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Bancarotta fraudolenta per azienda di trasporti di Rimini, sequestrati 148 mezzi e beni per 10 milioni

L'inchiesta "Missing Trucks" della Finanza, svolta tra Emilia-Romagna, Lombardia e Olanda, ha svelato il piano di una società di consulenza di Como per svuotare di tutti i beni rimasti un'azienda romagnola ormai fallita. Otto le persone indagate. Sequestri in Veneto, Campania e Calabria. Nel mirino anche conti correnti nei Paesi Bassi

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L’indagine internazionale “Missing Trucks”, svolta dalla Guardia di Finanza di Rimini, in collaborazione con Eurojust, ha svelato un reato di bancarotta fraudolenta nei confronti di un’impresa di autotrasporto romagnola. Quest’ultima, ormai sull’orlo del fallimento, sarebbe stata coinvolta in un ingegnoso piano di una sedicente società di consulenza, con sede in provincia di Como, che, con la scusa del risanamento finanziario dell’impresa, voleva in realtà privarla di tutti i suoi beni. Dietro la società fittizia si sarebbe nascosto un pluripregiudicato milanese, ricercato per l’esecuzione di quattro condanne definitive, tra cui estorsione, bancarotta fraudolenta e traffico di droga.
Il piano è stato però scoperto e bloccato dalle Fiamme Gialle, coordinate dalla Procura di Rimini. Insieme alle autorità olandesi e ai reparti territoriali del Corpo, la Finanza ha sequestrato in via preventiva risorse finanziarie e beni dal valore di circa 10 milioni di euro in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Campania, Calabria e Paesi Bassi. Il sequestro comprende un rilevante parco di 148 veicoli tra camion e rimorchi e altre disponibilità finanziarie detenute all’estero su 7 conti correnti in Olanda, individuate grazie alla cooperazione giudiziaria con Eurojust, l’Agenzia dell’UE per la cooperazione giudiziaria penale.
Al momento gli indagati sono otto, di cui due olandesi, un argentino, tre emiliani, un bresciano e il milanese presunto organizzatore della frode, residente nei Paesi Bassi, ma ancora latitante.

LA VICENDA | Secondo una comunicazione della Guardia di Finanza, la storia ha inizio quando l’amministratore della società riminese, attiva nel trasporto di merci in Italia e all’estero per conto terzi, si accorge che l’azienda ha ormai i giorni contati per i conti in profondo rosso e i buchi di bilancio. Decide così di rivolgersi alla società di consulenza comasca, collegata a un’omonima società olandese, che pubblicizzava su Internet presunti servizi per risanare imprese in grave difficoltà finanziaria, promettendo di «sollevare le governance da ogni responsabilità civile e penale».

IL PIANO FRAUDOLENTO | In realtà – secondo i militari – questo finto piano di risanamento nascondeva «un preciso disegno criminale, volto a svuotare di tutti i beni rimasti la società ormai di fatto fallita, con danni pesanti per i creditori e per le casse dello Stato». Tutte le responsabilità derivanti dalla dichiarazione di fallimento sarebbero state fatte ricadere su un prestanome di origine argentina in qualità di finto amministratore, definito in gergo “testa di legno”.
L’impresa fallita sarebbe stata poi ceduta a una società bresciana, anch’essa sull’orlo del fallimento – apparentemente “terza”, ma di fatto coinvolta nella frode – che avrebbe venduto tutti i veicoli aziendali a un’altra società di trasporti imolese. Quest’ultima era gestita da una parente dell’ex amministratore dell’azienda fallita riminese (che di fatto continuava a gestirla), il quale poteva quindi proseguire l’attività di trasporto merci senza più debiti.

LA SCOPERTA E IL SEQUESTRO DEI BENI | Un piano intricato e machiavellico, reso oltretutto ancor più complesso dal coinvolgimento di società estere. Gli investigatori riminesi sono però riusciti a scoprirlo in tempo e sequestrare tutti i 148 mezzi pesanti alla società di Imola, illecitamente sottratti alla procedura fallimentare. Le indagini finanziarie, effettuate anche mediante la collaborazione delle autorità olandesi, che hanno recepito un ordine investigativo europeo della Procura di Rimini, hanno nel frattempo consentito di ricostruire i trasferimenti verso il territorio olandese di somme di denaro per circa 400 mila euro, sottratte illegittimamente dai conti correnti della società fallita, che sono state tempestivamente sequestrate mediante ordini di congelamento emessi dal Gip del Tribunale di Rimini.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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