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Croazia sulla soglia d’Europa: e Rijeka spinge sull’intermodale

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L’annuncio ufficiale è stato dato dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso: a partire dal 1° luglio 2013 la Croazia dovrebbe diventare il 28° paese dell’Unione. Per ora il condizionale è d’obbligo. Prima di quella data, infatti, c’è bisogno dell’approvazione sia di tutti gli Stati membri, sia degli stessi cittadini croati tramite referendum. Ma cosa cambia di fatto con questo nuovo allargamento dell’Europa, soprattutto per quanto riguarda i trasporti?
Il settore più interessato è quello dei trasporti marittimi. Dall’altra parte della sponda adriatica, infatti, c’è un porto, quello di Rijeka, già entrato nel Napa (associazione dei porti del Nord Adriatico), che – a detta di Antonio Passaro, amministratore delegato del locale terminal container (acquisito di recente, per il 51%, dalla società filippina International Container Services) – intende toccare quota 600 mila Teu nel 2016. In che modo? La ricetta si chiama essenzialmente “intermodalità” o, detta altrimenti, “potenziamento del traffico che arriva sul porto tramite ferrovia”. È un po’ quello che piacerebbe anche a Trenitalia nel nostro paese, ma che per adesso fatica a realizzare. In Croazia, invece, hanno tutta l’intenzione di recuperare il tempo perduto. Tant’è che nelle scorse settimane il terminal di Rijeka ha raggiunto un accordo con le ferrovie croate, Hrvatske Željeznice (HŽ), per utilizzare in esclusiva i 3 binari dello scalo attiguo al terminal. Mentre le ferrovie, da parte loro, con un investimento di 2,3 milioni di euro, rimetteranno in funzione 40 vagoni da dedicare esclusivamente a container e casse mobili e, in più, già dal 1° luglio, in coincidenza di una riorganizzazione aziendale che vede anche la creazione di un dipartimento dedicato all’intermodalità,  lanceranno un nuovo programma tariffario ad hoc, finalizzato a far crescere i volumi diretti verso Rijeka.
Secondo Passaro i vantaggi di Rijeka sono quelli di poter lavorare in ambiti di nicchia, identificabili geograficamente anche calcolando sulla cartina il potenziale raggio di azione dello scalo. Nell’arco di poche centinaia di chilometri, infatti, si trovano economie in crescita, come quelle di Serbia e Bosnia, o paesi dell’Est con gli incrementi più consistenti in termini di Pil, come la Slovacchia.
In più a Rijeka stanno risolvendo il problema dei fondali, neo atavico anche dei nostri porti: il pescaggio attuale, grazie a recenti lavori, raggiunge gli 11,40 metri, ma altri interventi in corso dovrebbero far alzare questa soglia, in poco tempo, a 12 metri, per poi salire ai 14,5 metri nel 2013.
Intanto, buone notizie arrivano anche dall’autorità portuale, Luka Rijeka, che ha investito una parte (circa 10 milioni di euro) dei soldi incassati dalla ricordata vendita alla International Container Services di una quota del terminal container, nell’acquisto di quattro nuove gru.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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