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10 domande a… Fabio Soncin

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeFabio
CognomeSoncin
Età43
Stato Civilesposato
Punto di partenzaOristano
Anzianità di Servizio22 anni
Settore di attivitàTrasporto di alimentari e fiori
  • Come e quando è nata la passione per il camion?

Grazie ad alcuni amici e a un carico di mozzarelle. Ero ragazzo e avevo appena preso la patente. All’epoca avevo amici camionisti che trasportavano latticini. Andavo spesso con loro come passeggero e mi divertivo molto, facevo un sacco di domande su come funzionasse il loro lavoro. Insomma, ero curioso. Tutto è partito da lì.

  • Il tuo primo viaggio alla guida di un camion?

È stato con un Mercedes-Benz 1324 lungo la tratta Milano-Teramo, 22 anni fa. A quei tempi si viaggiava solo con cartine, i cellulari non erano ancora così diffusi e si comunicava col baracchino. Altri tempi…

  • Quale veicolo conduci attualmente?

Uno Scania V8 da 520 CV, nuovo, con sei mesi di vita e 100.000 km percorsi in giro per l’Europa.

  • Qual è il tuo tempo medio di attesa per le operazioni di carico e scarico?

Solitamente le mie consegne all’estero avvengono tramite slot programmati, in modo da limitare i tempi di attesa. È il bello di lavorare in giro per il continente. Altro che l’Italia, con i suoi ritardi cronici. Gli unici tempi morti avvengono, magari, quando mi imbarco con il camion. Le navi rispettano quasi sempre gli orari, ma quando ci sono ritardi c’è poco da fare. In quel caso tocca avere pazienza e aspettare.

  • Come riesci a conciliare il lavoro con la famiglia?

La cosa più importante, per chi fa un lavoro come il mio, è avere al proprio fianco una persona che capisce i sacrifici che fai. E mi ritengo fortunato ad aver incontrato una persona così. Adoro mia moglie. Lei sa che questa è la mia vita e mi trasmette tranquillità: è sempre al mio fianco.

  • Il paesaggio più bello che hai mai attraversato?

Il ponte di Öresund che collega Danimarca e Svezia. È un ponte incredibile che si trasforma in un tunnel sottomarino. Merita di essere attraversato almeno una volta nella vita.

  • Un aneddoto curioso che ti è capitato?

Una volta mi è successo di aver dimenticato dove avevo parcheggiato il camion. Fu durante il mio primo viaggio all’estero, ad Amsterdam. Ero fresco ventenne. Dopo aver fatto il mio lavoro decisi di visitare la città in qualche oretta di tempo libero. Girai in tram, ma dopo un po’ mi persi. Non parlavo fiammingo, non esisteva Google Maps: ero nel panico. Piansi tutto il giorno, anche se oggi ripensandoci mi viene da ridere. Alla fine, dopo lungo girovagare, lo ritrovai.

  • Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Ho la fortuna di abitare in un paesino vicino a Oristano, a pochi km dal mare. Quando scendo dal camion, stacco la spina e vado in spiaggia a fare una passeggiata. Ascoltare il suono del mare mi rigenera pienamente.

  • Musica preferita in cabina?

Michael Jackson e Queen su tutti, ma anche Dire Straits e Pink Floyd. Mi piace anche la musica da discoteca, di solito la metto quando ho bisogno di stare concentrato sulla strada.

  • L’autotrasporto può ancora affascinare le nuove generazioni?

La vedo dura. C’è qualcuno appassionato a questo mestiere, ma solo perché magari il papà faceva l’autista. In generale è duro trovare ragazzi, anche perché per chi inizia da zero ci vogliono una marea di soldi. Tra patenti e CQC i prezzi sono esorbitanti. E poi non ci sono politiche per incentivare formazione e nuove assunzioni.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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