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10 domande a… Mirko Gresta

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CARTA DI IDENTITÀ

Nome Mirko
Cognome Gresta
Età 38
Stato civile Sposato
Punto di partenza Fano
Anzianità di Servizio 20 anni
Settore di attività Trasporto rifiuti
  • Come è nata la tua passione per i camion?

In famiglia, sin da quando ero piccolo. Mio zio faceva l’autotrasportatore e ho ereditato da lui la passione per questo mestiere.

  • Ci racconti la tua carriera?

Ho cominciato venti anni fa lavorando per una ditta che si occupava del trasporto di materiali edili. Sono stato lì per circa quattro anni. In seguito, mi sono spostato per un breve periodo sui container e poi sulle centine. Successivamente ho anche lavorato per dieci anni nel settore del trasporto cisternato. Insomma, ho spaziato molto tra i vari comparti e ho guidato un po’ di tutto. Sono tutte esperienze che mi hanno fortificato.

  • E oggi di cosa ti occupi?

Da poco più di un anno lavoro per una ditta che si occupa di trasporto rifiuti nella città dove risiedo, cioè a Fano.

  • Come mai questo cambiamento?

È stata una scelta di vita. Il lavoro che facevo prima mi piaceva, giravo molto tra l’Italia e l’Europa e stavo spesso fuori, ma dopo la nascita di mia figlia le cose sono cambiate. Ho deciso di dedicare più tempo alla famiglia e per questo ho scelto un lavoro che mi consentisse di tornare a casa.

  • Una svolta radicale insomma…

Totalmente. Confesso che all’inizio è stata dura, ovviamente parlando dal punto di vista professionale. Ritrovarsi dallo stare sempre in giro a fare il turno del mattino nelle vicinanze di casa, è stato un po’ uno shock. Mi sentivo come se il lavoro mi andasse stretto. Ma poi con l’abitudine sono riuscito a superare questo passaggio. Ora ho trovato la mia stabilità e sono più rilassato. Ormai la scelta l’ho assorbita dentro e l’ho pienamente accettata.

  • E se ti capitasse di tornare «alla vita di prima»?

Con mia moglie ogni tanto scherzo sul fatto che se qualcuno mi proponesse un lavoro per una trasferta in bei posti come, ad esempio, la Scandinavia o il Medio Oriente, probabilmente partirei subito. Questo per dire che è ovvio che la tentazione di tornare alla vita di prima c’è comunque. Vent’anni di bilico e di chi ne ha viste di tutti i colori non si cancellano all’istante. Diciamo che sto sul chi va là. Se arrivasse una bella proposta, magari ci penserei. Ma ora, ripeto, il mio focus è solo la famiglia. Poi, un domani, chissà.

  • Un problema con il quale ti confronti ogni giorno?

Il traffico cittadino. A volte si pensa che i grandi problemi ci siano solo per chi viaggia in autostrada, ma anche affrontare la giungla urbana è una bella battaglia, tra parcheggi selvaggi e strade congestionate.

  • Un episodio che ti ha segnato?

La parentesi del Covid. A quel tempo lavoravo sulle cisterne e sentivo sulla pelle tutto quel sovraccarico di pressioni a cui noi autisti siamo stati sottoposti. Penso che in quel frangente siamo stati fondamentali, perché abbiamo smosso mari e monti per far arrivare a tutti i beni di prima necessità.

  • A distanza di tempo, cosa resta di quel momento?

Resta un po’ di amaro per il fatto che di quella parentesi ce ne si è presto dimenticati. Gli autisti sono tornati a essere quelli che erano prima: dimenticati, bistrattati, perennemente in attesa. Questa è la realtà di oggi.

  • Altre passioni oltre al camion?

Mi piacciono molto le moto. Del resto, abitando non molto distante dalla città di Valentino Rossi, è una passione che qui a Fano ci accomuna un po’ tutti.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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