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Sondaggio | Depressione? Come riconoscerla e reagire

Il perdurare della pandemia ha contribuito notevolmente ad aumentare i disturbi dell’umore: insoddisfazione, ansia, rabbia, ecc. Stati d’animo con cui molti autotrasportatori sono oramai abituati a convivere giornalmente. Disturbi che in persone vulnerabili o, se sottovalutati, possono portare alla depressione

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«È un po’ di tempo che sento dire da tanti colleghi “sono depresso”. Ma cosa fa scattare questo pensiero? Quali sono le maggiori cause?».
Questo è il sondaggio che abbiamo proposto ad alcuni gruppi social di autotrasportatori per raccogliere le loro esperienze, i loro stati d’animo in un momento come questo ancora funestato dagli effetti della pandemia.
Il sondaggio ha ricevuto diversi commenti, alcuni ironici (ma ce lo si aspettava visto il tema delicato e il mezzo non proprio consono per trattare questa tipologia di argomenti), altri che denunciano disagi e diverse concause che possono portare a sbottare «sono depresso».
Abbiamo raccolto alcuni di questi commenti che rappresentano il malessere di tanti.
In primis, il fattore più pesante è collegato alla pandemia: «il periodaccio che stiamo attraversando tutti»; «la pandemia, vedere i propri cari morire o stare male, la mancanza di libertà, la mancanza di rispetto l’un l’altro, lo stress…le cause sono infinite…e anche quando ne usciremo, non saremo più quelli di prima».
Non meno importanti solo lo stipendio non comparato alla fatica: «Lo stipendio..Mette tristezza»; «La depressione viene quando nn hai i soldi per vivere»; e le condizioni di lavoro faticose, la mancanza di rispetto e lo stress: «Scheda che ti lascia fermo 11 ore a grattarti le palle in un autogrill a 50 km da casa, logistiche che ti fracassano la minchia per ore…Stipendi ridicoli per chi è autista, spese folli per chi è padroncino, gente che non sa manco parlare la lingua, guidare un muletto ecc… Continuo?»; «Condizioni di lavoro, stress, mancanza di rispetto per quelli che lavorano, disprezzo»; ma c’è anche chi sottolinea «la solitudine».

QUANDO SI PUÒ PARLARE DI DEPRESSIONE?

«Mi sento giù di tono». «È un periodo no». «Non mi va di fare nulla». «Mi sento vuoto». «Vedo tutto nero e non trovo una via d’uscita». «Non valgo assolutamente niente». Sono solo alcuni esempi dei pensieri che possono accompagnarci in alcuni momenti della vita, soprattutto in concomitanza di situazioni particolarmente dolorose o faticose a livello emotivo, eventi critici e periodi di forte stress. Di per sé non devono far scattare necessariamente un campanello d’allarme, poiché sono contingenze che possono capitare nell’arco di vita di ciascuna persona. Tuttavia non sono da sottovalutare, in quanto possono nascondere un disagio più profondo e strutturato, che prende il nome di depressione.

La depressione è una patologia psichica con specifiche caratteristiche e sintomi; per questo motivo quando si sente dire «sono depresso» è da intendersi come un modo di dire improprio e usato erroneamente.

È opportuno quindi fare chiarezza su che cosa sia realmente la depressione, sui suoi sintomi e su quando si manifesti effettivamente.
La depressione è un disturbo dell’umore che può colpire indifferentemente giovani, adulti e anziani, uomini e donne. Oltre alla sfera emotiva si può manifestare anche con sintomi fisici e con un cambiamento di abitudini relazionali e comportamentali.
Ci sono diverse tipologie di depressione, ciascuna con le sue caratteristiche. In generale comunque, quando si parla di depressione si intende la depressione maggiore. I sintomi principalmente riguardano tre sfere: emotiva e relazionale, cognitiva, volitiva. Vediamole nel dettaglio.

Per quello che riguarda la sfera emotiva e relazionale, i sintomi principali sono: marcata tristezza, irritabilità e nervosismo, umore depresso, perdita del piacere nello svolgere le attività (come hobby o passioni), ritiro sociale e calo della libido. Sostanzialmente la persona si sente vuota e non ha energie da investire nelle relazioni sociali e nei suoi interessi.
I sintomi che interessano la sfera cognitiva, invece, riguardano per lo più i pensieri e le credenze. Si manifestano con pensieri negativi e autosvalutanti, sentimenti di colpa, ruminazione eccessiva e costante su eventi passati o quotidiani anche di poca importanza, nei casi più gravi con ideazioni suicidarie. Tutti questi pensieri richiedono un forte dispendio di energia e, di conseguenza, la persona fatica a concentrarsi, si distrae facilmente ed è in difficoltà a prendere qualsiasi tipo di decisione. Non solo. Anche l’appetito e il sonno e vengono fortemente influenzati dalle emozioni e dai pensieri: alcune persone potrebbero manifestare alterazioni dell’alimentazione (ad esempio troppo appetito o troppo poco) e disturbi del sonno (fatica a dormire o dormire troppo).
Infine, per quello che riguarda la sfera volitiva, la persona si sente spesso molto stanca e affaticata, anche in assenza di un’effettiva attività fisica, lavorativa o scolastica. Ogni azione viene vissuta come uno sforzo eccessivo o come una fatica enorme, con un conseguente abbandono dell’attività stessa o con l’impiego di molto più tempo per poterla portare a termine.

