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Confcommercio: i porti, motore della crescita

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Le Autostrade del Mare sono la principale attività di molti scali portuali italiani e, se si esclude il transhipment (trasbordo di container da una nave a un’altra), il maggiore segmento del traffico di merci del Paese. Nel 2014 oltre 84 milioni di tonnellate di merci sono transitate nei porti italiani all’interno di camion, di cui 30 milioni provenienti o diretti a porti di altri Paesi del Mediterraneo. Questi sono dati emersi nel corso del seminario di Confcommercio “Le vie del mare per la crescita” che si è tenuto stamattina a Roma.

Un contesto in cui il ruolo del Sud Italia è significativo, «Se non si recupea il Mezzogiorno non si recupera il Paese» ha ammonito Rocco Giordano, dell’Università di Salerno. Un Mezzogiorno che andrebbe ulteriormente valorizzato, i cui porti d assorbono circa il 60% dell’import/export meridionale. Senza trascurare il cosiddetto mercato di transito, ovvero il traffico merci estere che utilizza i porti italiani e le reti terrestri nazionali per raggiungere i Paesi d’Oltralpe, avvalorando l’idea dell’Italia come piattaforma logistica europea nel Mediterraneo.

Per cogliere le opportunità offerte dalle Autostrade del Mare, Confcommercio propone la promozione di accordi di rete tra aziende di trasporto e di logistica complementari; il coordinamento e l’ottimizzazione delle diverse politiche di incentivo all’intermodalità esistenti; l’ampliamento della positiva esperienza dell’Ecobonus nazionale;la rapida rimozione dei limiti esistenti in termini di sagoma e moduli sulla rete ferroviaria nazionale (direttrice tirrenica) per consentire di caricare su ferro i camion e i rimorchi dai porti di sbarco diretti nei Paesi d’Oltralpe.

Per Paolo Uggè, Vice Presidente di Confcommercio, l’Italia, con oltre 7.500 km di costa, solo in parte coglie le opportunità offerte dalla geografia per lo sviluppo della logistica «Competitività logistica ed Economia Blu – ha sottolineato – sono fatte di imprese, saperi, competenze e professionalità che non mancano nei nostri territori anche se troppo spesso faticano a lavorare in sinergia. Occorre, dunque, un Piano Nazionale sui trasporti e la logistica che definisca le linee generali di intervento, da cui far derivare gli approfondimenti settoriali. Inoltre, per dare attuazione ai contenuti del Piano Porti sarebbe preferibile intervenire in maniera organica, con attenzione alla ripartizione delle competenze Stato/Regioni in materia, valorizzando il contributo delle imprese ed evitando la proliferazione di provvedimenti non coerenti con gli obiettivi prioritari e condivisi da perseguire, come avvenuto di recente con l’incidente di percorso, fortunatamente rientrato, sul Comando Generale delle Capitanerie di Porto».

 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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