Continua a sollevare polemiche e giudizi negativi la bozza del Decreto Clima, circolata nei giorni scorsi, che punta a cancellare le spese fiscali dannose per l’ambiente, tra cui rientrano i sussidi fiscali come i rimborsi accise per il gasolio da autotrazione. Il testo ne prevede infatti la riduzione nella misura di almeno il 10% già a partire dal 2020, fino al progressivo annullamento entro il 2040.
«Il provvedimento proposto è drastico e socialmente inattuabile – ha commentato Amedeo Genedani, presidente di Confartigianato Trasporti – se si vuole salvaguardare la tenuta del tessuto economico-produttivo e le entrate per le casse dello Stato». Una decisione in questo senso, secondo Genedani, non darebbe alcuna certezza di diminuzione dell’inquinamento nel medio periodo e costituirebbe una pesantissima riduzione degli incassi statali derivanti dalla tassazione sui carburanti. L’autotrasporto merci, secondo lo studio presentato dall’Ufficio Studi confederale alla Convention nazionale Confartigianato Trasporti lo scorso 13 settembre a Roma, paga allo Stato italiano più di quanto riceve in termini di sussidi, essendo al secondo posto nell’UE per il prezzo più alto del gasolio per autotrazione sostenuto dalle imprese: 1.245 euro per 1.000 litri al netto dell’Iva (davanti solo il Regno Unito con 1.306 euro). «Sull’elevato costo dei carburanti pesa la tassazione – aggiunge il presidente – L’Italia è al quarto posto nell’UE per le maggiori tasse sull’energia, con uno spread fiscale tra Italia ed Eurozona che vale 14,1 miliardi di euro. Anche in chiave ambientale, sulla base del principio ‘chi inquina paga’, la tassazione nel nostro Paese appare elevata: il prelievo fiscale per tonnellata di emissioni di CO2 in Italia supera del 19% la media dei principali quattro Paesi dell’Eurozona (Italia, Germania, Spagna e Francia)».
Confartigianato non è però insensibile al tema ambientale e anzi chiede al Governo «un serio piano programmatico che permetta alle imprese di affrontare la transizione ecologica mantenendo competitività, redditività e dignità». Per favorire il passaggio il principio base deve essere «la rottamazione per demolizione obbligatoria del veicolo sostituito (intestato almeno da un anno al titolare) con un veicolo di ultima generazione meno inquinante. Dato che ci sono circa 400 mila veicoli pesanti di classe ante Euro 5, il piano assumerebbe così una valenza strategica per la crescita del nostro Paese».
«Per uno svecchiamento del parco che sostenga concretamente le politiche antinquinamento – sottolinea Genedani – è necessario però prevedere un incentivo adeguato: 20.000 euro a fronte di un costo medio di 150.000 a veicolo, che tenga conto anche della perdita economica del veicolo rottamato. Solo allora si potrà agire sulla rimodulazione graduale degli incentivi, viceversa si creerà macelleria sociale. Per tutto ciò all’autotrasporto occorre un piano di sostituzione dei veicoli pluriennale, con poche e semplici regole che supportino le imprese negli investimenti tecnologici».
Nel frattempo il Decreto Clima ha incassato le critiche anche dell’industria manifatturiera, del comparto agricolo e del Codacons che, scrivendo al premier Giuseppe Conte, lo ha invitato a non inserire alcuna misura di penalizzazione del diesel nella manovra «perché, in caso contrario, i consumatori di tutta Italia scenderanno in piazza assieme agli autotrasportatori, dando vita a proteste analoghe a quelle dei gilet gialli in Francia».