La diagnosi di depressione viene fatta quando la persona presenta più sintomi contemporaneamente, che si manifestano per la maggior parte del giorno, per almeno due settimane e comportano una certa pervasività (cioè devono limitare notevolmente la sua vita).
Non vi è un’unica causa della depressione: può essere favorita da una predisposizione genetica (familiarità) oppure da fattori contestuali (come la pandemia in questi ultimi due anni, oppure un ambiente lavorativo o familiare molto stressante) oppure da una condizione fisica (ad esempio una malattia cronica propria o di un proprio caro).

Cosa fare quando si manifestano i primi campanelli d’allarme?

Sicuramente chiedere aiuto: rivolgersi al medico curante è il primo passo importante, così come può esserlo chiedere a una persona di riferimento che può fare da tramite.
La depressione è una patologia che va trattata al pari di un mal di schiena o di qualsiasi altra condizione medica ed è per questo che è importante fare una diagnosi quanto più tempestiva possibile.
Oggi i trattamenti per la depressione sono diversi. Solitamente quello che risulta più efficace è dato dalla combinazione della terapia farmacologica associata alla psicoterapia.
La terapia farmacologica consiste nell’utilizzo di farmaci antidepressivi che intervengono a livello biochimico, stabilizzando eventuali squilibri dei neurotrasmettitori. I farmaci oggi più prescritti sono gli inibitori del reuptake della serotonina (detti SSRI) e della noradrenalina (NARI), due neurotrasmettitori chiave nei disturbi depressivi. Sono farmaci molto efficaci, con pochi effetti collaterali e che entrano in azione nel giro di qualche settimana. Altri molto utilizzati sono i triciclici e il trittico.
La psicoterapia interviene su altri meccanismi coinvolti nella depressione; per esempio, permette di ridurre e modificare i pensieri negativi che la sostengono, di trovare strategie più efficaci per affrontare le difficoltà quotidiane, di capire che cosa si celi dietro questo disturbo e come mai si sia manifestato proprio in uno specifico momento. Sostiene quindi la persona nel suo processo di cura e di cambiamento.

Oltre a chiedere aiuto e seguire un trattamento psicofarmacologico, è importante evitare di mettere in atto dei comportamenti che possano peggiorare la sintomatologia:

  • abusare di alcolici e/o assumere sostanze stupefacenti: gli psicofarmaci fanno interazione con l’alcol e con alcune sostanze e possono essere fortemente tossiche;
  • sospendere autonomamente la terapia farmacologica, senza avvisare il medico curante: potrebbe precludere l’efficacia del farmaco stesso;
  • utilizzare dei rimedi “fai da te” naturali: possono interferire con la terapia farmacologica in corso;
  • sospendere precocemente la psicoterapia: potrebbe non portare ai risultati desiderati;
  • isolarsi eccessivamente, soprattutto nel momento in cui si hanno dei pensieri negativi. Le persone importanti e gli affetti possono infatti essere un elemento di contatto con la realtà quando la negatività diventa permanente e pervasiva;
  • interrompere le attività quotidiane e lavorative, provocando un ulteriore isolamento e una ulteriore conferma della propria inadeguatezza;
  • trascurare l’alimentazione, mangiando troppo o troppo poco e male: anche l’alimentazione ha un impatto importante sul tono dell’umore, sulla concentrazione e sul benessere psichico. Il digiuno causa delle fluttuazioni importanti nel tono dell’umore;
  • trascurare il sonno, in quanto è una fonte di energia fondamentale per il cervello: dormire poco favorisce l’insorgere di ruminazioni, pensieri negativi e difficoltà di concentrazione.

Curiosità

La serotonina è chiamata anche il «neurotrasmettitore del buonumore e della felicità»: più serotonina abbiamo in circolo, maggiore è la sensazione di benessere che proviamo.
La sua produzione è un processo naturale, cioè che il nostro organismo regola autonomamente. Tuttavia, attraverso qualche semplice comportamento è possibile aumentarne la produzione: mangiare cibi ricchi di triptofano e vitamine del gruppo b (ad esempio tacchino, legumi, cereali, agrumi, banane, pesce, latte, ecc.), esporci regolarmente alla luce solare, praticare attività fisica regolare (una camminata di almeno mezzora), praticare yoga e meditazione, socializzare e curare le relazioni interpersonali positive, contribuiscono naturalmente a incrementare la serotonina in circolo, migliorando il tono dell’umore e il benessere mentale.

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