrito il desiderio di ricoprire un ruolo rappresentativo, ma quando ho conosciuto le persone che compongono la squadra di Fiap e mi è stata offerta questa possibilità ho accettato volentieri perché ho capito che posso mettere a disposizione le mie competenze e la mia esperienza per fare la differenza.  

Di recente Fiap ha siglato un accordo con TIM per favorire l’innovazione digitale delle imprese logistiche. Crede che la digitalizzazione possa fornire uno stimolo all’ingresso delle donne nel settore. E se sì, come?

Sì, sicuramente la tecnologia può aiutare, può rappresentare un ulteriore stimolo, una fonte di attrazione. Oggi fare l’autista non è solo mettersi sul camion e guidare da un punto A a un punto B; gli autisti sono professionisti che devono conoscere e saper utilizzare la tecnologia per poter svolgere il loro lavoro. La tecnologia aiuta a qualificare la professione, con tutti i vantaggi che ne conseguono, per gli uomini come per le donne.

C’è qualcuno a cui si ispira?

Ci sono molte donne che ricoprono ruoli di grande rilievo in diversi ambiti. Mi piace osservare e imparare da ciò che osservo. Poi ci sono i giovani, che sono sempre stati la grande forza dell’azienda di famiglia in cui sono cresciuta, giunta alla terza generazione. Su quattordici nipoti, dieci sono già in azienda. Io, i miei fratelli e mio padre possiamo trasmettere loro la nostra esperienza e la nostra memoria

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