Non bastava che la patente di guida italiana fosse una tra le più care d’Europa. Ora una risoluzione della Corte di Giustizia europea rischia di far aumentare la cifra del corso a oltre 1.200 euro. In pratica, la Corte, in una sentenza del 14 marzo scorso, ha stabilito che le lezioni di teoria e pratica delle scuole guida non saranno più soggette al regime di esenzione dall’IVA, perché non rientrano nel novero degli insegnamenti scolastici o universitari esenti dall’Imposta. Più precisamente, la decisione della Corte UE limita l’esenzione alle operazioni relative all’educazione dell’infanzia e della gioventù, all’insegnamento scolastico e universitario, nonché alla formazione e riqualificazione professionale, comprese le lezioni private impartite da insegnanti, ma sempre in materie di ambito scolastico e universitario. L’insegnamento della guida automobilistica di per sé costituisce invece un insegnamento specialistico, che non equivale alla trasmissione di conoscenze e di competenze che caratterizzano quello scolastico o universitario.
L’Agenzia delle Entrate ha recepito la decisione ed emanato una risoluzione (la 79/E)in cui conferma che alle lezioni verrà applicata l’Iva al 22%, con un costo suppletivo di 200 euro. Ma c’è di più: poiché le sentenze interpretative della Corte hanno un effetto retroattivo, secondo l’Agenzia il contribuente, che ha applicato tale esenzione, è obbligato a integrare i precedenti versamenti d’imposta, anche se avrà diritto a esercitare la detrazione per i relativi acquisti, non vedendosi applicare le conseguenti sanzioni perché il comportamento è stato tenuto in legittima buona fede, sulla base di pronunce dell’amministrazione finanziaria. Insomma, un pasticcio che rischia di infliggere un notevole danno economico a chi ha preso o prenderà la tanto attesa ‘tessera rosa’.
LE PROTESTE
Ovviamente la decisione dell’Agenzia ha suscitato malcontenti un po’ da tutte le direzioni. Le prime lamentele sono giunte dalle autoscuole di Confarca, la Confederazione autoscuole riunite e consulenti automobilistici, che ha annunciato una mobilitazione e si è detta “preoccupata” proprio per la retroattività del provvedimento, visto che si stima che riguarderà 3,8 milioni di patenti conseguite dal 2014 al 2018. Non è sicuro che le scuole possano imporre le tasse ai propri ex allievi e in questo caso dovrebbero provvedere di tasca propria, anche se potrebbero comunque detrarre l’imposta.
Anche i consumatori lanciano l’allarme: «Un nuovo balzello potrebbe abbattersi sulle spalle degli automobilisti italiani – dice il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – se si optasse per l’applicazione alle autoscuole di un regime Iva del 22%, un costo che le scuole potrebbero riversare sui clienti o addirittura sui vecchi allievi».
Per il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, è «ovvio che le scuole non potranno che traslare l’Iva sul consumatore finale, ma intanto nessuno le obbliga a trasferirla in toto. Inoltre, non vorremmo che si rivalessero sui nuovi clienti per i pagamenti retroattivi. In tal caso si tratterebbe di una violazione dello Statuto del contribuente che all’art. 3 stabilisce che le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo e le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo d’imposta successivo». Un’eccezione alla regola è sì prevista dall’art.1, comma 2, per l’adozione di norme interpretative, «ma solo in casi eccezionali e con legge ordinaria – ha aggiunto Dona – La battaglia che invitiamo le autoscuole a fare, quindi, è quella di impugnare la richiesta di pagamenti arretrati».
CONFTRASPORTO CHIEDE DI ELIMINARE LA RETROATTIVITÀ
Sulla questione è intervenuta con una posizione particolarmente dura Conftrasporto-Confcommercio, sottolineando come il provvedimento sia «una stangata inaccettabile»non solo per il pagamento dell’Iva per i futuri patentati, ma soprattutto per il recupero dell’imposta a carico di chi ha preso la patente negli ultimi 5 anni.
«La burocrazia europea colpisce retroattivamente milioni di giovani italiani – ha spiegato il vicepresidente Paolo Uggè – un intervento che contribuirà ancor più a mettere a rischio la credibilità delle istituzioni europee. I nuovi patentati si vedranno costretti a ricorrere a soluzioni alternative, a discapito della sicurezza – ha proseguito – Chiediamo perciò al Governo un intervento urgente, perché almeno il recupero della parte retroattiva non venga preteso, minimizzando così il danno per i cittadini e soprattutto per i giovani».