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EDITORIALE | Logiche confederali

Se qualcuno intende semplificare il Paese, di certo non si complica la vita con l’autotrasporto.

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Se qualcuno intende semplificare il Paese, di certo non si complica la vita con l’autotrasporto. Con un filo di ironia, potrebbe essere questa la riflessione che ha ispirato la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, quando non ha insistito per fare posto nel decreto Semplificazioni alle norme che eppure aveva promesso al trasporto merci su strada. D’altra parte, la stessa ministra, già in passato, aveva fatto intendere che quando le parti sociali si dimostrano litigiose, lei in qualche modo fa un passo indietro. Ricordate per esempio la questione legata all’allungamento dei tempi di guida in fase di lockdown, fortemente voluta dalle associazioni dell’autotrasporto, ma altrettanto fermamente contrastata dalle confederazioni sindacali? A quel punto, senza voler prendere le ragioni di qualcuno, la ministra soprassedette.
Cos’è dunque che ha indotto la guida del ministero a evitare di introdurre la norma sui tempi di pagamento all’interno del decreto Semplificazioni? Non penso siano stati alcuni contrasti tra le associazioni, anche perché alla fine almeno le sigle raccolte all’interno di Unatras si erano presentate in modo compatto. Più probabilmente una risposta la si può dedurre per similitudine, valutando casi analoghi. Prendiamo, per esempio, quello dei costi di riferimento: l’autotrasporto ne chiede la pubblicazione da anni e il ministero si muove come un bradipo acciaccato, con ritmi di avanzamento placidi e blandi. Ma è chiaro che la lentezza, anche in questo caso, è l’espressione di una scarsa volontà a decidere, sapendo che quella decisione, gradita a qualcuno, non sarebbe apprezzata da altri. Insomma, il problema non può essere che Ernst&Young, la società di consulenza a cui è stato affidato il compito di elaborare il calcolo da pubblicare mensilmente sul sito del ministero, non riesce a individuare il costo dei veicoli. Un po’ perché sarebbe sufficiente al riguardo contattare trenta concessionarie e chiedere qualche preventivo, un po’ perché – come commentava un esponente di un’associazione – al ministero in qualche cassetto hanno tutte le fatture di acquisto dei camion inviate dalle aziende di autotrasporto per ottenere gli incentivi concessi ormai da qualche anno. È evidente, allora, che qui c’è qualcuno a cui quei costi, non fosse altro per assonanza con altri fastidiosi costi del passato, risultano piuttosto indigeribili, al punto da fare carte false pur di non vederli pubblicati. Così come è evidente che l’autotrasporto, quando discute di misure interne al settore (come le deduzioni forfettarie sulle spese non documentate), combatte con determinazione e, alla prima contrarietà, parte convinto con la lancia in resta. Quando invece contratta su costi e tempi di pagamento assume tutt’altro atteggiamento, per la semplice ragione che questi argomenti investono più direttamente gli interessi di tanti committenti, compresi quelli rappresentati da molti colleghi delle stesse associazioni dell’autotrasporto. Insomma, non vi devo spiegare che per sedere all’interno dell’Albo bisogna aderire a una confederazione e che quasi sempre all’interno di questa ci sono, insieme ai rappresentanti dei trasportatori, anche quelli dei loro committenti. È così per Confindustria, per Confcommercio, per CNA, per Confartigianato, per la Lega delle Cooperative, ecc.
Dal che si potrebbero trarre due conclusioni: la prima è che se l’autotrasporto è parte contrattuale debole nel rapporto con la committenza, le associazioni dell’autotrasporto sono la rappresentanza debole all’interno delle confederazioni; la seconda è che se le pressioni al ministero giungono dall’interno della stessa casa, frutto di attriti tra moglie e marito, a maggior ragione si tende a «non mettere il dito» e a rinviare le eventuali soluzioni a tempi migliori. Sarà così anche stavolta, cercando cioè un domani qualche altro “treno” od opportunità normativa. Però faccio fatica, a maggior ragione in un contesto critico come quello attuale, a pensare che un tempo futuro, di là da venire, possa anche essere migliore. Non fosse altro perché tante imprese in difficoltà molto probabilmente non lo vivranno.

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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