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A schiena dritta

Guido da tanti anni e da quasi altrettanti soffro di mal di schiena. So di essere in buona compagnia, ma il mal comune, in questo caso, non mi garantisce nemmeno un po’ di gaudio. Cosa determina il dolore e, quindi, cosa si può fare per cercare di contenerlo?
Giuseppe L_Catania

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A giugno di quest’anno la rivista International Journal of Environmental Research and Public Health ha pubblicato un articolo nel quale gli autori hanno valutato l’impatto delle patologie muscolo-scheletriche sulla salute degli autotrasportatori, attraverso una revisione critica della letteratura scientifica sul tema dal 2006 al 2021. Gli studi selezionati, condotti complessivamente in 14 nazioni e relativi a 5 tipi di veicoli (autobus, pullman, camion, furgone o taxi), hanno dimostrato che la lombalgia, cioè il dolore alla parte lombare della colonna vertebrale (low back pain degli anglosassoni), rappresenta la patologia muscoloscheletrica di gran lunga più frequente soprattutto tra gli autisti di camion, furgoni e taxi, tanto da rappresentare una frequente causa di assenza dal lavoro per motivi di salute. In questa categoria di lavoratori, l’articolo ha evidenziato come il numero di ore alla guida (in particolare se 8 o più ore al giorno o tra le 36 e le 48 a settimana), il numero di anni di lavoro, l’ergonomia del veicolo e le vibrazioni siano i principali fattori di rischio. In particolare, ci dicono gli autori, non è tanto l’essere seduti alla guida, ma il tempo trascorso in una posizione sedentaria fissa e/o viziata, con poche e comunque brevi interruzioni, a causare tensioni nella parte bassa della schiena. Il sovraccarico continuo e prolungato delle articolazioni determina infatti un trauma graduale, ma reiterato che genera dolore e riduce la mobilità, la coordinazione e il controllo del movimento causando problemi circolatori locali e alterazioni degenerative che possono portare a patologie discali.

L’impatto della prolungata posizione di guida è condizionato anche dall’ergonomia del veicolo, parlo del comfort e del design del sedile anche in relazione alle caratteristiche fisiche del guidatore, del supporto per la schiena, dello spazio per le gambe, dell’ammortizzazione che possono indurre posture sbagliate, contrazioni muscolari anomale e soprattutto incidere sullo stress meccanico e sulle sollecitazioni a livello della colonna lombare e dei tessuti molli circostanti.

Da non sottovalutare infine l’impatto dei microtraumi generati dalle vibrazioni del veicolo esacerbate da urti, scossoni, frenate che peraltro aumentano il rischio di affaticamento muscolare influenzando negativamente le attività fisiche successive e complementari alla guida, come per esempio scaricare il proprio furgone/camion. Questo potenziale effetto secondario delle vibrazioni, sottolineano gli autori dell’articolo, deve essere preso in debita considerazione dato che una delle principali cause di patologie muscolo-scheletriche tra gli autisti di mezzi per consegne  è rappresentato dallo sforzo generato dal sollevamento e abbassamento di pacchi, colli e scatoloni (35-40% degli infortuni).

Per riassumere dunque lunghe ore alla guida in posizione non di rado sbagliata, anni di lavoro, ergonomia del veicolo e vibrazioni, sono queste in particolare le variabili che bisogna affrontare attraverso azione di sensibilizzazione, prevenzione e educazione per limitare l’incidenza di patologie muscoloscheletriche in genere e di lombalgia in particolare. È importante che mentre si guida la testa non sia inclinata in avanti e le spalle non siano incurvate e contratte, perciò la seduta, lo schienale e la distanza dai pedali devono essere ergonomici, comodi e personalizzati. Senza dimenticare l’importanza delle pause che riducono lo stress e consentono brevi passeggiate e esercizi soprattutto di allungamento per decontrarre la muscolatura. Lo stretching peraltro si può fare anche in cabina. E infine le regole auree del vivere sano, in particolare il controllo del peso corporeo (che di per sé affatica la schiena e le articolazioni) e attività fisica costante per quanto possibile considerando che le discipline a alto impatto come la corsa e l’attività aerobica intensa devono essere valutate bene in presenza di dolore che se insistente e persistente richiede la visita dallo specialista.
Buon viaggio!

Annagiulia Gramenzi
Annagiulia Gramenzi
Ricercatore Dip. medicina clinica Univ. Bologna
Scrivete a Annagiulia Gramenzi: salute@uominietrasporti.it

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